Quel bicchierino di idromele

Tratto da www.zarahome.comDio: Dimmi, Adamo, secondo te io esisto?
Adamo: C’è la domanda di riserva?
D: Perché? Rispondimi, orsù, che ti costa?
A: Temo che a discutere dell’esistenza di Dio si finisca per litigare. Vuoi litigare?
D: No davvero. Sai bene che ti amo e che ci tengo a mantenere buoni rapporti con te.
A: Appunto, dico. Se siamo amici, che t’importa sapere se esisti o non esisti? Non potremmo fare le solite due chiacchiere sul moto degli astri, magari davanti a un bicchierino dell’idromele che mi hai fatto assaggiare ieri?
D: Buono quello! Devo dire che quando mi metto d’impegno riesco a fare cose molto buone.

A: Vedi che basta poco per coccolare l’autostima? Perché non lasci perdere quelle baie sull’esistenza?
D: Ma per me è una questione importante, Adamo. Tu non ti sentiresti un po’ a disagio se qualcuno ti dicesse che non esisti?
A: Perché, qualcuno ti ha detto che non esisti?
D: Adamo, non prendermi per i fondelli. Siamo gli unici esseri loquenti in questo giardino, almeno fino a quando non avrò creato Eva, quindi chi altri avrebbe potuto dirmi alcunché?
A: E che ne so? Magari qualche angelo ribelle.
D: Quelli li ho già sistemati.

A: E chi sarebbe questa Eva?
D: Quale Eva?
A: Non fare il finto tonto, dài. Poco fa hai detto che avresti creato una certa Eva.
D: Ah, quella Eva! No, niente, è un progetto che mi frulla in testa da qualche tempo.
A: Fai il misterioso?
D: Certo che sei ben curioso, neh!
A: Ah, io sarei curioso. E tu che un giorno sì e l’altro pure vuoi sapere se esisti, tu che saresti? Sentiamo.
D: Adamo! un po’ di rispetto! Va bene la confidenza, ma sono pur sempre Dio, perdiana! Misura le parole.
A: Prima mi sfinisci di domande e poi mi tappi la bocca con questa faccenda che sei Dio. E chi ti credi di essere? Eh? Eh? ma vai a fare il bulletto coi serafini, va’, che con me non attacca.
D: Adamo!

A: E poi non dire che non ti avevo avvertito.
D: Di che parli?
A: Te l’avevo detto che discutere dell’esistenza di Dio porta al litigio.
D: Come facevi a saperlo? Hai forse mangiato il frutto che ti ho proibito di mangiare?
A: E basta con questa manfrina del frutto proibito! Sarai mica un po’ fissato per caso?
D: È che quell’albero lì, tutte le volte che lo guardo, ho come un brutto presentimento.
A: E l’albero di qua, e l’esistenza di là. Sì sì, dammi retta, sei fissato. Ma non potresti darti una calmata e goderti la pace e le delizie dell’Eden? A volte proprio non ti capisco.
D: Dev’essere un effetto dell’infinitudine questo mio pormi domande la cui risposta giace in un minuscolo punto della mia mente immensa, così minuscolo e infinitamente distante che impiego migliaia di ere per raggiungerlo. E quando lo raggiungo spesso ho già dimenticato la domanda, e così anche la mia inquietudine è infinita.
A: Cosa questa che, a ben pensarci, rende assai poco desiderabile l’immortalità.

D: Adamo.
A: Cos’altro?
D: Io esisto?
A: No.
D: Lo temevo.
A: Perché?
D: Perché vorrei esistere.
A: Esistere non è mestiere da dèi, Dio.
D: Ne sei certo?
A: Sì. L’esistenza è appropriata per creature minime e inessenziali, conglomerati di cellule che si arrabattano come possono per cogliere un raggio di luce fra l’abisso di tenebra che li ha preceduti e quello che li seguirà.
D: Dunque per esistere dovrei nascere?
A: Dovresti morire.
D: 

A: Dio.
D: Dimmi.
A: Quel bicchierino di idromele?

2 Responses to “Quel bicchierino di idromele”

  1. CalMa says:

    Professore questo è un dialogo che annichilisce quelli di Luciano. Mi passi quell’idromele intanto che me lo rigusto

  2. letturalenta says:

    Carissimo, temo che l’idromele sia rimasto laggiù (lassù?) in Eden. Tocca attendere pazientemente la fine del mondo.

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