L’incorreggibile Massimo

Massimo D’Alema qualche tempo fa predicava la “equivicinanza” ai contendenti del conflitto israelo-palestinese. Secondo questa raffinata teoria, la politica estera italiana ed europea dovrebbe trattare alla pari Israele — uno stato democratico e membro dell’Onu — e Hamas — un’organizzazione di fanatici razzisti che ha come programma “politico” la distruzione di Israele o, per meglio dire, la cacciata degli ebrei dal sacro suolo di Palestina.

Ma l’incorreggibile Massimo pare non accorgersi di quanto sia stramba e improponibile la sua amata teoria. Ancora ieri ha ribadito che secondo lui bisogna coinvolgere Hamas nella soluzione della crisi di Gaza perché Hamas — dice D’Alema — è stata eletta democraticamente dal popolo palestinese al governo di Gaza.

Bel ragionamento.

D’Alema, questa vignetta di Stefano Disegni (via ipazia) secondo me non l’ha ancora vista, ma gli farebbe tanto bene mandarla a memoria.

21 Responses to “L’incorreggibile Massimo”

  1. IsaZ says:

    Per l’ultimo giorno dell’anno, e riguardo a una questione così viva – di carne viva – e dolorosa – di dolore vero – vorrei scrivere un commento intelligente, articolato, profondo, sagace.
    Invece mi viene soltanto: D’Alema è uno stronzo.
    (Ciao Luca, buon anno nuovo, sperèm.)

  2. letturalenta says:

    Quando ascolto le stronzate di D’Alema mi consolo sempre pensando che almeno, dato l’esito delle elezioni, mi risparmio quelle di Diliberto.

    Buon anno a te Isa, e pure al fisico, coso lì, come si chiama.

  3. Oyrad says:

    Ricordo le numerose performance televisive di D’ Alema quando stava alla Farnesina: alle sue spalle c’ era sempre una parete ricoperta di travertino, oppure un pergolato verdeggiante… lui teneva accavallate le gambe, le mani una sull’ altra, appoggiate sul ginocchio, il sole che entrava a fiotti dalle vetrate: mancavano solo servitori in divisa e parrucca, cioccolatini sul coffee table, dame incipriate con tanto di ventagli… E sembrava Maria Antonietta rifugiatasi al Petit Trianon…

    Cosa credete, lui è lì in “pacata” e paziente attesa… aspetterà che Veltroni si sia definitivamente arrostito sulla graticola, e poi (ri)entrerà in scena (pacatamente) come il Provvidenziale Salvatore Unico della sinistra italiana – colui che si “sacrifica” per il “bene del Paese”. Dichiara ogni giorno di non essere interessato a prendere il posto di Veltroni: naturalmente… deve preparare il terreno all’ entrata sacrificale, alla “chiamata” che – non attende altro – verrà ad incoronarlo nuovo leader “democratico”… pur non “volendolo”, pur non “desiderando” un simile destino… (più o meno segretamente approvato con tanto di buffetto berlusconiano lisciato sull’ arrossita guancia dello stesso D’Alema – che accoglierà il gesto di approvazione “paterna” ad occhi bassi, sorridendo timidamente).

    I miei più sinceri auguri per un lieto Anno Nuovo, Oy

  4. Mario says:

    Sì, però distinguiamo… da quello che leggo qui sembra che gli aggressori siano i palestinesi! gli agressori sono gli israeliani, sono stati loro a cacciarli dalle loro terre. ecco, solo questo. buonanno!!!

  5. letturalenta says:

    Bello l’accostamento del baffino a Maria Antonietta, Oyrad.

    Mario, allora sarà bene che ci affrettiamo a restituire l’Alto Adige all’Austria. Sai mai che a Vienna s’incazzino e si mettano a sparare missili su Merano.

