Graecum est, non legitur

Antonio Pizzuto. Tratto da Lezioni del maestro, Scheiwiller 1991Quest’anno è stato l’anno di Pasolini e di Calvino. L’anno prossimo sarà l’anno di Antonio Pizzuto. Non ci credi, o blog-zapper ansimante per il troppo correre? Fai bene a non crederci. Infatti, pur essendo innegabile, calendario alla mano, che nel 2006 cadrà il trentennale della morte di Antonio Pizzuto, è altrettanto innegabile che la sua quota di mercato è troppo piccola per suscitare qualsivoglia genere di interesse: non l’interesse degli editori forti, perché Pizzuto è autore dalle tirature lillipuziane; non l’interesse degli accademici forti, perché Pizzuto – autore sconosciuto ai più – non dà molta visibilità a chi se ne occupa; non l’interesse dei lettori forti, perché Pizzuto richiede tempi di lettura troppo alti, col rischio di rovinare l’ingurgitazione media giornaliera di libri.

Antonio Pizzuto è forse l’unico autore italiano ad aver dedicato tutta la sua vita alla sperimentazione narrativa, una sperimentazione giocata molto poco sul piano teorico, ma esercitata per decine e decine d’anni nella pratica della scrittura. La sua opera e la sua evoluzione stilistica sono cresciute lontano dai riflettori della scena letteraria, se si esclude la sua breve partecipazione agli esordi del Gruppo ’63. Praticamente ignorato in vita salvo poche e autorevolissime eccezioni, tra le quali spicca Gianfranco Contini, la sua fiamma non s’è spenta del tutto negli ultimi anni solo grazie al lavoro di uno sparuto gruppo di fedelissimi curatori, come Gualberto Alvino, Antonio Pane, Alessandro Fo, che hanno smontato con rara e lodevole tenacia l’accusa di illeggibilità che da sempre pendeva sulla sua opera, e che lui stesso ironicamente sintetizzava nella formula dei copisti medievali: graecum est, non legitur. Le opere di Pizzuto sono state ripubblicate negli ultimi anni soprattutto dagli editori Polistampa e Scheiwiller.

Alla sua morte Gianfranco Contini scrisse un breve e commosso epitaffio su Repubblica, in cui disse tra l’altro che Pizzuto era «incalzato dalla necessità di scrivere con estenuante lentezza». Uno scrittore lento come Pizzuto richiede naturalmente lettori lenti, molto lenti, perché nelle sue pagine  lessico e sintassi – punti focali della sua cinquantennale ricerca stilistica –  sono completamente liberi da vincoli di dizionario e di grammatica, tanto da rifiutare programmaticamente qualsiasi tentativo di lettura superficiale o distratta. Scrittore lento per lettori lenti. Che altro dovrei mai volere dalla letteratura? In vista delle celebrazioni pizzutiane che forse non ci saranno, depongo qui un lacerto della sua splendida prosa (da Si riparano bambole, Sellerio 2001, pag.67).

«Pofi infilava la scala di servizio, il vicolo. Niente ciabattini al deschetto, niente bottegucce o taverne, solo miserrime basse case di un piano o due, imposte cui mancavano vetri chiuse, qua e là qualche ringhiera minuscola, a casaccio tutto, gradinate ripide fino sul selciato deserto. Dalla carta a fiorami cinta di spago turchino la cannella gli indirizzava il suo motto. Erano pochi passi, percorsi quasi sempre senza incontrare persone; pure delle volte appariva a qualche balconcino o finestra una fugace bellezza in celeste, in rosa, floride, con occhioni suadenti, si percepivano voci ora molli ora roche, delle cantilene dolci, perfino risate, tanta l’angustia. E Pofi sornione sbirciava quelle creature leggiadre che illustri viaggiatori descrissero sempre pronte a accogliere con cene, dilicati rosoli e confetti finissimi. A levare lo sguardo oltre gli sgretolati muri spiccava la intensa striscia azzurra del cielo; era un insieme di pace e tranquillità infinite appena dietro la via rumorosa. Beatrice, le suggeriva, se Riccardo assaggiasse il gelo di mellone come lo fai tu, superiore al bianco mangiare; e spirando vainiglia cioccolata la scorzonera egli rimisurava l’istmo. Bellu guaglione, gli scoccò da basso livello una adescatrice in accenti cotti. Che superbo, concluse.»

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10 Responses to “Graecum est, non legitur”

  1. Stai faceendo un bel lavoro. Complimenti.

    Bart

  2. Quest’anno è stato SOPRATTUTTO l’anno di Andersen
    (www.hca2005.com ) ,
    asinello!

  3. letturalenta says:

    Eh no! quest’anno è stato SOPRATTUTTO l’anno di Don Chisciotte. Purtroppo però, con grave disdoro delle patrie lettere, nè Odense nè la Mancia rientrano negl’italici confini.

  4. Guarda un po’ le coincidenze: proprio in questi giorni una persona a me molto cara m’ha parlato con assoluto entusiasmo di Pizzuto, rammaricandosi della sua poca fortuna. Lo considero un segno, ritrovare anche qui Pizzuto. Essì, siamo animali semantici (per fortuna).

  5. letturalenta says:

    Pizzuto si propaga così, in effetti, per coincidenze sotterranee, quasi clandestine. Allunghi una vigorosa stretta di mano alla cara persona da parte mia.

