Appello per la salvaguardia dell’hypterodonte

Giotto, La Giustizia, Cappella degli Scrovegni. Tratto da www.anisa.itMi sembra assai scorretto che i motori di ricerca ignorino completamente l’hypterodonte, e ritengo che sia giunto il momento di porre rimedio a questa grave ingiustizia. La cortina di silenzio che avvolge questo argomento è indubbiamente il sintomo di pericolose derive censorie che, se non adeguatamente contrastate, possono arrivare a minacciare seriamente l’inalienabile diritto alla libertà di espressione. Tacere oggi dell’hypterodonte significa preparare il terreno per tacere domani della deriva dei continenti, o del prezzo del riso, o del commercio di figurine adesive, consegnando scientemente all’oblio conoscenze vitali per lo sviluppo sociale ed economico del genere umano.

Lancio pertanto qui e ora un appello per la salvaguardia dell’hypterodonte. Blogger di tutto il mondo, uniamoci! Si dia inizio su tutti i blog alla diffusione sistematica e martellante di notizie su questa creatura vissuta ai confini fra sogno e veglia, oggi ingiustamente dimenticata. Facciamo conoscere al mondo le sue abitudini, i suoi comportamenti, i vizi e le virtù, le inclinazioni morali e politiche, testimonianze scritte o iconografiche su avvistamenti remoti o recenti, saghe e leggende che lo vedono come protagonista o deuteragonista, testi scientifici, discorsi e conferenze tenuti da o su l’hypterodonte. Google e Technorati saranno testimoni della nostra tenacia!

Elementi di evoluzione e storia dell’hypterodonte.
L’hypterodonte è un antenato dell’ippogrifo comparso tra il tardo Paleocene e il basso Eocene, tra i 60 e i 50 milioni di anni fa. I pochi resti fossili disponibili non consentono di descriverlo con esattezza, ma l’ipotesi prevalente nella comunità scientifica è che l’hypterodonte primitivo avesse corpo e zampe posteriori di hyracoterium, testa e ali di pteranodonte e zampe anteriori di archeopterix.

Pur essendo per lo più erbivoro, si cibava anche di uova di rettile e carogne di piccoli mammiferi. Animale notturno e schivo, durante il giorno si ritirava in piccoli anfratti rocciosi, scegliendo di preferenza quelli nascosti da arbusti e sterpaglia. Nelle notti estive volava fino alla luna, dove avevano luogo i riti di accoppiamento. Questo comportamento spiega la sua presenza nell’iconografia selenitica, spesso in forme stilizzate e vagamente ieroglifiche, indizio che depone a favore dell’ipotesi che l’hypterodonte fosse considerato animale sacro presso quelle popolazioni.

Ancora in epoca miocenica la sua scatola cranica – come dimostra il reperto rinvenuto in Germania nel 1868 – era piuttosto piccola e con ridotto sviluppo frontale, cosa questa che lascia supporre un’assenza totale di articolazione del linguaggio e capacità cognitive piuttosto limitate. Tuttavia aveva molto probabilmente discrete abilità intellettive e mnemoniche che gli consentivano una primitiva coscienza di sé. Pur privo di parola, egli era in grado di intuire una differenza fra sé e altri oggetti e di stabilire rudimentali rapporti fra la propria interiorità e il mondo esterno e fra oggetti distinti del mondo esterno.

Il reperto australiano del 1921, risalente a circa due milioni di anni fa, mostra un notevole ingrandimento dell’area frontale e un aumento generale delle dimensioni della scatola cranica. L’ipotesi che all’epoca l’hypterodonte avesse già sviluppato alcune capacità linguistiche non è dimostrabile, ma l’evoluzione posteriore autorizza a credere che l’hypterodonte pleistocenico non fosse completamente afasico.

La rarità dei reperti potrebbe essere un indice di scarsa diffusione della specie e la mancanza di resti posteriori al medio Pleistocene indurrebbe a ipotizzarne l’estinzione. Tuttavia, alcune incisioni rupestri di difficile interpretazione rinvenute in Francia nel 1987 e alcune varianti di racconti trasmessi oralmente presso popolazioni siberiane sembrano indicare la presenza dell’hypterodonte in epoche variabili fra cinquantamila e i trentamila anni fa.

