Giorgio Manganelli ha vissuto in prima persona, e in tempi non sospetti, la disgregazione dell’istituto familiare tradizionale: cacciato di casa dalla moglie in quanto «non solo inutile ma anche dannoso», nel libro in effigie egli stesso si definì «padre da marciapiede, recuperato solo dalla tenacia irragionevole di una figlia che ha un’intensa vocazione redentrice» (pag. 129). Cattivo marito e peggior padre, fu anche figlio irriverente e ingrato: «Nella mia infanzia io ho posseduto una famiglia normale – o piuttosto ne sono stato posseduto – vale a dire quel tipo di famiglia che, per vivere, ti fornisce di laurea e di una certa quantità di demenza» (pag. 51). Non so immaginare uomo più titolato a sondare il lato oscuro della famiglia italicamente intesa.
Manganelli era un frequentatore assiduo dell’ombra, un collezionista certosino di altri lati delle medaglie, un archeologo votato a riportare in superficie tutto ciò che il senso comune e le retoriche dominanti usano seppellire sotto spessi paludamenti oleografici e consolatori. Sul tema della famiglia, a questa sua innata predisposizione per le escursioni infere, aggiungeva una buona scorta di acidi corrosivi accumulata in anni e anni di esperienza diretta.
Io, al contrario di Manganelli, sono stato un figlio mediamente fortunato, sono sposato da vent’anni con una donna impareggiabile per molte virtù – non ultima la sopportazione delle persone moleste – e padre di due figli che chi me li tocca muore. Qualora monsignor Bagnasco intendesse rinforzare la progettata nota pastorale della CEI sui valori non negoziabili con uno spot sulla Perfetta Famiglia Prolifica ed Eterosessuale, mi candido fin d’ora al ruolo di protagonista. E tuttavia non posso vantare meriti particolari per le gocce di felicità che mi sono toccate in sorte: sono solo uno che può dire a buon diritto di avere più culo che anima, perché ho ben presente quanto le gioie familiari siano aleatorie e costantemente soggette a usura e reversibilità.
I corsivi di Manganelli raccolti in Mammifero italiano risalgono a una trentina di anni fa, segno che la crisi della famiglia tradizionale non è cominciata ieri. Eppure ancora oggi la propaganda pubblicitaria esibisce solo famiglie felici, tutte intente a consumare prelibatezze precotte e a brillantare piatti in lavastoviglie. A questi surrealismi si aggiungono quelli dei solerti difensori dei Valori Fondanti della Patria, cantori della Famiglia Amorevole e Operosa, una creatura immaginaria almeno al pari della patria a cui farebbe da basamento. L’ipotesi che una legge sui diritti dei conviventi possa minacciare entità così palesemente astratte dev’essere stata formulata da un grande comico.
Anche la famiglia descritta qui sotto da Giorgio Manganelli è un caso estremo, lo so bene, ma rispetto al modello utilizzato per conquistare quote di mercato ai surgelati o voti centristi ha quanto meno il vantaggio di non essere pura fiction.
Non ho alcun motivo per amare, venerare, rispettare la famiglia italiana. Questa famiglia è una curiosa sopravvivenza della tribù patriarcale che esisteva ancora cinquant’anni fa; non era gran che nemmeno quella: ma c’era più traffico, nonni, zii e nipotini facevano del loro meglio per scioglierne il nucleo faticoso e amaro. Essendo una tribù, era pacifica all’interno, e bellicosa all’esterno. Ad un certo punto, pensò che era ora di conquistare il mondo. Le tribù non sono ragionevoli.
La scheggia domestica che è sopravvissuta è un luogo cupo, oneroso e difficile. I vecchi non sono compatibili con quell’ambiente duro e abitudinario. Il colloquio fra nonni e nipoti – l’unico colloquio non sospetto – è stato reciso; restano gli zii, ma molto non possono. Sono pochi, e a lasciarli fare finisce che fanno famiglia. La famiglia di quattro, cinque persone è un luogo mentale e sociale, nel cui ambito si svolgono caute e diffidenti trattative; i mutati costumi colmano l’aria di maldomati rancori. Un paio di generazioni fa, Orwell, a proposito del matrimonio, scrisse: «Quando si trova un coniuge ammazzato, la prima persona inquisita è l’altro coniuge: questo la dice lunga su quel che la gente pensa del matrimonio».
