Le diatribe letterarie 2

War with pen by Robert Neubecker, www.neubecker.comLà, dove arditi guerrieri si davano battaglia su questioni di stile, oggi si fronteggiano macchine da guerra potenti e disumanizzate e le discussioni vertono principalmente sui numeri. Gli aspetti industriali del libro hanno completamente soppiantato quelli critici. Le moderne diatribe letterarie sono pilotate dalle macchine dell’editoria, della distribuzione, del giornalismo di propaganda culturale, delle catene di librerie, alle quali naturalmente non frega un accidente il come della letteratura, ma solo il quanto.

L’altro giorno seguivo una simpatica discussione su un blog. Si era partiti da un’iniziativa a sostegno della piccola editoria, lanciata con enorme entusiasmo e un pizzico di ingenuità da Alberto Giorgi. Ben presto la discussione si è attestata su domande del tipo: chi vende di più? chi vende di meno? spostano più copie le recensioni in rete o quelle sui quotidiani?

Esemplifico riportando un paio di commenti:

Wu Ming 1: grazie al passaparola e alla rete, i nostri libri sono long-seller, vengono continuamente ristampati. Q in Italia è uscito da 7 anni e continua a vendere sopra le diecimila copie all’anno, perché se ne continua a discutere, si continua a commentarlo, a segnalarlo, a recensirlo. Non passa giorno senza che il feed di Technorati mi restituisca almeno cinque risultati, cinque blog in cui si parla dei nostri libri. E noi vendiamo, mentre altri si lamentano e dicono che la rete non serve!

gl: se io leggo Q e mi piace e poi leggo una recensione di WM su quanto è bello il libro di X, io lo compro. se è d’orrico a scrivere in prima pagina che il famoso comico testa di legno è il più grande scrittore d’italia… vende a milionate. e guarda un pò i marchi migliori (quelli che spostano più lettori nella nazione con meno lettori della via lattea) sono ancora i giurnalidecarta.

Poi si è passati a parlare di Cofferati che ruspa baracche e di Pasolini che tirava cazzotti, ma noi per una volta non ci lasceremo distrarre da codeste divagazioni, pur considerando il divagare arte assai nobile e non priva di qualche utilità (d’altronde, come chiamare questo stesso articolo, se non divagazione?).

Passiamo invece a leggere lentamente i commenti succitati. Wu Ming 1 parla di vendite, che sono numeri; di feed di Technorati, ancora numeri; ribadisce poi, non senza una punta di giustificato orgoglio: noi vendiamo, e chiude sui lamenti di chi non vende. Tutto il discorso è imperniato su dati crudamente numerici. Non c’è un solo accenno alle qualità di questi libri così vendibili. Risponde gl con un discorso esemplare del nuovo clima diatribico: non la rete, sostiene, aiuta la diffusione dei libri, bensì la cara vecchia carta stampata. Per quale motivo? ma è naturale: i numeri! Una recensione in rete può favorire l’acquisto di poche copie, dice, mentre una d’orricata sul Corriere ne sposta a milionate. (E come dargli torto, sia detto per inciso).

Questo è solo un esempio, naturalmente, ma diatribe di questo tipo si susseguono da anni e ormai hanno completamente soppiantato le vecchie care questioni di contenuto. Chi parla più di realismo (magico o meno), narratologia, forme del romanzo, stile? Possibile che non si possa più assistere a una sana battaglia senza esclusione di colpi attorno alla superiorità del discorso indiretto libero sul discorso diretto (per dire)? Sempre numeri, cifre, vendite? sempre e soltanto numeri? Ma che due palle!

E il lettore? Che c’entra il lettore in tutto questo? Lo vedremo, lo vedremo…

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6 Responses to “Le diatribe letterarie 2”

  1. Aspetto, con ansia, come lettore, la soluzione finale :-)

    Poiché le recensioni su carta stanno diventando ormai, pressoché tutte, promozioni, io qualche fiducia nelle possibilità della rete ce l’ho. Ma è tutto da verificare. Anche sulle riviste cartacee, c’è un bel po’ di promozione, non ti pare?

    Bart

  2. letturalenta says:

    Anch’io ho fiducia nella rete, Bart, ma ho come la sensazione che anche in rete stia prendendo piede la koinè della discussione letteraria in auge sulla carta stampata. Al di là dell’aspetto promozionale – che indubbiamente c’è, anche se non sempre è un male – mi colpisce il fatto che si parla sempre meno della qualità dei libri e sempre più della loro capacità di penetrazione del mercato.

  3. gabryella says:

    la logorroica diatriba ha leggermente sfiancato il lettore saggio ed anche quello appena un po’ scafato – pare che entrambi abbiano già aggiornato la nota formula di McLuhan: “il tedium è il messaggio”

    (mi permetta di segnalarle un gustoso intervento in tema su http://falsoidillio.splinder.com/)

  4. letturalenta says:

    Toh, ero quasi sicuro di aver messo un commento qui, ma non è apparso. Chissà, forse il sistema mi considera spammer di me medesimo.

    Comunque volevo solo ringraziare gabryella per la segnalazione. Ho letto l’atto unico del falsoidillio: mooolto carino.

  5. b.georg says:

    troppo buono
    forse però gabri si riferiva a un post appena precedente, in cui si parlava di “Come cavarsela nelle discussioni letterarie”, che mi pare più in tinta col tema
    ciao

  6. letturalenta says:

    Mica vero, falso, mica vero (chiedo venia per il calembour). Il monologo di quell’editore, e sommamente l’incipit, ciazzecca eccome con il qui presente divertissement.

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