Parafrasando Scheiwiller, non l’ho letto e non mi dispiace.
Ho come il sospetto di non essere l’unico italiano a essere caduto dalle nuvole all’annuncio del Nobel per la letteratura 2008. Renderò dunque felici le moltitudini blogosferiche connazionali elencando alcuni libri di Jean-Marie Gustave Le Clézio tradotti in italiano.
— Il verbale, Torino 1965, Einaudi, traduzione di Gioia Zannino Angiolillo
— Terra amata, Milano 1969, Rizzoli, traduzione di A. Giacomini
— Estasi e materia, Milano 1969, Rizzoli, traduzione di M. Binazzi e M. Maglia
— Le fughe, Milano 1971, Rizzoli, traduzione di G. Bogliolo
— Deserto, Milano 1985, Rizzoli, traduzione di Dianella Selvatico Estense
— Verso gli icebergs, Bologna 1985, Il cavaliere azzurro, traduzione di Sandra Nocciolini
— Cronache francesi – Le Clezio … et al.!, Ancona 1989, Transeuropa, a cura di Renzo Paris
— Il cercatore d’oro, Milano 1990, Rizzoli, traduzione di Dianella Selvatico Estense
— Il sogno messicano, Milano 1990, Serra e Riva, traduzione di Elena Baggi Regard
— Onitsha, Milano 1992, Rizzoli, traduzione di Romana Petri
— Diego e Frida, Milano 1997, Il Saggiatore, traduzione di Armando Marchi
— Le due vite di Laila, Milano 1999, Il Saggiatore, traduzione di Massimo Caviglione
— Stella errante, Milano 2000, Il Saggiatore, traduzione di Ela Assetta
— Il verbale, Palermo 2005, Due Punti, traduzione di Silvia Baroni e Francesca Belviso
— L’africano, Torino 2007, Instar Libri
— Il continente invisibile, Torino 2008, Instar Libri, traduzione di Luciana Fasano et al.
(senza alcuna pretesa di esaustività, va senza dire)
(fonti: opac-sbn und maremagnum)
Sarebbe stato bello anche citarne i traduttori, ma mi rendo conto che forse (che strano) erano irreperibili… Ma grazie per non avermi fatto sentire sola nella caduta dalle nuvole. Abbracci.
Io “Il Verbale” l’avevo letto anni fa quando mi sono occupato di nouveau roman, è un bel libro, anche se arriva buon ultimo dopo i capolavori di Butor e Simon (per non dire del solito Robbe-Grillet) e non li eguaglia. Da giovane J.M.G. L. C. era molto influenzato da Beckett – lo so, sembra un mio pallino, ma ieri lo ha ammesso anche lui – e direi soprattutto da “Murphy”. Il che, per un giovincello francese che si affaccia alla scrittura con le Editions de Minuit, ci sta anche. Tutto il resto, qua è quasi introvabile. Sono solo contento per gli amici palermitani di Due Punti che qualche anno fa hanno ripubblicato il libro d’esordio, tra sonora indifferenza e forse qualche pernacchio. Ora venderanno un pochino, spero.
Comunque, io anni fa esultai per Claude Simon, che è un gigante. Ora, sarò prevedibile, ma voto Roth tutta la vita.
Tutto si trova, zietta, basta avere il tempo di cercare con calma. L’ho presa come una tirata d’orecchi e ho integrato :-)
Luigi, credo che tu sia uno dei dieci o dodici italiani che ha letto qualcosa di Le Clézio prima della sua incoronazione. I suoi libri sembrano (e sottolineo sembrano) abbastanza reperibili sui circuiti remainder, quindi volendo si può rimediare. Ho aggiunto all’elenco l’edizione Due Punti de Il verbale, che mi era sfuggita in prima battuta.
Mi permetto di consigliare, come lettura lenta, l’ennesimo delizioso e feroce di Leonardo (leonardo.blogspot.com), che questa volta smonta – nel senso dello smontaggio – e fa a pezzi – nel senso del massacro – il solito intervento esecrabile di Citati intorno al premio Nobel. E’ il pezzo di giovedì 16 ottobre 2008, oggi per me che scrivo, e si intitola “Perché Stoccolma è Stoccolma”.
Ho visto proprio ieri che la Due Punti ha appena ristampato “Il verbale”. Ottobre 2008, e c’è già scritto sopra (sulla copertina, non su qualche fascetta) “premio Nobel 2008”.
Ciao Luca :)
Non si trova da nessuna illibro di Le Cleziò “Deserto” della rizzoli del 1985.
non si trova da nessuna parte il Libro “Deserto” di Gustave le Cleziò.