I tempi corrono, ed oggi la situazione è più complessa. Tra gli inquisiti non c’è più solo l’altro coniuge, ma i figli. È bene accertare se fra costoro qualcuno sappia usare armi da fuoco, mazze ferrate, o abbia una modesta competenza in fatto di veleni. Se muore un bambinello in circostanze sospette, sarà bene vedere se reca tracce di ecchimosi, se era denutrito o genericamente detestato. Non invento nulla, e poi non ho neanche fantasia; l’handicappato ammazzato a bastonate in una famiglia numerosa non l’ho fabbricato io, e neppure i giornali. Coloro che hanno commesso il delitto non erano delinquenti; vivevano una misera vita, e sarebbero stati onesti, non avessero avuto famiglia.
[G.Manganelli, da un articolo su il «Corriere della Sera Illustrato», 2 agosto 1980, ora in Mammifero italiano, Adelphi 2007, pag. 47-48]
Se questo post fosse un tuffo, non solleverebbe nemmeno un schizzo d’acqua da tanto hai centrato il problema.
E quanto riferisce Manganelli sembra applicabile all’impronta a molti altri grandi narratori…
Ne citerei qualcuno, tuttavia, non avendo molta fede nella mia scarsa cultura, mi permetto di menzionare la più conservatrice e conformista delle mie sorelle, la quale nel mezzo di una lite domestica che la vedeva impegnata a sostenere le ragioni della moderazione e dell’amor filiale, interrogata a bruciapelo su che cosa fosse per lei la Famiglia rispose d’impulso: una giungla.
Savana, savana. Io che sono sposato da 34 anni (sommando i due matrimoni perchè la somma si accomula, mica si riparte da zero, chi sa sa) “Dico” Savana.
“rispetto al modello utilizzato per conquistare quote di mercato ai surgelati o voti centristi ha quanto meno il vantaggio di non essere pura fiction”
hai ragione in pieno. A volte la discussione sui dico sembra davvero riguardare qualche strano monopolio di stato (etico). E diro’ di piu’: l’arroccamento della chiesa cattolica a me sembra davvero sintomo di debolezza. Quanta fiducia ha la chiesa riguardo alla famiglia tradizionale, se si sente cosi’ minacciata dalle unioni di fatto? Sembra davvero poca.
ciao e ottimo post
kalle
Mauro, pensa che l’articolo che ho citato proseguiva dicendo che a volte le famiglie si salvano dalla distruzione tenendo in casa un gatto, per poi concludere con l’ipotesi che – a fronte del progressivo peggioramento della crisi – presto sarebbe stato necessario passare dal gatto alle tigri di Salgari. Insomma, Manganelli e tua sorella collimano nelle conclusioni.
Michele, ti facevo più giovane!
Kalle, le alte sfere vaticane stanno giocando in difesa dal 1989, secondo me, ma ultimamente sono passate al catenaccio. E all’isteria, che non è mai un buon segno.
Come dimenticare il celeberrimo grido di Gide “Famiglie vi odio!” – Sempre in tema è molto divertente “Il matrimonio illustrato” – tutti gli aforismi possibili raccolgi da Gesualdo Bufalino e moglie (bompiani)
Grazie degli spunti Maria. Del Bufalino citato non sapevo. Mo me lo cerco e lo regalo a mia moglie :-)
Non ci sono più quelle belle famiglie elleniche di una volta nelle quali i bambini andavano a tavola solo dopo essere stati per tre ore in casseruola…
beh, già il modello originale (adamo, eva & sons) mi sembra sia emblematico..considerando che neppure c’erano, a complicare i rapporti, nonni, zii, cognati, cugini e, soprattutto, suocere
giusto! e la famosa dinamica dell’accadimento impersonale:
– dov’è tuo fratello?
– non saprei, era qui due minuti fa, hai guardato in bagno? Però bussa prima!
– chi ha ucciso tuo fratello?
– non saprei, è uscito dal bagno che pareva cieco. È inciampato. È morto.
Quest’anno, dopo l’uscita di 300, è molto trendy la famiglia spartana, fondata su matrimoni rigorosamente eterosessuali, aperta alla procreazione responsabile e modello insuperato di educazione dei figli.
cos’è la famiglia?
è una istituzione basata solo sul matrimonio?
siamo così indietro che abbiamo dato i nonni, gli zii e i cugini ai figli nati fuori dal matrimonio solo il mese scorso.
ciao
mi è piaciuto questo post è l’ho inserito in un sito di amici(con il tuo indirizzo naturalmente)
spero la cosa non ti disturbi
http://www.virgolaz.it
No, Alessandro, la cosa non mi disturba.
Niente mi inquieta di più di una giovane coppia con figli che si definisce normale.
[…] Cercando tale citazione su internet ho poi scoperto questo interessante post/blog. […]
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