Ennesima chicca pizzutiana donata dal maestro Gualberto Alvino: egli medesimo legge un brano tratto da Pagelle, opera del Pizzuto estremo, quello che financo i meglio addestrati filologi faticarono a seguire. Buon ascolto.
XXVI
Vento
Invisibile posse favoleggiato indotto, concluso, altrove sempre, estrosa conchiglia suggeritore che mai séguiti: un frangersi onda al largo addosso massiccio lacustre fusto emersone con l’arborea sua chioma; pur offensivo in arena sperte elicopidi mostre di una recitante, o fomite per tegnenze rotulee mutui passo passo contro le prore aerotome dianzi incignate. Fola su fola effetti sconvolti estolti poi ritolti, come le spirituali clausole sotto ricorrenti angosce dell’altrui bene, intanto valangheggiando incendiarie arbitrio mistero: un divieto insolito, reticenze, ambigui esiti, da disciplinato precludersi verità prepostera, o ad attentarvi palindroma. Germinali magici tappeti; sottesso, spiri guida a sàlide mucche, queste di atterramenti fortunosi per strenuo pilota, centine sconce, avvoltoio su un esiguo prato. Messaggero da torridi viperai, tundre gelide, a enfie vele robusto; ora mulinante scavando imo vortice ergersene in attorte colonne diaspre il mare. Tale consapevoli, arresi a villaggio, apparsivi di tra selve in cristallo, daini e cerbiatti, ecco nel ciclone pie serpere pantere cobra. Dissipati furori, pronubo il ritorno da zefiro entro corolle e per arnie, in mille papille sugli stagni dove saettosi girini di pattuglia, condomine le gambusie voraci o muovere, dileticante, sericea canizie all’assopito, cenere lì lì orlo sigaro, contrastare formica avversa. Nel tutto di continuo pervasone, mantenerlo in perennità desto sua vicenda a rincorrersi onde inesauribile alimento l’anelare: informe il soggetto, protea sua formativa e per cielo e terra, e speranze e sbaragli consustanziali.
“Fola su fola effetti sconvolti estolti poi ritolti… ”
Cfr.”su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti”:- )
Il primissimo commento (Angelini), quanto azzeccato! La stessa compulsione a rifare il verso alla natura, eccome, con mezzi ovviamente non imitativi (da onomatopee o altre fanciullaggini), ma appunto poetici. W vati, dunque! ; – /
Saluto Jean-Charles Vegliante, poeta e traduttore finissimo, già direttore delle mitiche “Langues Néo-Latines”, che nel lontano 1985 ospitarono il mio primo contributo pizzutiano.
Lucio Angelini è a sua volta fine poeta, quindi non mi sorprende che si trovi in sintonia con altri poeti. Saluto anch’io il prof Vegliante, e mi chiedo – non senza un certo reverenziale timore – come abbia fatto a beccare questo post :-)
Bella lezione!
che dire? basta un grazie?
Bisogna essere stranieri nella propria lingua. Da Joyce a Deleuze, transitando – volendo, dopo la bella lettura – per la voce di Bene, che amò e lesse pubblicamente “signorina Rosina” nella sua prima gioventù.
antonio pizzuto e arno schmidt pag 290 quadernone