Interrompiamo la normale programmazione (leeeeeeenta) del presente blog per segnalare un evento destinato a restare un hapax nella storia del medesimo presente blog: esso blog oggi è stato citato in un articolo del quotidiano torinese La Stampa dedicato allo slow reading e firmato da Fabio Sindici.
Qualche tempo fa il giornalista mi aveva rivolto alcune domande sulla lettura lenta, in preparazione dell’articolo. Per ovvi motivi di spazio non ha potuto riportare integralmente né le domande né le risposte, che per onorare il motto del blog sono ovviamente chilometriche. Dato che qui problemi di spazio non ce ne sono, riporto qui sotto la nostra conversazione.
Quando hai cominciato ad interessarti di slow reading, anche se nella maniera autoironica che mi accennavi e ad interessarti di precursori come Fletcher?
La lentezza è una mia cifra caratteristica, e non solo nella lettura: mi sono laureato a trentasei anni, ho avuto il primo figlio dopo dieci anni di matrimonio, ho comprato il mio primo forno a microonde due settimane fa e so già che acquisterò il mio primo lettore mp3 non prima del 2012. Date queste premesse, ti lascio immaginare la mia velocità di lettura. Ho saputo dell’esistenza di Lance Fletcher e del suo manifesto dello ‘slow reading’ dopo l’apertura del blog ‘letturalenta’. Ma molto prima di sapere di Fletcher ho avuto i miei numi tutelari in questo campo. Ne cito solo due: Luciano Anceschi – che fu maestro di Guido Guglielmi, mio professore di letteratura italiana all’università – e Carlo Ginzburg, che ho avuto la fortuna di avere come professore di storia moderna, ormai più di vent’anni fa.
Francine Prose in una sua intervista ha fatto un riferimento diretto allo slow food di Petrini indicandolo come un modello da trasportare in un movimento per la la lettura lenta dei romanzi. Che ne pensi?
Conosco lo slow-food solo per sentito dire, ma da quel poco che so mi sembra che il parallelo con lo slow-reading non sia sbagliato. Alla base di entrambi c’è la volontà di rallentare, di degustare anziché trangugiare, di opporsi alla logica del consumo fine a sé stesso.
In Italia si legge poco e, probabilmente, si legge male. Credi che proposte (e cataloghi) più ragionati da parte degli editori possano aiutare una crescita quantitativa e qualitativa dei lettori (senza per questo rinunciare per forza a Dan Brown e simili)?
Credo che in Italia si legga poco ‘perché’ si legge male e si legge male perché manca una vera e propria educazione alla lettura. Gli editori arrivano buoni ultimi a proporre libri scadenti a lettori che in casa non hanno mai visto un adulto leggere e a scuola sono stati massacrati da letture antiquate ed esauste dei classici. Se a questo aggiungi certa “critica” da rotocalco che suddivide i libri in ‘facili’ e ‘difficili’, il gioco è fatto. Certo, questo non vuol dire che gli editori non abbiano la loro parte di responsabilità, ma credo che se da domani nessuno pubblicasse più Dan Brown e simili, il risultato più probabile sarebbe il fallimento di un buon numero di case editrici, non certo un miglioramento qualitativo della lettura.
Va anche detto che l’offerta di qualità non manca. In Italia si pubblicano anche ottimi libri, non solo spazzatura. E qui secondo me entra in gioco la responsabilità dei lettori, che dovrebbero prendersi il tempo di scegliere con più cura quello che leggono, evitando di buttarsi a corpo morto sul best-seller del momento. Certo, anche questo richiede educazione, tempo e, visto che siamo in tema, una buona dose di sana lentezza.
Assaporare le parole, metabolizzare lentamente le pagine, leggere e rileggere.. Un elogio classico che si fa a un libro è: si legge tutto di un fiato. Sbagliato? Superato? Da prendere con le molle? Valido per un giallo di Agatha Christie o per Stephen King ma inadatto a Proust o Mircea Eliade?
La lettura lenta non dipende da quello che si legge, ma da come lo si legge. Un fan di Stephen King che legge tutti i suoi libri, li confronta, stila una classifica di preferenze, analizza le differenze tematiche fra un libro e l’altro, è un lettore lento al pari di chi legge e rilegge Proust fino ad assaporarne i dettagli più raffinati. Questo non significa che King e Proust pari sono e che fra i due non ci sono differenze qualitative, beninteso, ma solo che la lettura lenta è applicabile a entrambi. Inoltre credo che leggere lentamente sia un mezzo, non un fine: leggere un libro tutto d’un fiato non è peccato.
