Underworld

Immagine tratta da http://perival.com/delillo/Ultimamente qui si parla di legami, connessioni, trame sotterranee e caso vuole (ma sarà davvero un caso?) che siano gli stessi argomenti di Underworld, il capolavoro di Don DeLillo; e caso vuole che in questi giorni io stia leggendo altri libri di DeLillo; e caso vuole che stasera, stanotte, io caschi dal sonno – cosa, questa, che imporrebbe una digressione su Chiamalo sonno di Henry Roth, ma pazienza. Underworld è uno di quei dieci o dodici libri che ho letto, come dicevo un post addietro, e sotto riporto le mie note di lettura di circa un anno fa. Qui a destra invece, nella categoria Luoghi, c’è un link al più grande lettore di DeLillo di tutti i tempi, che merita una visita lunga, accurata e opportunamente lenta.

Underworld è un titolo intraducibile. Si potrebbe tentare di renderlo in molti modi: sottosuolo, margini, periferia, ma sarebbero tutte traduzioni parziali, ugualmente incapaci di restituire la complessità dell’underworld nel quale il lettore è immerso dall’inizio alla fine del libro. Underworld significa scavo e occultamento, ma anche recupero ed epifania di argomenti e ricordi che la memoria personale e collettiva avevano scartato.

Memorie che si snodano a ritroso nel tempo, con l’eccezione di un prologo che ha il compito di stabilire un centro, una sorta di fiat lux narrativo: una partita di baseball giocata nel 1951, lo stesso giorno in cui i sovietici portavano a termine il loro primo esperimento atomico, aprendo di fatto la guerra fredda. Partono da lì le vicende dei molti protagonisti, raccontate all’indietro, dagli anni novanta fino al questo centro focale arbitrariamente scelto come origine assoluta del mondo. È un’operazione simile al Viaggio al centro della terra di Verne, o al Gordon Pym di Poe: per capire ciò che siamo oggi occorre trovare la sorgente del sapere e della vita, e quella sorgente è necessariamente nascosta in un punto inaccessibile ai più, un underworld che solo gli avventurieri più temerari possono raggiungere.

Underworld significa marginalità, tutto ciò che il mainstream rifiuta più o meno consapevolmente. I margini di Underworld sono molteplici, e non tutti necessariamente sotterranei. Ci sono margini classici, come le grandi periferie urbane, il mitico Bronx abitato da personaggi degni dei Miserabili di Hugo: artisti di strada che tappezzano i vagoni della metropolitana con i loro graffiti; suore di carità che commerciano con bande di teppisti per sfamare i poveri; una moderna Esmeralda che, dopo essere stata violentata e uccisa, appare agli ultimi come una santa martire, nella cornice di un cartellone pubblicitario. E ci sono margini inediti e aerei, come i giardini pensili dei grattacieli di New York, teatro delle serate estive del bel mondo e degli artisti in voga.

Ai margini opposti della società contemporanea vivono i potenti e i diseredati, protagonisti più o meno inconsapevoli di una storia che produce conflitti e deflagrazioni, guerre fredde o calde, bombe atomiche, morte e, soprattutto, spazzatura, l’underworld dei rifiuti, quel mondo immenso e misterioso in cui gli uomini da sempre gettano inconsciamente gli indizi più preziosi e significativi della loro esistenza. Gran parte di ciò che sappiamo degli uomini primitivi lo dobbiamo alle loro discariche, e le nostre riveleranno agli uomini futuri più di quanto immaginiamo. Nick Shay, l’unico fra i molti eroi di questo romanzo epico contemporaneo a parlare in prima persona, lavora in un’azienda specializzata nel trattamento di rifiuti di ogni genere, da quelli domestici alle scorie degli impianti nucleari.

Underworld è epica dei rifiuti, un’Iliade che non produce eroi o miti positivi, ma scarti materiali e umani: immense discariche a cielo aperto; depositi sotterranei di scorie radioattive; masse enormi di diseredati; vittime mostruose di esperimenti nucleari. Le bombe, o meglio i colpi, sono uno dei motori della storia: il grande fuoricampo di Thomson, il colpo che fece il giro del mondo; il primo esperimento atomico sovietico; il colpo che uccise Kennedy; gli spari folli del Texas Highway killer; le bombe sganciate dalle fortezze volanti nella guerra di Corea; la fucilata che spedisce Nick Shay in riformatorio; i missili temuti e mai arrivati della crisi di Cuba.

