La Corte europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche è una violazione della libertà religiosa. I vertici vaticani comprensibilmente si incazzano. Meno comprensibilmente i vertici politici italiani s’affrettano nella consueta genuflessione bipartisan col viso rivolto a S.Pietro.
«La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo» sentenzia Mariastella Gelmini «ma è un simbolo della nostra tradizione». Non male per una che siede in parlamento anche grazie alla breccia di Porta Pia e che, come ministro, ha giurato fedeltà alla Costituzione nelle mani di un signore che abita al Quirinale, già residenza papale.
«Penso che su questioni delicate come questa» sussurra Pierluigi Bersani «qualche volta il buonsenso finisce per essere vittima del diritto. Un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno». E bravo pirla. Chissà come saranno felici i vescovi che vorrebbe intortarsi nel vedere il loro simbolo maggiore ridotto a innocuo relitto della storia.
Va be’, pazienza, si sapeva già che la logica non è un titolo richiesto per entrare in politica, ma i cattolici? Dico, possibile che i cattolici, dai vertici alla base, non percepiscano la doppiezza di queste difese d’ufficio?
Possibilissimo.
Per questo giro volentieri le domande di rosalucsemburg, che cattolica non è, ai cattolici italiani.
E’ diventata una bandiera, quel simbolo che volete imporre. Non vi offende questo? Non vi offende che quella croce – simbolo per voi di redenzione e di sacrificio diventi una sorta di “spada etnica”? Non vi turba che sia uno strumento invece che di amore di offesa, invece che di sacrificio di violenza? Non vi preoccupa che il messaggio universalista sia imposto come manifesto di identità, non da scegliere ma da subire? Che sia accostato alle “tradizioni” nostrane, al pari della tarantella o della amatriciana? Non pensate che questa serrata identitaria impoverisca di significato, invece che approfondirlo, quel simbolo che sostenete di amare?
Sono buone domande, secondo me.
Sì. Ragionevolmente e sentitamente, sì.
Quel crocifisso appeso a quelle mura è diventato mura (ammesso che ci siano e stiano in piedi). Crocifisso-muro. A difesa di. Muro protettivo. Dietro a quelle mura, poi, succeda quel che succeda. Ma intanto un bel paravento a forma di croce tra verità della libertà e ‘facciamo finta che’, beh! ci sta tutto: profondo, fondente, ispessito da tutti coloro che lo hanno spalmato di parole&retorica politicamente(?)/cattolicamente(!) corrette o gorette (Siamo tutti gorettiani. Fa rima con italiani, giusto?) Eccoli lì, tutti schierati. A muro. Sul muro. Muraglie umane. Recitano l’autocrocifissione in nome del crocifisso. Già. E’ la t-r-a-d-i-z-i-o-n-e, bellezza.
E allora: perché non levare quegli stessi scudi di carta (banconote?bancomat?c. di credito? social card? (Naaaaaaaa!!!), insomma, dicevo, perché non sollevare quei crocifissi, quei muri umani, quell’esercito di santi guerriglieri in doppiopetto, a difesa della ‘tradizione’ dei docenti, precari sottostimati e sottopagati, degli insegnanti di sostegno, aboliti annullati sottratti ai loro studenti; a difesa di un’edilizia scolastica magari solida e a norma di legge, dotata di carta igienica e acqua potabile; a difesa del diritto allo studio e una scuola pubblica per tutti,…mmmhhhh… chissà, forse sulla Carta è scribacchiato qualcosa , o forse in nome della ‘tradizione’ è stato scritto qualcosa…Qui sulla Carta effettivamente c’è qualche riga che potrebbe sfiorare la questione… Potrebbe darsi agli articoli 7, 8…ma non c’è traccia dell’obbligo o dovere di esporre un crocifisso in locali pubblici…né c’è segno (della croce) di una tradizione inderogabile, imposta, statale, repubblicana, …ma, per Giove (!), questa Carta è solo carta, mica Tradizione…, Siate cristiani, per Dio (crocifisso, croci-finto, croci-fritto, crociato, sconsacrato, scontato)!
io trovo meraviglioso quel riferimento al crocefisso come ad un’innocua, “antica tradizione”. O all’idea della Gelmini che no, il crocefisso non c’entra col cattolicesimo. Chissa’ se il crocefisso c’entra qualcosa col cristianesimo. Probabilmente no.
Infatti, Cesare, il punto è proprio quello: il crocifisso viene privato del suo significato religioso per diventare una bandiera, un simbolo identitario come un altro. Son cose che succedono quando la religione viene messa al servizio del potere politico.
certo, o la politica al servizio del potere religioso.
Ma cio’ non ostante dei commenti della Gelmini e di Bersani mi colpisce la tiepidezza. Se anche per loro il crocifisso e’ un simbolo identitario, come scrivi, dimostrano davvero un’identita’ debole – vorrei capire meglio, qualcosa mi sfugge.