È un colore ben strano, il viola, disinvolta mistura di rosso e di blu, ugualmente partecipe dell’igneo e dell’acqueo, confine permeabile fra i colori caldi e i freddi. Un colore che non sa decidere da che parte stare, perché nessuna parte ha tutto il suo amore e nessuna ha tutto il suo odio. Ha una vocazione irreparabilmente liminare, il viola, nonché una propensione naturale a farsi passaggio, ponte, attraversamento. Non è un caso che lo si trovi in cielo specialmente quando la notte diventa giorno o il giorno notte.
Monica Viola ha scritto Tana per la bambina con i capelli a ombrellone, uno dei libri più viola che io abbia mai letto, e anche un libro che non posso recensire, essendo la recensione un’impresa che richiede un certo qual distacco sentimentale dal suo oggetto e una buona dose di imparzialità. Nei confronti di questo libro, invece, io sono parziale, parzialissimo, partigiano perfino, nonché sentimentalmente coinvolto.
C’è una parola più viola delle altre in Tana, così emblematica da fare paragrafo a sé. Una parola che il lettore potrà facilmente trovare nel libro dopo averlo scaricato al link qui sopra (se preferisce la carta, può anche ordinarlo a Stampalibri). Non serve che io dica qui di che parola si tratta: il lettore è abile e navigato, e la troverà da solo. Quella parola contiene tutto il disagio esistenziale della protagonista, un disagio in cui non faccio fatica a riconoscermi, dato che fui bambino e adolescente negli stessi anni:
Voler essere nel gruppo e allo stesso tempo non dare adesione totale, non volermi sentire dentro il recinto. Il cane randagio cerca padrone ma poi il giardino gli va stretto e morde il guinzaglio che sognava di avere al collo.
Credo che non poche persone della mia generazione si riconoscerebbero in queste parole. Noi nati nei primi anni sessanta siamo quelli che non hanno fatto il ’68, non hanno fatto il ’77 e hanno subito gli anni ’80. Siamo rimasti in bilico fra grandi spinte rivoluzionarie e il famigerato riflusso nel privato, senza poter decidere, forse senza voler decidere da che parte stare. Il gruppo, quello che noi chiamavamo la compagnia, era la forma naturale della nostra convivenza giovanile, ma quel nostro modo di stare insieme era insidiato da una gran voglia di solitudine e di separatezza.
Il viola, questo colore così spontaneamente doppio e ambiguo, ha la stessa radice di parole oscure come violenza, violare. È il colore dei lividi e delle tumefazioni, segni superficiali di una devastazione profonda e muta. Noi, gli eterni indecisi fra il sociale e l’individuale, fra il pubblico e il privato, siamo cresciuti in tempi violenti. Quando Monica Viola racconta le molestie sessuali che ha subito dai suoi fratelli io non resto sorpreso, perché quel racconto l’ho già sentito, lo conosco, so già com’è andata. So che i fratelli si sono presi al massimo una ramanzina, che molti si sono dati da fare per evitare lo scandalo, pochi o nessuno per recuperare i frantumi della vittima, per rilanciarla intatta nel mondo. Lo so perché a quel tempo ero là, con addosso più o meno gli stessi pochi anni, la stessa musica nelle orecchie, lo stesso moralismo ottuso nell’aria, la stessa gente sempre girata dall’altra parte, gli stessi compagni di scuola ammazzati dall’eroina o da un colpo di pistola.
No, non posso proprio essere imparziale nei confronti di un libro che tira i fili della mia memoria come nemmeno io so fare, con uno stile diretto e perentorio, una voce schietta, una capacità recuperata di schierarsi e di raccontarsi senza peli sulla lingua e con una sana dose di autoironia. E per quanto lei non faccia nessuna concessione al sentimentalismo, l’unica risposta sensata che posso dare alla bambina con i capelli a ombrellone è una risposta sentimentale, uno slancio affettivo, una dichiarazione d’amore.