  6. Skeight says:

    Non mi piace D’Alema, però se parliamo di “contendenti del conflitto israelo-palestinese” parliamo di israeliani e palestinesi, non di Israele e Hamas: mica tutti i palestinesi sono Hamas, così come non tutti gli israeliani appoggiano il governo che sta conducendo la campagna militare di questi giorni (e l’occupazione in generale).
    Poi, faccio notare che sostenere che Hamas, pur avendo vinto elezioni democratiche, non può essere un attore negoziale per via dell’uso di pratiche terroristiche, automaticamente si nega questo diritto anche a numerosi governi israeliani degli ultimi anni… forse sarebbe il caso di ragionare in maniera meno estremistica, no?

  7. letturalenta says:

    In parole povere, Skeight, chi ti tira missili in giardino va innanzitutto messo in condizioni di non tirarne più, che sia eletto democraticamente o meno. Quanto al “terrorismo” di Israele, è un argomento tollerarabile al massimo in bocca a un imbecille come Blondet, proprio in virtù della sua patente imbecillità. Fra persone per bene non funziona.

    Massimo D’Alema — quel fine diplomatico da salotto — vorrebbe mettere sullo stesso piano uno stato democratico e un’organizzazione di fanatici che si è data come scopo istituzionale quello di distruggerlo. Non è accettabile. Magari datti una scorsa allo statuto di Hamas: è molto istruttivo. http://www.cesnur.org/2004/statuto_hamas.htm

  8. forse per far smettere hamas e i terroristi di fare ciò che fanno basterebbe che Israele tornasse nella legalità e restituisse ciò che ha rubato 40 anni fa. non che la cosa sia realistica, per carità, però magari ricordiamocelo, chi ha invaso chi.

  9. letturalenta says:

    Certo Paolo. Allora ricordiamo anche chi ha maldigerito la nascita di Israele a partire dal 1948 e chi ha vinto e chi perso le guerre che ne sono seguite. O magari ricordiamo che Israele ha restituito il Sinai all’Egitto quando l’Egitto ha deciso che mettersi d’accordo con Israele era più sensato che cercare di eliminarlo dalla faccia della terra. Altrimenti restiamo ancorati all’idea che Israele è cattivissimo, fa sempre la bua ai poveri innocentissimi arabi, gli ruba le caramelle e poi non gliele restituisce.

    Però, sinceramente, credo che palestinesi e israeliani arriveranno a trovare un accordo solo il giorno in cui le polemiche su chi ha cominciato usciranno definitivamente dal tavolo delle trattative.

    Con Hamas, poi, mi sembra che la posizione di Israele sia circoscritta a questioni molto più terra-terra e contingenti (disarmarli e stroncare il contrabbando di armi), che non compromettono la possibilità di trovare accordi con le parti più equilibrate della dirigenza palestinese.

  10. no, era per dire che un’alternativa a tirare bombe e mandare carri armati, lo Stato democratico occidentale di Israele ce l’ha (ce l’hanno anche gli altri ed è accettare lo status quo, ma loro sono tutti terroristi che sanno solo ammazzare…!); e che quindi la scelta di usare le armi, per disarmare Hamas, è una scelta intrisa di nazionalismo “colonialista”, non la legittima difesa di chi non ha altra possibilità.

  11. letturalenta says:

    Appunto, dicevo: quando ci sono state le condizioni per restituire, Israele ha restituito. L’ha fatto quando l’Egitto è passato dalla folle idea di distruggere Israele a quella più ragionevole di viverci accanto in pace. Un precedente che fa ben sperare, mentre mi sembra quanto meno bizzarro pretendere che Israele restituisca oggi i territori occupati, visto che quando ci ha provato appena tre anni fa, evacuando Gaza, invece di un vicino pacifico si è ritrovato accanto una base missilistica.

    Che poi gli israeliani abbiano fatto le loro brave cazzate nella gestione dei territori, specialmente appoggiando gli insediamenti dei coloni, mi sembra un fatto, e il giorno in cui l’idea di rientrare nei confini del ’67 sarà maggioritaria sarò solo contento.

  12. sergio garufi says:

    totalmente in disaccordo con luca, per una volta.

