«Trovo esagerato ed ardito, oltre che privo di senso, il paragone con la solita immagine del rogo dei libri». Lo dichiara Elena Donazzan.
Elena Donazzan è l’assessore all’istruzione della Regione Veneto che pochi giorni fa ha avuto questa luminosa idea: invitare «i direttori scolastici a non adottare testi di autori che continuano a mantenere la loro firma all’appello del 2004 a sostegno di Cesare Battisti».
Ancora parole sue, neh, virgolettate dal Gazzettino, da cui forse — anche per consentire alla Donazzan una migliore comprensione di sé medesima — vale la pena di estrarre ed evidenziare il concetto fondante della luminosa idea:
non adottare testi di autori che sul caso Battisti la pensano diversamente dalla Donazzan.
Questa è precisamente la base ideologica dei roghi di libri dall’antichità ai giorni nostri: non potendo bruciare le idee sgradite, perché sono incorporee, o gli autori sgraditi, perché non sta bene e poi la gente si impressiona, si bruciano i simboli di quelle idee e di quegli autori, cioè i libri.
E se non bastasse l’equivalenza ideologica, c’è anche l’equivalenza degli effetti: se per assurdo i presidi veneti impazzissero tutti assieme e mettessero in pratica il suggerimento della Donazzan, quei libri sparirebbero dalle scuole, esattamente come se fossero stati bruciati.
Il paragone regge eccome. Nell’attesa che se ne renda conto anche Elena Donazzan, è possibile scorrere un elenco parziale dei suoi antenati.
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io vedo un grosso problema, per l’assessore Donazzan. Tutti quegli altri autori che non hanno firmato l’appello, come la penseranno, sul caso Battisti? Magari Tizio all’epoca non firmo’ perche’ in vacanza all’estero, o ricoverato all’ospedale con una gamba ingessata, o perche’ il giorno dell’appello si era fumato una canna (si sa come sono questi intellettuali di sinistra). Per non parlare di tutti quegli altri autori che all’epoca non firmarono, ma chissa’ se poi magari non hanno cambiato idea e ora invece firmerebbero. Insomma, se le cose si devono fare, che si facciano bene: l’assessore faccia circolare presso le varie case editrici un questionario, un modulo di autocertificazione, un qualcosa, da compilare e rispedire alla regione, entro e non oltre.
Sono d’accordo, Cesare, e aggiungo che, previo questionario, la Donazzan dovrebbe inquisire i sordidi editori che hanno pubblicato le opere dei reprobi e si sono rifiutate di toglierle dal catalogo, nonché denunciare all’autorità giudiziaria i lettori delle suddette opere. ‘sta Donazzan, in effetti, mi sembra un po’ approssimativa. Quasi quasi scrivo a Zaia di defenestrarla per carenza di zelo.
Giustissimo. tra l’altro, in vari casi, mi sembra che il sordido editore sia Silvio Berlusconi in persona.