Pertanto, o simpatico lettore che fin qui mi leggesti, ora sai perché questa non è una recensione, né mai avrebbe potuto esser tale. Pur non essendo del tutto equilibrato, infatti, non sono ancora così pazzo da recensire un amore.
credo sia la più bella non recensione che io abbia letto
Nel lasciar un commento altrove (mi pare nel post precedente, lentore), mi sono accorta del tuo amor violaceo. Proprio non c’è nulla che io non condivida della tua analisi. Sarà per questo che, quando anche io lo lessi, questo libro mi apparve e mi catturò come se avessi ritrovato una parte di me. Siamo stati giovincelli insieme e sappiamo. Anche io lo amo. Moltissimo.
Sorbole Francesco! Che devo dire? Intanto dico grazie, ve’.
Gaja, tu sei alla Viola sorella, ed ella a te. E non a caso la bambina con i capelli a ombrellone me l’hai presentata tu. C’è un bel pezzo di noi là dentro… (mobbasta, che sto diventando un coniglio piagnone! :-))
Oh, caro lentore, non mi parlare di piagnoneria che io in quest’ultima settimana sono diventata campionessa mondiale di riempitura bacili! :-))
che cosa dire? quando tu scrivi una cosa perché vuoi dire precisamente quella, e uno, anche uno solo, che non sa chi sei e nulla ama di te, la legge e la capisce precisamente come tu volevi che facesse… ecco, questo è quando la luna si rispecchia in un lago immobile e nero, e si perde la distinzione tra oggetto e riflesso, e quell’istante da solo vale per tutti gli istanti del mondo.
grazie, sei un uomo speciale, grazie.
Ma vieni! La Viola in persona! :-)
Non so che dire, se non che credo di essere un uomo normalissimo, quindi sono sicuro che molti altri miei simili leggendo il tuo libro magico si innamoreranno di te :-) Un abbraccio forte alla bambina con i capelli a ombrellone!
(io credo, ed è una constatazione positiva, che lei sia pazzo a sufficienza.
q.b., vorrei dire)
Se nel libro c’è la sostanza dell’esser sempre troppo in ritardo, o troppo in anticipo, e fuori temp e luogo, allora sì, paela a molte persone.
Non mi sottrarrò.
Graze Herr. Terrò occhi e orecchie aperte per captare l’esito della sua non sottrazione.
Bellissimo pezzo!
Ueilà Pino! Bellissimo è questo libro che tu ti sei spupazzato sillaba per sillaba (un po’ ti invidio, ve’ :-))
Ma quello di cui sopra è il Pino che conosciamo noi? QUEL PINO? IL NOSTRO PINO? IL PELAGIO? ebbene, che bello ritrovarsi tutti qui. Effe: ti invito caldamente a leggere “Tana”, non te ne pentirai. Lo amerai anche tu. :)) Un bacio a questo splendido di consesso!
Oddio, sta’ mo a vedere che non è lui! (ma no, va là, che è proprio lui!)
Ovviamente volevo dire “splendido consesso”. Mo ve’! Sorbole! E proprio lui!
ho letto qualche pag. e mi sembra niente male, ma leggere sullo schermo, madonna! quando arriva in libreria?
Facciamo un appello agli editori in ascolto: quando arriva in libreria, signori editori? Presto, vero? Non fatevelo sfuggire, che poi ci rimettete di brutto e potreste mangiarvi i gomiti! ;))
Sottoscrivo l’appello agli editori (svegliaaaa!!!) e per Mia aggiungo che sia in questo post che sul sito di vibrisselibri trova un link a Stampalibri, dove è possibile ordinare già adesso una copia cartacea di Tana.
grazie ma preferisco aspettare il libro vero (l’ho sempre visto come un oggetto da coccolare e custodire e di cui andare orgogliosi)
Fratelli! Sono proprio io, quello che può dire “La revisione di Tana l’ho fatta io!”
:-))
Poveretti, voi nati troppo tardi o troppo presto… Io, invece, mi sono fatto sia il 68, sia il 77, tiè, e adesso me faccio pure er dumilasette. Però mia figlia si chiama Viola e questo nome fu dato in tempi non sospetti (quando di Viole ce n’erano molte meno di adesso… )
Come ho già evidenziato altrove, il libro di Monica si chiude con un dilemma importante: luce o spina? Immagino che Lucatassa opterebbe per la spina, nel senso della birra alla.
