Pensavopeggio

PensavopeggioQualche tempo fa ho incontrato Rossella Messina, poco dopo l’uscita del suo libro Pensavopeggio. L’ho salutata, l’ho castamente abbracciata e baciata sulle gote, e infine ho pronunciato la più trista battuta che essere umano potesse concepire in quel contesto: «pensavo peggio».

L’occasione era alquanto conviviale, per mia fortuna, e così Rossella Messina, invece di manifestare tutto il disprezzo che cotanta scemenza avrebbe meritato, mi ha gentilmente sorriso. Osservando quel sorriso ho notato un particolare insolito: era circoscritto alla bocca, mentre gli occhi restavano serissimi. Lì per lì, lo confesso, la cosa mi ha intimidito: ho avuto l’impressione di essere benevolmente graziato da una metà della donna che mi stava di fronte, mentre l’altra metà emetteva su di me un giudizio di severità inaudita.

Racconto questo episodio – che per l’ordinario dovrebbe rientrare nel fascicolo “fatti miei e, al limite, di Rossella Messina” – perché alcune settimane dopo il fatto ho letto Pensavopeggio, e non ho potuto fare a meno di leggerlo alla luce di quel sorriso serio. Pensavopeggio è una raccolta di dialoghi minimi fra due protagonisti astratti che si chiamano Lei e Lui, talvolta affiancati da comparse come Un’amica o Il cameriere. Il tema è l’amore, come recita il sottotitolo del libro, ambientato nei luoghi classici di una coppia normale: la casa, il ristorante, la villeggiatura. Alcuni esempi:

Lei – amore guarda quella. È il tuo tipo?
Lui – mah io non ho un tipo preciso.
Lei – e io?
Lui – non lo so, tu hai un tipo preciso?

Lei – ultimamente mi maltratti…
Lui – non dire cazzate.

Un’amica – ti ha chiamata ieri?
Lei – non ancora.

Questi dialoghi, ho pensato mentre li leggevo, funzionano proprio come il sorriso dell’autrice: ridono con le parole, ma restituiscono uno sguardo serio, a tratti leggermente angosciato. Dico che funzionano così per me, naturalmente, non che Rossella Messina li ha scritti come io li ho letti.

Lei e Lui non si capiscono, questo è evidente e anche divertente, ed è quello che si potrebbe chiamare l’eterno limite del linguaggio, uno strumento inadatto a stabilire canali di comunicazione stabilmente bidirezionali. Ma non si tratta solo di incomprensioni o di commedia degli equivoci. I dialoghi paradossali tra Lei e Lui trasmettono un livello di incomunicabilità più profondo, un incontro perennemente mancato che dal piano verbale si trasferisce a quello esistenziale. Non è solo questione di non capirsi, ma di non essere mai simultaneamente nello stesso posto, a dispetto delle apparenze.

In rare occasioni spunta una timida speranza di accorciare le distanze, di stabilire finalmente un contatto, come in questo dialogo moderatamente tragico e palindromo:

Lui – mi piaci, ma ho paura.
Lei – ho paura, ma mi piaci.

Ma il più delle volte l’incontro non è nemmeno ipotizzabile.

Chiudo con un altro aneddoto, che è la vera storia del mio acquisto di Pensavopeggio in libreria. In omaggio a un libro divertente e arguto, lo racconto alla pensavopeggio, naturalmente senza alcuna pretesa di competere con l’originale.

Un cliente – buongiorno. Vorrei Pensavopeggio di Rossella Messina.
Una commessa – un attimo che controllo al terminale.

Una commessa – è al piano di sopra, settore Umorismo. Chieda al mio collega.

Un cliente – la sua collega mi ha detto che Pensavopeggio di Rossella Messina è a questo piano, settore Umorismo.
Un commesso – un attimo che controllo al terminale.
Un cliente – veramente la sua collega mi a detto che…
Un commesso – sa che non lo trovo? Faccio un altro tentativo.
Un cliente – …Pensavopeggio di Rossella Messina…
Un commesso – ah ecco perché non lo trovavo. Ancora un attimo.
Un cliente – …è a questo piano, settore Umorismo.
Un commesso – è a questo piano, settore Umorismo.

4 Responses to “Pensavopeggio”

  1. sai che mi hai incuriosito?
    e dire che dopo aver letto l’inizio pensavo…
    naaa

    me lo accatto pure io
    grazie

  2. Gaja says:

    “Pensavopeggio” è come la sua autrice, hai ragione Lucore. Una miscela esplosiva di ironia e amarezza, di sorrisi incorniciati da un pizzico (o forse più di un pizzico) di serietà. Un ritratto, anzi, una fotografia fedelissima di quello che spesso è il rapporto odierno tra uomini e donne. Scritto con una precisione che folgora e conquista. Bravissima, Rox. :*

  3. letturalenta says:

    Son contento che te l’accatti, Mauro, anche perché secondo me qualche affinità tematica ce l’avete, tu e la signorina Messina.

    Concordo Gaja, anche se forse al posto di “rapporto tra uomini e donne” metterei “rapporto tra donne e uomini”, perché ho come l’impressione che non sia mica la stessa cosa :-)

  4. Gaja says:

    Sottoscrivo, hai ragione! Lucore, correggi il mio commento in “donne e uomini” ;)) ché è vero: non è *affatto* la stessa cosa!

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