  13. letturalenta says:

    Viva la sincerità.

  14. sergio garufi says:

    @luca
    “quando ci sono state le condizioni per restituire, Israele ha restituito”

    sì, guarda qui quanto hanno restituito:
    http://www.tlaxcala.es/images/p2934_1.jpg

  15. letturalenta says:

    Sergio, in primis: se io parlo del Sinai restituito all’Egitto, perché mi tiri fuori cartine che col Sinai non c’entrano una beata fava? A sparare mappe son bravi tutti, neh. Ci riesco perfino io: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Yom_Kippur_War_map.svg

    In secundis: i confini israeliani del 1967 sono riconosciuti a livello internazionale. Nel 1993 li ha implicitamente riconosciuti perfino l’OLP, che non è certo un’organizzazione filosionista. Che senso ha considerare la situazione antecedente? Non sarebbe il caso di consegnarla in via definitiva alla storia e cercare di andare avanti?

  16. sergio garufi says:

    Nella frase che ho quotato non c’era alcun riferimento al Sinai, il tuo post e ciò che ti contestava Beneforti erano in riferimento al conflitto fra Palestinesi e israeliani, e la cartina che ho proposto non ha bisogno di essere commentata. Quella terra che 60 anni fa si chiamava Palestina e nella quale viveva per la stragrande maggioranza una popolazione palestinese oggi si chiama Israele ed è abitata per lo più da Israeliani, mentre i palestinesi sono costretti a vivere in un campo di concentramento (parole di un cardinale cattolico, non di un dirigente di Hamas). Quello che hai scritto è vergognoso.

  17. letturalenta says:

    Sergio, la mia posizione fin dall’inizio di questo scambio di battute è questa: “credo che palestinesi e israeliani arriveranno a trovare un accordo solo il giorno in cui le polemiche su chi ha cominciato usciranno definitivamente dal tavolo delle trattative”. A furia di risalire il tempo ‘a rebours’ si finisce necessariamente a scatenare guerre di religione.

    Se preferisci le cartine di Hamas, dove lo stato di Israele proprio non compare, io non posso farci niente: la realtà è diversa dai sogni di quella banda di fanatici.

    Ci sono torti e ragioni da entrambe le parti, e sinceramente non credo sia compito mio sollecitare le persone di buona volontà a leggere i libri di storia, se ne hanno voglia, al netto di posizioni estremistiche e pregiudiziali.

    Sulle bestialità di *quel* cardinale cattolico sorvolo volentieri: il cattolicesimo, al pari dell’ebraismo o di qualunque altra formazione culturale, non è un vaccino contro l’idiozia.

  18. gibiser says:

    …..mi piace il tuo blog e ogni tanto (senza fretta) passo da qui.
    Sei capace di post migliori, se mi permetti di dirtelo.
    vero naturalmente che conoscendo ed amando almeno un pò quei luoghi si torna con molte meno certezze su chi sia il “cattivo” di quando si parte: questa la mia esperienza.
    tutto sommato, resta cmq legittimo esercitare il proprio senso di superiorità (ti chiedo: la propria civetteria?) da un blog: cosa diversa è ragionare facendo (cercando di fare) politica, sempre che questo sia ancora possibile.
    Incorreggibile senz’altro si. Ma davvero D’Alema dice solo stronzate?
    Domando: non è che la solidarietà d’ordinanza con Israele a prescindere sia diventata parte dell’arredo mentale?

    saluti

  19. letturalenta says:

    Gibiser, grazie per l’apprezzamento e per la critica. Sapere che potrei scrivere post migliori di questo è un incoraggiamento tutt’altro che trascurabile.

    Sì, sono convinto che sul Medio Oriente e in particolare sul conflitto israelo-palestinese, D’Alema dica più stronzate che cose sensate. Nel caso specifico, la mia opinione è che trattare con un avversario che ti tira missili in testa ogni giorno da otto anni a questa parte non è una buona idea, non prima di averlo disarmato e messo in condizione di non riarmarsi. Per sostenere la linea della trattativa, poi, bisognerebbe tenere conto della disponibilità di entrambi i contendenti. Ora, a me non sembra che Hamas abbia mai manifestato serie intenzioni di rinunciare al punto qualificante del suo programma: distruggere Israele e cacciare gli ebrei dalla Palestina. Non mi sembra una buona base di partenza per aprire un dialogo.