P.S. Pino, hai preso nota dei refusi che ti sono stati segnalati (anche in Vibrissebollettino)?
Caro Lucio, le segnalazioni in Vibrissebollettino non le ho ancora viste, ma controllerò domani; altre segnalazioni fatte in altri “luoghi”, comunque, le ho annotate.
Io lo ribadisco: Viola è uno dei nomi (e dei cognomi) femminili più belli mai esistiti. Baci a tutti. :*
condivido con voi: mi è arrivata la prima copia stampata di Tana dallo stampatore ed è bellissima!! ho fatto le correzioni e presto verrò in possesso delle mie copie… Luca, Lucio, Gaja, Joe, siete in cima alla lista di distribuzione :-)
Lucio, una bella birra alla spina, ok, a patto che la beviamo tutti assieme immersi nella luce iridescente della Nuova Zelanda di Gaja (che è una roba, ma una roba!) E non stressare Pino!
Monica, non vedo l’ora di vederla, la Tana stampata. Che sia bellissima non faccio fatica a crederlo, a partire da quella copertina sfolgorante! :-)
Grazie mille, Luca (hai sempre delle bellissime parole per me: il fatto che mi apprezzi mi conforta moltissimo, sai che ti reputo un lettore sopraffino e uno scrittore con i controfiocchi). La luce iridescente della “mia” Nuova Zelanda (Luca si riferisce all’ultima “passeggiata” che ho scritto nel mio blog: non è pubblicità, è solo per spiegare a chi non sa) sarà felice di ospitare la nostra “birrata”, e di festeggiare la nostra Viola cartacea. Grazie, Moniq: attendo con ansia. :**
Monica, sai che da quando ho criticato Giuseppe Genna per il suo “rivoluzionario [???]abbraccio” con Lulu.com, mi ha messo nella lista dei cattivi? Però prometti che, appena salta fuori un editore vero, chiuderai la partita con Stampalibri. Un bacione
certo che sì! sarai contento però, spero, di averne una copia a tiratura limitatissima con dedica, nel frattempo ;-)
[…] Questo blog, se avesse una funzionalità tamagotchi, che, come ipotizzava filter, se non posti ti crescono le erbacce sulla pagina e l’interfaccia si intristisce tutta, mi avrebbe già scritto per sapere dove son finito. Io, però, se mi avesse scritto, avrei risposto che se è vero che siam fortunati, noi, che abitiamo nella parte abitata della rete, come diceva eìo, che noi nella rete abbiamo la nostra bella casina e ci raccontiamo le storie davanti al caminetto, è anche vero che ci son delle volte che ti vien voglia di prenderti una vacanza e di andare al mare. E quindi siamo andati al mare, nei giorni scorsi, ma prima di partire ho messo in valigia Tana per la bambina con i capelli a ombrellone, di Monica Viola, e Perversioni all’Avana, di Miguel Mejides. E mentre eravamo al mare, li ho anche letti, questi due libri che avevo messo in valigia, stamattina ho riaperto la mia bella casina, qui nella parte abitata della rete, ho visto se per caso eran cresciute delle erbacce, ho pensato di dire qualcosa, di questi due libri che ho letto mentre eravamo al mare. Solo, poi, mi son ricordato che del primo aveva già parlato letturalenta e del secondo aveva già parlato CalMa e mi son ricordato che ne han parlato così bene e proprio con le parole che avrei voluto usare io, che non potrei aggiungere niente a quel che hanno scritto loro. Quindi, l’unica cosa che posso fare, che così magari non crescono le erbacce sulla pagina e l’interfaccia non si intristisce tutta, è metter qui una foto che, almeno secondo me, riassume per bene questi giorni di vacanza. Con un sorriso. […]
[…] http://www.stampalternativa.it/wordpress/?p=288 https://letturalenta.net/2007/03/amore-viola/ http://www.carmillaonline.com/archives/2007/03/002182.html#002182 […]
[…] Beccaria. Leggi. Nel sito di Stampa Alternativa. Leggi. Nel blog Lettura lenta, di Luca Tassinari. Leggi. Nella rivista Carmilla on line, articolo di Girolamo Di Michele. Leggi. Nel sito di Robin Editore. […]