Contro quel giorno che t’avrò straniera

Come per le puntate precedenti, i sonetti sono di Shakespeare, la traduzione è dell’inafferabile severino cimitero.

XLIX
Contro quel giorno, ove quel giorno giunga
che ti vedrò adirata alzarmi il ciglio
e amor recare la sua somma lunga,
mosso a bilancio da miglior consiglio;

contro quel giorno che t’avrò straniera,
passante senza il bene d’un saluto,
ché amore non ricordi più com’era,
severa d’un pensiero grave e muto;

contro quel giorno è questa apologia,
scritta in coscienza dalla mia pochezza:
che la mia mano mi condanni, e sia
tutrice del diritto che mi spezza.

Legge ti toglie a me con dure armi,
che non diedi moventi per amarmi.

L
Quant’è gravoso accingersi a viaggiare,
quando la triste meta dell’andata
non offre altro conforto che contare
le miglia dall’amata.

Il mio cavallo, dal dolore vinto
che mi fa greve, va con la sua ambascia
come sarebbe il misero, d’istinto,
che non corre chi lascia.

Morso di sprone non gli rende lena
benché confitto pur con rabbia al fianco;
più che ferisca lui, a me dà pena
il suo lamento stanco.

Mi mette in cuore quel lamento tetro
che innanzi la tristezza, e gioia indietro.

3 Responses to “Contro quel giorno che t’avrò straniera”

  1. jomarch says:

    oddio, è meravigliosa, ma tanto tanto. grazie per la splendita scoperta.

  2. letturalenta says:

    Vero? Roba che a saperle non pubblicate, ‘ste perle, c’è da magnarsi il fegato. (d’altronde l’autore latita, il fellone!)

  3. Gaja says:

    Splendida. Splendida traduzione. Sono stupita e felice di averla letta. I miei più vivi complimenti all’autore da un’adoratrice di Shakespeare (e, in particolare, dei “Sonetti”).

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