(cliccare l’immagine per ingrandirla)
Didascalia 1: era incalzato dalla necessità di scrivere con estenuante lentezza (Gianfranco Contini)
Didascalia 2: foto di una pagina manoscritta di Pagelle, precisamente l’incipit dell’Uomo dal berrettino bianco. Questa preziosa istantanea della scrittura pizzutiana è dono di Gualberto Alvino (grazie!), che proprio su questa opera di Antonio Pizzuto ha fondato il suo progetto di ricerca all’università La Sapienza. Allego anche una chiosa del donatore: Vedrai che bellezza! Il massacro… l’incontentabilità… la pagina come spazio simbolico e vitale al tempo stesso… Saprei spiegare meglio di così questo frammento d’autore? Credo proprio di no, quindi mi taccio.
capperi! grafia a parte, sembra la mia lista della spesa (di oggi)
Sorbole Gabry! vuoi dire che ci metti dieci giorni a scrivere la lista della spesa e che compri abitualmente “filosofici talleri”?
parmi che i talleri, con la lista della spesa c’entrino, sebbene poco filosoficamente – quanto ai 10 giorni per compilare la lista della spesa per le feste, computando il numero di cene, pranzi e altre magnate varie con il numero di ospiti che hanno avuto e avranno la carineria di venirmi a trovare (questa sera, in diciotto – e s’andrà avanti fino a gennaio, considerando il compleanno), sono ancora pochi
gabryella: se fosse anche la lista della spesa di Pizzuto, oltre che la tua, il Tassinari leggerebbe pure quella!
Certo, ma leggerei più che volentieri anche la lista della spesa della Gabry, prologo e perfino preludio alle (s)cene luculliane ch’ella s’appresta ad allestire da qui a gennaio.
Io direi – cercando di ignorare lo stomaco che GRIDA al pensiero di cene e cenoni e pranzi – che sto, per rimanere in tema pizzutesco, bevendo, anzi, centellinando gli articoli su Pizzuto pubblicati sul “Caffè illustrato” a firma Gualberto Alvino. Però lo stomaco non tace. No, non tace. Gabryella, un piattino di lasagne? Che ne pensi?
gaja, a quest’ora la lasagna mi stucca: preferisco caffè e latte di mucca (stasera, invece, ho i tortelli di zucca)
gabryella, per me va ben qualsiasi cosa, purché la quantità sia a iosa!
Non ho mai accennato alla dislessia di Pizzuto. Ma sarebbe opportuno comprenderla. E lo dice un dislessico (molto verrebbe svelato). Poi l’oriente e le “sottrazioni” come è opportuno notare anche in Ungaretti, vedere “vita di un Uomo”. Da non confondere con la brutta scheda fatta da G. Ferroni su Ungaretti dove accenna (ferroni) all’esperienza haiku di U., li roba da pazzi e insulto (veramente bassa riduzione). Basterebbe leggersi vita di un uomo. ( Le sottrazioni vanno intese come moltiplicatore, in parte anche come quelle di Gogol, “sui particolari”.) Io dico: se si comprende la dislessia di Pizzuto e cosa è la dislessia (Pizzuto si domandava: “Ma perchè non mi capiscono?”) si può comprendere la capacità di “vedere” oltre, che non va intesa come lavoro sulla -parola-, (parole dapprincipio) ma è procedimento inverso che tende a mettere la parola (che si sente insufficiente non adatta all’espressione alla comunicazione)come elemento “relativo” e in parte solo in parte in relazione all’immagine che si vuole comunicare. Compiere un procedimento inverso, cioè costruire la parola e dargli con la costruzione e nella costruzione del periodo un senso, è roba da ingegneria letteraria da calcolo, ma nulla serve, porta in direzione opposta. (anche se così si ha capacità di suggestione anzi rimane solo tutto li)Cioè è errato illuminare lo scuro, è corretto dire il nero bianco, il bianco è nero. Peraltro è quello che sosteneva Pizzuto. Da tenere presente (così), che per Pizzuto nel Narrare e Raccontare (pur essendoci differenza)non vi deve essere differenza o meglio non è l’opposto. (E’ parrebbe in un primo momento una assurdità concepire Pizzuto come “racconto”) Nel racconto vi è l’esecuzione dei fatti (legati allo storicismo all’avvenuto) (Pizzuto antistorico di ferro!) il racconto in ultima analisi documenta i fatti. Nel narrare o meglio nel (quasi)raccontare i “personaggi come documento”, come fossero dei fatti, compio astrazione nel racconto, utilizzo “ricerca della persona nella persona, della vita nella vita”. Così “ogni principio è un punto di arrivo, e non di partenza”. Vi è quindi in ultima analisi quella compartecipazione con il lettore anzi quella conpartecipazione alla scrittura di un testo che deve vivere con il lettore. Sembrerebbe un inno al Midrash. (Ormai mi si conosce e mi si perdoneranno le strampellerie che scrivo).
Ti si perdonano Michele, anche se non sono affatto strampellerie. Peraltro la narrazione calda e partecipata di Pizzuto – opposta alla freddezza documentaria del racconto – rende testimonianza alle parole che usò Contini nel dargli l’estremo saluto: “un grande amatore della vita”. Con buona pace di chi ancora considera Pizzuto ‘artificioso’ o troppo ‘letterario’.
Gabryella & Gaja: mi è venuta una fame pazzesca!
A me evoca il listato di un programma. E da qui il calcolo combinatorio, le permutazioni, Perec. Benché l’abisso musicale tra i due sia quel che sia, perlomeno per un profano come me, questo è quel che mi viene a mente. Sicché, con i buoni propositi per l’anno venturo, già so che una volta smaltito ciò che accattai di recente (e ciò che a breve mi verrà, presumo, donato), metto in conda a “Ravenna” l’ennesima rilettura della vita. Istruzioni per l’uso.
Auguri, Tassinari.
Grazie degli auguri Mauro, che ricambio di cuore. Perec e Pizzuto sono due grandissimi. Diversi, sì, ma pari in grandezza.
Ho appena scoperto Antonio Pizzuto e già trovo altri folli personaggi che lo conoscono.
Che Pizzuto fosse dislessico lo apprendo ora. Il mio incontro con questo autore risale al 1983. Non l’ho mai capito del tutto ma l’ho sempre letto e riletto, perchè ne sento ogni tanto la necessità. Ora che conosco la dislessia (sic) e gli altri “disturbi specifici dell’apprendimento” posso comprendere meglio le linee temporali confuse che ritrovo nei sui scritti. Avete altre informazioni in proposito??
Di fronte a tanto amore, capitolo.
Domani vado da Monsignani e gli chiedo tutto quello che ha di Pizzuto.