  6. Miku says:

    Riporto un articolo di Cortellessa, anche se forse questa conversazione su Pizzuto è spenta da tempo.

    “Che importa se i più dicono di me: “Graecum est, non legitur”? Un tale mi ha fatto dire: “Mi spezzo, ma non mi spiego”. Eppure, a rileggermi, dovrebbe prima o poi brillare un lampo elettronico di avvertenza e tutto allora – o quasi – diverrebbe chiaro e concreto”. Così Antonio Pizzuto in una lettera del 1970 al “Padrino” Giovanni Nencioni, il grande linguista che insieme a Gianfranco Contini rivestiva il non comodo ruolo di primo lettore (e correttore di bozze) di ogni nuova avventura testuale del “Testatore” (le lettere fra i due si leggono ora in Caro Testatore, Carissimo Padrino. Lettere (1966-1976), apparso per le cure di Gualberto Alvino da Polistampa di Firenze: pp. XII-98, Lit. 22.000).
    La raccolta di tutte le narrazioni brevi di Pizzuto che esce ora da Cronopio, a cura di Antonio Pane (Narrare. Tutti i racconti, postfazione di Gabriele Frasca, pp. 124, Lit. 20.000), oltre a mettere a disposizione della ristretta ma rissosa pattuglia dei pizzutomani testi finora apparsi in edizioni introvabili, ovvero del tutto inediti (le Ultime novelle dei primi anni Cinquanta, immediatamente precedenti l’outing di Signorina Rosina), consentirà forse la scoperta di questo scrittore straordinario a lettori che per una volta vogliano andare a “vedere” oltre gli scudi cartacei dei canoni, blindatissimi, che da ogni parte ci si affanna a traghettare nel secolo che viene.

    ____________________

    Il resto è qui: http://www.cronopio.it/pages/indecifrabile.html

  7. siliobozzi says:

    Ho dedicato alla lettura di Pizzuto molti anni della mia vita, per un pieno quinquennio da nient’altro distolto. Organizzai a Bologna, oramai quasi anni fa, una giornata di studio su Antonio Pizzuto, mio concittadino ed ex collega. L’incontro fu, dopo una serie di illustri ma quasi intimorite adesioni, caratterizzato da faraonici e ridossati forfait. L’unico a dimostrare meridionale senso dell’onore fu Walter Pedullà che, impedito da inattese incombenze, “convocò” per l’occasione (mi si perdoni la franchezza) Antonio Pane. Il quale non poteva nè, sospetto, voleva rifiutare. La cosa andò. Lessi Signorina Rosina vent’anni fa. Rimasi folgorato. Ricordo che dopo le prime pagine fui più di una volta costretto a richiudere il libro quasi preso da un stordimento, un vero e proprio shock, come se qualcosa venuta da molto lontano mi avesse colpito con pugni fatti di ferro e di luce. Devo molto a Pizzuto. Nel mio peregrinare lontano dalla Sicilia P. è faro oceano e distanza incolmabile. Non si può chiedere niente di più ma, ora lo so, neanche di meno. Non val la pena di dilungarmi. Per puro caso navigando sul net ho incrociato con piacere questo blog (si chiama così?). E’ la prima volta che, pieno di pudori, scrivo in un tal contesto. Pizzuto è un Oltre sempre presente, realmente inarrivabile, come una volta commosso mi confessò Andrea Camilleri. “Cieli altissimi retrocedenti”: cosa c’è da aggiungere? Seguirò con interesse (e commozione) ogni iniziativa. Un saluto silio bozzi

  8. lucio russo says:

    Apre il cuore trovare menzione di Pizzuto e sparuti lettori. L’ho iniziato nel 1973 e tuttora lo leggo adagino adagino. Non mi basterà una vita… Esiste pure un consesso di “fratelli in Pizzuto”, unico legame la lettura del nostro. Forse, ma tanto forse, quest’anno si terranno un paio di serate pizzutiane in provincia di Verbania (Verbania, Domodossola, Arona… chissà) molto, molto stuzzicanti. E pensare che in vita era felice che la Rosina avesse venduto una cinquantina di copie! Unico.

  9. […] Antonio Pizzuto è autore ctonio, infero, sotterraneo, aduso a propagarsi lentamente per rari e inconsapevoli contagi fra sparuti e timidi lettori. Con analoghe modalità, un vecchio post su di lui riceve commenti a più di due mesi di distanza. Riporto in superficie gli ultimi due, e ringrazio il terzultimo – Miku – per il link a un articolo di Andrea Cortellessa. […]

  10. […] Più di un anno fa, al termine di un anno dedicato alla commemorazione di Pier Paolo Pasolini, annunciavo tra il serio e il faceto che l’anno venturo – ovvero questo declinante 2006, sarebbe stato dedicato alla memoria di Antonio Pizzuto, uscito dal novero dei mortali il 23 novembre 1976. Fui facile profeta nel prevedere che la commemorazione pizzutiana sarebbe passata quasi inosservata nel turbinoso mondo delle patrie lettere. A differenza di Pasolini, infatti, Pizzuto non può garantire elevati profitti editoriali, e quindi tacquero le pagine culturali dei quotidiani, tacquero i maggiori blog letterari, tacquero i sedicenti critici che affollano sgomitanti le redazioni di riviste più o meno letterarie. […]

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