In data 12 luglio 2005 l’utente Linnio lanciava il seguente quizzettone su it.cultura.libri:
quizzettone: a quale poeta appartiene uno dei più bei versi della letteratura italiana, ovverosia ‘la turbata armonia degli incanti’? ricchi premi e cotillons.
Decisi di partecipare al gioco e mi lanciai in una rocambolesca ricerca della quale inizialmente riportai soltanto il risultato finale. In data 14 luglio, infatti, scrivevo:
Ciò messo due giorni, scartabellando gugol digesti e pandette.
…
Mi son fatto un mazzo tanto!
…
Alla fine l’ho trovato…
…solo che l’ho trovato diverso.
L’incauto Linnio, completamente ignaro delle conseguenze della sua avventatezza, il giorno seguente pose la fatidica domanda:
cioè?
domanda che mi consentì di procedere alla meticolosa ricostruzione della ricerca di cui sopra. Tutto quello che segue, o incredulo lettore, corrisponde a verità e fu messo per iscritto qual monito alle future generazioni, acciocché vedano come può ridursi un essere umano apparentemente normale quando s’accosta al sacro fuoco letterario come un Icaro intrepido e imprudente.
Ecco dunque cosa risposi in quel medesimo 15 luglio 2005:
È una lunga storia, ma oggi la dea bendata mi ha concesso la grazia di una leggera febbre intestinale che, tralasciando i risibili effetti secondari, mi dà agio di raccontarla distesamente, per la gioia del molto onorevole pubblico.
Come sempre si fa in questi casi, iniziai le ricerche dal codice Guglense I, cercando nel suo indice la voce "turbata armonia degli incanti", inclusiva delle virgolette a indicare la ricerca della frase esatta. Con mia grande sorpresa, il codice, solitamente così prodigo di informazioni, non ne produceva alcuna, proponendomi timidamente, quasi a scusarsi della sua insipienza, di Provare a eliminare le virgolette dalla ricerca per ottenere più risultati.
Irritato dalla scarsa utilità del Guglense I, ignorai il consiglio, e passai sdegnato a consultare il Guglense II che, come ognun sa, è specializzato sugli archivi dei gruppi di discussione. Lì fiutai l’usta di un tal Ireneo Funes che il 30 maggio del 2002 dichiarava nel niusgruppo it.diritto[1]:
«Sai cos’ha risposto un mio amico, nel lasciare la fidanzata, che – dopo averlo fatto disinnamorare – lo faceva letteralmente impazzire nel chiedergli il perché di questo distacco? "Turbata armonia degli incanti".»
Eureka! gridai. La lezione collimava con l’oggetto dell’indagine, sia pure a meno dell’articolo determinativo la. Ci sono! Ci sono! esclamai al colmo dell’eccitazione, e d’un tratto capii cosa dovette provare Poggio Bracciolini quando nell’estate del 1416 rinvenne la prima copia non mutila di Quintiliano nell’abbazia benedettina di San Gallo, presso Costanza.
Ma non divaghiamo!
Compulsai avidamente i documenti contenuti nell’incartamento restituito dal Guglense II con sì rara efficienza, e a un certo punto trovai un’indicazione bibliografica che, pur leggermente criptica, aveva tutta l’aria di essere risolutiva. Tal Arturo, rispondendo al succitato Ireneo Funes, dichiarava:
«La citazione (riferita al reato in oggetto) si impone: dalla rubrica sembrerebbe "un incipit poetico, tra rondismo ed ermetismo, sui fremiti di un’adolescenza delusa" (U: Eco, I limiti dell’interpretazione, pag. 127).»