    La motivazione dell’auspicata equivicinanza dalemiana, poi, è semplicemente ridicola: “Hamas ha vinto elezioni democratiche”. Come se essere eletti democraticamente fosse un salvacondotto per fare qualunque cosa, dall’eliminare fisicamente l’opposizione a lanciare missili su obbiettivi civili.

    Israele non ha tutte le ragioni e i palestinesi non hanno tutti i torti, a mio parere, e questo equivale a dire che in un auspicabile percorso di pacificazione Israele non ha solo doveri e i palestinesi non hanno solo diritti. D’Alema, mi pare, parte invece dal presupposto che Israele debba fare solo concessioni e rinunciare a far valere le sue ragioni.

  20. gibiser says:

    ………..D’Alema, D’Alema, D’Alema: o Gasparri, allora (cit.)?

    Prendo atto: ottime motivazioni (tue) opposte ad ottime motivazioni (mie) creano quello scenario medio orientale in cui tutti hanno ragione, nessuno ha ragione e il dialogo diventa rumore.

    Perchè diventa superfluo discutere ulteriormente e dirti che secondo il sottoscritto D’Alema dice semplicemente che Hamas (che israele ha creato e cresciuto in funzione anti-arafat, salvo rendersi conto di aver compiuto un’errata speculazione strategica, o per usare un fracesismo una cazzata epica. vera politica del coccodrillo) è oggi l’unico interlocutore possibile nella striscia di gaza.
    In particolare hamas, come tutti i movimenti terroristici teme la pace e non la guerra ed ha vacillato sulle proprie convinzioni riguardo la distruzione di israele solo quando si è trovato a governare per davvero (allora la “Hudna” era sembrata offrire qualche spiraglio ad una qualche ipotesi di accordo : superata all’istante perchè israele non ha inteso abbandonare la pratica degli omicidi mirati: ricordi?) sicuramente non vacillerà durante la guerra che gli è necessaria per crescere e prosperare.

    Perchè diventa superfluo ritenere che l’operazione “piombo fuso” (con quella dovizia di volantini lanciati sulla popolazione – vera commedia dell’assurdo), buona ultima dopo tutte le precedenti operazioni militari che l’hanno preceduta (ricordi “pace in Galilea” del 1982 che avrebe risolto “alla radice” il problema palestinese?), non farà altro che rafforzare la criminale coerenza di hamas verso la “vittoria finale”, semplicemente perchè elimina dall’orizzonte – sempre che ce ne fosse ancora bisogno – ogni altra prospettiva che non sia la lotta a oltranza e la morte da dare e ottenere.

    Perchè diventa superfluo ma davvero di grande peso e tristezza, pensare alle persone che in israele la pensano così come ti ho detto: qualcuno lo conosco di persona e Dio solo sa quanto deve sentirsi solo in questo momento.

  21. letturalenta says:

    Su Gasparri preferirei stendere un peto veloso.

    Sul dialogo: a me non sembra che l’uso della forza chiuda necessariamente tutte le prospettive di pace a vantaggio delle posizioni estremistiche. Oggi si spara a Gaza, per esempio, ma non nella West Bank, dove pure si è sparato parecchio in passato, e non mi sembra che nel frattempo Fatah sia diventata un’organizzazione filosionista o abbia rinunciato all’obbiettivo di creare uno stato palestinese.

    Può anche darsi che oggi come oggi Hamas sia l’unico interlocutore possibile nella striscia di Gaza, ma mi concederai che quando l’interlocutore ti punta addosso una pistola la prima cosa da fare è disarmarlo, non chiedergli se per caso ha voglia di dialogare.

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