Spari, esplosioni, scarti, rifiuti, frammenti. Underworld è una raccolta di frammenti narrativi ostinatamente incollati su un album, costretti loro malgrado a raccontare. La scrittura è come una spedizione archeologica incaricata di ricostruire quarant’anni di storia americana, basandosi esclusivamente su ciò che la storia ufficiale e la memoria dei protagonisti avevano scartato. Un recupero che ricorda la costruzione delle Watts Towers, tre torri costruite con rottami di vario genere, opera unica dell’artista solitario Simon Rodia; ma ricorda anche l’opera immaginata di Klara Sax, una delle protagoniste del romanzo: dipingere centinaia di carcasse di B-52 trasformandole in un enorme quadro a cielo aperto; e ricorda infine gli angeli dipinti su un alto muro nel Bronx per ricordare i bambini morti nel quartiere: anche loro scarti, rifiuti umani. L’arte come risposta ai colpi del potere e alle sue bombe.

Underworld è anche la ricerca delle interconnessioni, della rete dei collegamenti tra i margini e il centro, tra le vicende dei potenti e quelle dei diseredati, tra la storia contemporanea e i suoi antefatti. Un vero e proprio Web letterario che viene descritto esplicitamente (e un po’ didatticamente) alla fine del libro. Il centro della ragnatela è l’origine del mondo, il luogo in cui giacciono le cause prime di ciò che siamo oggi, i pilastri della nostra esistenza. Al centro di Underworld sappiamo che ci sono un leggendario fuoricampo e il primo esperimento nucleare sovietico, due colpi che hanno fatto il giro del mondo, plasmandolo a loro immagine.

DeLillo non è immune da una certa grandiosità patinata da kolossal hollywoodiano d’altri tempi. Ha una predilezione per il gigantesco e il sovradimensionato, come l’enorme cimitero dei B-52, la sterminata discarica a cielo aperto di New York, il leggendario fuoricampo, la Bomba. Grandi eventi storici e grandi paure collettive contribuiscono a creare un’atmosfera cupa, e non manca qualche scivolata didascalica: non c’è un solo personaggio di Underworld, dai piccoli delinquenti dei sobborghi al direttore dell’FBI, che non faccia almeno una riflessione sui significati ultimi dell’esistenza e della storia. L’umanità di DeLillo è decisamente più philosophica del normale. Piccoli difetti, più che compensati da un talento narrativo straordinario. Underworld, infine, è un libro estremamente serio, poco incline all’ironia e alla leggerezza. Da evitare in periodi di depressione o scoramento, è comunque uno di quei libri che prima o poi vanno letti.

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8 Responses to “Underworld”

  1. Di DeLillo sono in attesa di essere letti (da parecchio tempo) Great Jones Street e Rumore bianco.

    Ma sono un lettore lento… un lumacone.

    Bart

  2. CalMa says:

    Luca (sì, sono lo stesso di icl) ti ho beccato qui la prima volta passando per un’amica che consiglia di mangiare le brioches (e difatti poi le chiesi, “Ma perché, lo conosci pure tu Luca?”). Questa rece di Underworld cell’ho bella e che salvata e incorniciata, e mi pare perfino di averne divulgato il link qua e là.
    P.S.
    Ciao Bart, io ti consiglierei di soprassedere “Great Jones Street”. E’ l’unico libro di DeLillo che proprio non mi è piaciuto.

  3. Grazie, calMa, e ben ritrovato anche da parte mia. Quando sarà il momento, terrò conto del tuo consiglio.

    Bart

  4. letturalenta says:

    CalMa, la comune matrice iciellica rende il link inderogabile. Non dirmi che anche la signora delle brioches – tastiera raffinatissima, va detto – frequenta quel covo di perversi lettori!

    Bart, non ho (ancora) letto Great Jones Street, ma non ne ho mai sentito parlare granché bene. Rumore bianco, invece, è un altro gran libro, anche se non arriva alle vette di Underworld (scusate l’ossimoro).

  5. CalMa says:

    Luca, c’è un racconto mio qui su Sacripante (http://www.sacripante.it/005/ideefisse/5.asp) e un altro non ancora Sacripantizzato (se mai lo sarà). Ora tu dirai “che c’entra con gli iciellini?” Be’, aspetta che me lo sacripantizzino e poi te lo spiego. La cara manginobrioches non fa parte della ciurma (glielo chiesi, mi rispose “no, ma vado subito a farci un salto”). Oh, grazie per il link

  6. daldivano says:

    volete dire che sacrì si sta spostando di qui? X-)
    daldivano

  7. Orso says:

    O bella, proprio l’altro giorno spulciando i tuoi links mi ero ripromesso di mandarti una mail per chiederti quale libro di DeLillo valessa la pena approcciare non vendo ancora letto nulla di questo autore. A quanto pare mi hai risposto.

  8. letturalenta says:

    CalMa, attendo e auspico fiducioso la sacripantizzazione.

    daldivano, io no, non so gli altri.

    Orso, ultimamente qui è tutto un accavallarsi di coincidenze del genere. Alla risposta inconsapevole aggiungo anche Mao II: molto attuale, a dispetto dei suoi quindici anni.

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