Detto questo, è anche vero che ci sono scritture che non tollerano letture veloci. Quest’anno ricorre il trentennale della morte di Antonio Pizzuto, uno dei più grandi autori italiani del Novecento e probabilmente anche il meno letto. Gianfranco Contini disse di lui che era «incalzato dalla necessità di scrivere con estenuante lentezza» e questa sua scrittura lenta, musicale, fondata su una sintassi mai vista e un lessico tutto suo, rifiuta a priori una lettura veloce e distratta. Ecco, guarda, tornando per un attimo alla domanda precedente, credo che inserire Pizzuto nei programmi scolastici sarebbe un buon modo per migliorare la qualità della lettura in Italia.
E alla fine fu carta. Parole “stampate” quindi.
Bravo Luca!
ottimo letturalenta, tu non mi sorprendi affatto..
Di Pizzuto ho da qualche settimana finito di leggere Si riparano bambole ed ho la mia lettura che per il momento desidero mantenere inedita. Confermo: scrittore davvero molto interessante.
Bart
wow
E dire che sono stato io a raccoglierti dal fango ed elevarti alla sfolgorante carica di vice-decone. Mi stai dando delle belle soddisfazioni. Bravo. Continua così:- )
Grazie a tutti, davvero. A voler essere sincero, non ho meriti particolari in questa cosa. Fabio Sindici mi ha beccato via Google e mi ha fatto qualche domanda in tema con l’articolo che stava preparando, tutto qui. Insomma, la classica botta di cu… di fortuna, ecco. Ciò non toglie che questo quarto d’ora di celebrità abbia mandato fuori scala il mio autostimòmetro :-)
Ma no, che dici, tu sei senza dubbio un pezzo da novanta del lentismo letterario italiano. Complimenti!
k.
Kalle, immagino che tu alluda ai novanta che ho dovuto scucire per l’ultimo di Giovio :-)
anche :-)
k.
Complimenti vivissimi anche da me :-)
E poi: quanto m’è piaciuto il passaggio in cui dici “Credo che in Italia si legga poco ‘perché’ si legge male e si legge male perché manca una vera e propria educazione alla lettura”, ah quanto m’è piaciutoooo!
lo sapevo che lei trova sempre qualchje parola-volàno, qualche lento arcano (per me, in questo articolo è stato “Carlo Ginzburg”)
Ora vado al baretto per bullarmi con gli amici: “Massì, io quello lì, quello del giornale, io lo conosco, un po’, una volta ho anche scritto un commento sul suo coso, come si chiama, il blog, ecco”
un commento “sul suo coso” è al limite del pornografico…
Lucio, bella la foto di Luca che hai trovato :-)
k.
Sono appena arrivata sul vostro sito, dopo avere letto l’articolo sulla stampa….
Devo prendermi un pò di tempo per farci un giro.
Comunque condivido molte delle cose scritte nell’articolo, soprattutto dove si dice del piacere di leggere per “scoprire” come si è costruita una frase, un’immagine, il susseguirsi di paragrafi.
Buona serata a tutti
….e come mi piace questo modo discendente di pubblicare i messaggi: è molto più rilassante. I più recenti in fondo, in modo che diventi più naturale leggerli come normalemente si fa dall’alto verso il basso.
E’ assoultamente vero che si legge poco ‘perché’ si legge male e si legge male perché manca una vera e propria educazione alla lettura. …….ed è assolutamente vero PURTROPPO…..che molti ragazzi in casa non hanno mai visto un adulto leggere
In compenso (si fa per dire) ci sono fin troppi soi disant scrittori e scuole di scrittura creativa (sic!) in giro, per i miei gusti.
Ah, non voglio dire niente, ma io me l’avevo detto, ah, sì, me l’aspettavo, e come no? Anzi, mi pare pure tardivo come riconoscimento (benché, come si dice, meglio tardi…). Questo è solo un acconto, un pallido acconto di quel che ti spetta, Luca. Complimenti!
P.S.
Malo, la mia amica Malo. Il mondo è proprio piccolo eh.