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16 Responses to “Appello per la salvaguardia dell’hypterodonte”

  1. gabryella says:

    mio nonno raccontava che un vicino, nel procedere alla bonifica d’un suo fondo agricolo facendolo saltare con la nitroglicerina, s’imbattè in un mucchietto di ossa: ad una prima occhiata, s’avvide che erano tutti arti (oltre a una strana lamina membranosa che non ebbe difficoltà a classificare come pinna) – contando i pezzi rinvenuti (18 tibie e 6 femori, di cui 2 spezzati) si rese conto di trovarsi di fronte a resti d’un hypterodontide nano – ancora incredulo, interpellò sua cognata, una lavandaia analfabeta e presbite dalla nascita che, annusando i frammenti, confermò trattarsi di un esemplare d’hypterodonte femmina, morta presumibilmente all’età di 17 anni per aver assunto una postura innaturale e perniciosa mentre era intenta a depilarsi, con una pinzetta infetta, le antenne posteriori..

  2. letturalenta says:

    Il che dimostra che l’evoluzione dell’hypterodonte ha preso strade impreviste in epoca olocenica.

    Se posso, o gabryella, ti inoltro umile supplica di fare di questo tuo prezioso commento un post sul tuo blog, a sostegno di una diffusione lenta ma inesorabile delle conoscenze hypterodontiche nella blogosfera mondiale.

  3. zop says:

    Non per polemizzare, ma per il Mesnairner (il bestiantropologo tedesco autore della monumentale “Criptoevoluzione delle specie primarie”) l’hypterodonte discenderebbe dal grifone, più che dall’ippogrifo (che sembra essere creazione mitologica più che biologica). Nello stesso studio il Mesnairner conferma l’ipotesi che l’hypterodonte fosse dotato di apparati vocali molto evoluti, anche se la sua tesi è che – per la struttura delle corteccia cerebrale che si può ricostruire dai reperti che hai citato – questa bestiola fosse incline al canto più che alla parola. Sicuramente l’hypterodonte – continua lo studioso, è sopravvissuto in piccole colonie che popolavano le coste orientali dell’Africa e del Madagascar almeno sino al 1200. Le testimonianze dei viaggiatori lo confondevano spesso con l’ippogrifo (che al contrario dell’hypterodonte non comunicava e non possedeva corde vocali sviluppate).
    Cito:
    Alla fine del 1200, Marco Polo parla del grifone (confuso con l’hypterodonte) come di un terribile animale che vive nel Madascar:
    “Madeghascar si è una isola verso mezzodì, di lungi da Socotra mille miglia, e questi sono saracini che adorano Malcometto (…).
    Qui nascono più leofanti, che in parte che sia nel mondo; e ancora per tutto l’altro mondo non si vendono e non si comperano tanti denti di leonfanti, quanto si fa in questa isola e in quella di Zachibar (…).
    Dicommi certi mercatanti, che vi sono iti, che v’ha uccelli grifoni, e questi uccelli apariscono certa parte dell’anno, ma non son così fatti, com’e’ si dice di qua, cioè, mezzo uccello e mezzo lione, ma sono fatti come aguglie, e sono grandi com’io vi dirò. E’ pigliano lo leonfante, e portanlo suso nell’àiere, e poscia li lasciano cadere, e quegli si disfà tutto, e poscia si pasce sopra a lui. Ancora dicono coloro, che gli hanno veduti, che l’alie loro sono sì grande che cuoprono venti passi, e le penne sono lunghe dodici passi, e sono grosse come si conviene a quella lunghezza”.
    (Marco Polo, da Le meraviglie del mondo, detto il Milione, 1298).
    cfr: http://www.linguaggioglobale.it/mostri/txt/141.htm

    Testimonianze che vanno nella stessa direzioni si ritrovano nella “Monstrorum Historia” dell’Aldrovandi (1642) [cfr: http://www.linguaggioglobale.it/mostri/txt/17.htm ] e anche nell’opera di Fortunio Licceti ( http://www.linguaggioglobale.it/mostri/txt/15.htm )

    un saluto. zop

  4. gabryella says:

    voilà! pubblicai l’appello, o insigne lentore

    – (zop, il primo link non funge)

  5. zop says:

    PS il secondo link funge se si toglie la parentesi quadra che mi è scappata!

