Gaia Servadio ha scritto — secondo l’autorevole parere di Giulio Mozzi — “il romanzo più divertente di tutta la letteratura italiana del Novecento”. Il romanzo in questione, intitolato Tanto gentile e tanto onesta, fu pubblicato nel 1967 da Feltrinelli. Qui una recensione all’edizione americana uscita nel 1968 con il titolo Melinda.
Oggi, gironzolando per librerie, non solo ho beccato una quarta edizione di Tanto gentile e tanto onesta allo stratosferico prezzo di dieci euro, ma anche un altro libro a firma Servadio, Feltrinelli 1968, otto euro, che in realtà contiene due libri: Don Giovanni e L’azione consiste.
Entrambi i volumi fanno parte della collana “I Narratori”. Tanto gentile e tanto onesta ha la copertina rossa con il nome dell’autrice scritto in giallo. L’altro volume ha la copertina gialla con il nome dell’autrice scritto in rosso. In realtà ha due copertine, una per Don Giovanni e una per L’azione consiste. Per spiegare il modo in cui le due copertine (e, di conseguenza, le due parti del libro) sono giustapposte, capovolte, sottosopra, varrà, come suol dirsi, più l’immagine che la parola.
Tanto gentile e tanto onesta l’ho letto qualche tempo fa, per interposto Mozzi, e posso dire senza esitazione che mi piacque. Il duplice libro dalla copertina gialla ancora non l’ho letto, non del tutto, ma dico in anticipo che mi piace. Fin dalle prime battute, infatti, ci ho trovato il triplice segno che contraddistingue questa ahimè poco conosciuta principessa della letteratura italiana: allegria, eleganza e (auto)ironia. L’azione consiste inizia così:
“Voglio anche vedere che no.” Parlava in modo così strano. Bisogna che trovi un nome per quest’uomo. I nomi sono le cose più difficili dei romanzi. Se ci metto Marco o Carlo mi diventa subito raffo. Peggio Charles o Peter. Né nazionalità, né luogo, né tempo. Guardare nel dizionario mitologico e nel Who’s who. Per ora lo chiamo Q.
“Mi dice allora che fare?” disse la protagonista.
Lo stesso per lei. Un bel nome ci vuole. Deve essere un po’ sdato. Un nome già molto usato che con lei diventa tutto diverso.
Giusto per la cronaca, e senza voler anticipare nulla di questo invisibile capolavoro della letteratura italiana contemporanea, la protagonista si chiama Salomè.
Riporto infine le note biografiche dell’autrice che si trovano in prefazione alle due parti del volume giallo, lasciando al lettore il piacere e l’onere di decidere quale delle due sia più vicina al vero.
Da L’azione consiste:
Fin da giovanissima Gaia Servadio, nata a Roncolano nel 1894, si dedicò alla letteratura ed alla politica. Si parlò di lei per la prima volta quando, a Livorno, venne cacciata dal partito comunista. Più tardi, dopo essersi laureata in filologia nell’università dell’Ohio e in teologia copta in Minnesota, pubblicava in Italia gli ormai classici La Pacioccona, La Padovana e La Baldraccona. Vinceva nel ’33 il premio Campus Belli per la letteratura. Tornata in Italia collaborò a “I fasci lavoratori” per cinque anni. Nel ’42 vinceva il Premio Fiesso d’Artico per la saggistica. Dopo la guerra rifletteva sulle sue associazioni nell’ormai famosissimo libro Ho sbagliato e si iscriveva al partito comunista. Così, al pamphlet La razza ariana e la razza ebrea (pubblicato in tedesco e in italiano nel ’40) faceva seguire, idealmente, nel ’50, L’amore del prossimo. Nel ’53 le venivano attribuiti contemporaneamente lo Stresa e il Gardone. Poco prima di mancare, nel 1963, era stata eletta sindaco socialista di una cittadina degli Abruzzi. La sua posizione culturale e la sua schiettezza ed esuberanza politica hanno fatto di questa scrittrice uno dei più grandi personaggi italiani del secolo.
Da Don Giovanni:
Gaia Servadio è nata nel 1938. Dal 1956 risiede a Londra. Nel 1956 si trasferisce in questa città per specializzarsi in grafica e tipografia; studia alla Camberwell School, St. Martin’s, London University. Si laurea nel 1960 e, nello stesso anno, sposa William Mostyn-Owen, storico dell’arte e assistente di Bernard Berenson. Ha due bambini, Owen ed Allegra, vive tra Londra e la Scozia.
Ha collaborato a “Il Mondo”, “L’Espresso”, “Il Caffè”, “La Gazzetta di Parma”, “Il Corriere della Sera”, “The Daily Telegraph”, alla BBC Television, alla BBC italiana e alla RAI.
Il suo primo romanzo, Tanto gentile e tanto onesta, sta per essere pubblicato in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Francia e in Germania.
Attualmente collabora a “La Stampa”, “Stampa-Sera” e alla “Fiera letteraria”.
sono andato su wiki per conoscere la soluzione.
mi leggerò il suo primo libro: sono certo che, con quello bifronte, avrei problemi con il segnalibro.
Ottima scelta. Tanto gentile e tanto onesta inizia così:
All’età di tredici anni, dopo aver sedotto il padre, Melinda fu sottoposta alla cure del miglior analista del mondo, il professor Hochtensteil.
Spettacolare fin dall’inizio.
“Nei miei primi anni di vita ho fatto in tempo a vedere la Russia di Cechov. Fu in casa della nonna paterna, a Sondrio”.
Colendissimo, al suo incipit rispondo con altro incipit, ancor più (ma è materia di contesa) spettacolare, sempre per la rubrica Non l’ho letto e mi piace.