  6. letturalenta says:

    Grazie gabryella!

    L’obiezione del Mesnairner è ricca di fascino, specialmente perché contesta un’ascendenza argomentando con una discendenza, cosa che presuppone una concezione sinusoidale del tempo, assai più verosimile di quella lineare. Che il Polo abbia preso hypterodonti per grifoni, poi, è ipotesi più che ragionevole e degna di approfondimento. La grande apertura alare sembrerebbe peraltro confermare l’ipotesi paleontologica di una parentela non solo lessicale con lo pteranodonte.

    Anche a te, o zop, e ai futuri contributori – che auspico numerosi e fantasiosi – inoltro supplica analoga a quella inoltrata a gabryella.

    Vado a sistemare i link.

  7. letturalenta says:

    Sì sì, basta il link. Ho letto e apprezzato in tempo reale. L’iconoplastica dell’hypterodonte è una disciplina davvero affascinante!

  8. ioguido says:

    Ed io che pensavo di averlo visto due giorno fa, all’incrocio tra via Paolo Sarpi e via Canonica.

  9. dhalgren says:

    quella di polo è in verità la descrizione del roc, o ruc, che come è noto suole cibarsi di lifanti dopo averli precipitati dalle rupi. la veridica istoria, che viene a sua volta dai viaggi di simbad, è alla base della leggenda per cui le aquile divorerebbero le tartarughe dopo averle fatte cadere dai nuvoli.

  10. decablog says:

    Sembianza d’Hypterodonte

    Faccio eco agli echi suscitati dall’Appello di Letturalenta che vogliono restituire al dimenticato figuro dell’Hypterodonte una nuova stagione di gloria, dopo un lunghissimo oblio tra le pieghe dei miti. Orbene, volendo offirire un dotto contributo, scopersi in una biblioteca fiorentina un verso giovanile dell’Alighieri, che descrive le fattezze dell’antico sauronide con l’andamento in terzine ed endecasillabi che il Vate averebbe poi impiegato nella Commedia. Gli unici due frammenti finora scoperti somigliano, come un cartone preparatorio del Michelagnolo, ai versi del futuro Canto XXVI dell’Inferno. Una curiosità: il Poeta intitolò il poemetto

    “Hypterodante”

    Lo maggior corno in su la facie antica
    cominciò a crollarsi dimenando,
    alzando vento ch’arginai a fatica;

    indi la coda qua e là menando,
    come fosse la lingua d’un Titano,
    gittommi steso a terra e disse: «Quando…

  11. letturalenta says:

    Grazie per il passaparola, ioguido.
    Grazie per la variante marcopolica, dhalgren.
    Grazie per la fondamentale testimonianza dantesca, decablog.

    Sono sinceramente commosso da cotanta dedizione alla nobile causa dell’hypterodonte.

  12. Discende dal grifone? Ohibò, un concittadino! Appena rallentato il galòp vedrò di scrivere un saggetto sull’ Hypterodonte e il pesto (con qualche digressione sulla ricetta dell’ hypterofocaccia)

  13. letturalenta says:

    Non solo discende dal grifone, PlacidaSignora, ma è anche antenato dell’ippogrifo, dal quale notoriamente discende il grifone. S’attende con grata trepidazione cotanto saggio hypteroculinario.

  14. melpunk says:

    rimane ancora inspiegabile la presenza di quello che parebbe un hypterodonte nel cosidetto Arazzo di Mo-Yan, una delle più antiche rappresentazioni pittoriche su seta della Cina imperiale. Tra gli animali ritratti l’Hypterodonte è a fianco del Salamandrone Screziato e dell’Ippopigiama Velox. secondo Rudolf Lapislazuli, dell’Università di Dusseldorf, l’animale sarebbe stato ancora presente in Cina all’epoca, e quindi ritratto dal vero dal pittore di corte.
    saluti
    melpunk

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