Lupus in fabula! gridai. Sùbito abbrancai il tomo dell’illustre semiologo, rischiando nella foga di strappare la fragile sovracopertina, e mi lanciai sulla pagina indicata, sperando di trovare colà un lessema, una nota, un indizio di quale fosse il grande poeta autore di cotanto verso. Se non lo sa Umberto Eco, mi dicevo, posso anche spararmi nelle pa… Ma insomma, per farla breve, ecco cosa trovai scritto fra i dotti ragionamenti del sommo bustinaro:
«C’è nel codice Rocco un comma che s’intitola "turbata libertà degli incanti" e posso leggere questo titolo come un incipit poetico, fra rondismo ed ermetismo, sui fremiti di un’adolescenza delusa.» [2]
Tutto combaciava, la citazione da Eco era certamente esatta, ma non v’è chi non possa immaginare il mio sgomento nel constatare che il capzioso romanziere prestato alla critica testuale proponeva una lezione del verso affatto discordante da quella in esame: "turbata libertà degli incanti", diceva con sconfortante evidenza, e non, come mi sarei aspettato, "turbata armonia degli incanti". Ulteriori indagini nel Guglense I confermarono l’esistenza di un articolo 353 del Codice Penale intitolato "Turbata libertà degli incanti", e qui si arenarono le mie ricerche.
Stanti gli attuali risultati mi pare ragionevole attribuire il verso "turbata armonia degli incanti" all’anonimo amico di Ireneo Funes, che lo pronunciò in data ignota, ma verosimilmente anteriore al 30 maggio 2002, per liberarsi dalle fastidiose e reiterate richieste di chiarimento dell’ex-fidanzata a proposito del loro fallito amore.
Resta naturalmente aperta la possibilità dell’esistenza di una lectio difficilior del succitato articolo 353 C.P., misteriosamente sfuggita alle brame catalogatrici del Guglense I, ma per la valutazione di questa ipotesi non dispongo, grazie al cielo, di sufficienti mezzi d’indagine.
[1] si veda l’intera discussione all’indirizzo:
http://groups.google.com/groups?threadm=G8nJ8.103749%24zW3.1697789%40…
[2]
U.Eco, I limiti dell’interpretazione, Bompiani 1990, pag. 127.
Tags: Codice Rocco, google, Linnio, Poggio Bracciolini, Quintiliano, turbata libertà degli incanti, Umberto Eco, usenet
ma che bella!
[comunque nemmeno qui (http://books.google.com/books?hl=it) si trova; qui è da darci una spulciata (http://www.crs4.it/HTML/Literature.html); qua non assicuro nulla, ma vedi mai (http://sunsite.berkeley.edu/); questo è sicuramente interessante anche per altre ricerche (http://www.bibliotecaitaliana.it/dlib/catalogo/); qualche spunto, ecco.]
buon divertimento :-)
daldivano
riciclare post di icl non vale.
ho capito che riguarda le vendite all’incanto e la stabilità delle procedure, ma per il resto è nebbia fitta…
Beneforti mi ha bruciato sul tempo.
Stai reiterando malamente, Luca (this is the second one) ;D
mauro, come diceva il buon De Gregori dei bei tempi andati, “non c’è niente da capire”. Io, per esempio, non ci ho capito niente.
CalMa e beneforti: capisco che per chi segue icl le ripetizioni siano noiose, ma io *adoro* ripetermi, capite?
scusa, credevo stessimo tutti scherzando, così mi ci sono messo anch’io.
tra l’incipit poetico e il comma penale si potrebbe introdurre una terza ipotesi, assegnando al termine “incanto” un’interpretazione etimologicamente corretta, sebbene meno romantica, ovvero “in quantum”, nel senso di “a quanto?” – nell’esempio citato, s’andrebbe così a sottintendere che il declamatore della soave e laconica frase “turbata armonia degli incanti” intendesse alludere a un fallito accordo nel trattare sui prezzi (ovviamente, s’ignora di cosa)
mauro, io stavo scherzando, gli altri non so. Nel commento qui sopra, per esempio, giochicchiavo un po’ col verbo capire. Conta un po’ quante volte l’ho ripetuto: non crederai che io scriva così sul serio, vero? (faccina).
E poi (‘spetta che indosso il cipiglio pensoso da intellettuale… fatto), sono un fermo sostenitore dell’insondabilità delle intenzioni della parola scritta. Per cui, nel dubbio, parto dal presupposto che le intenzioni di chi commenta un pezzo di scrittura – come ad esempio un post su un blog – siano sempre le migliori.
gabryella! ti sapevo paroludista, mo ti scopro pure filologa. Il giorno in cui scoprirò che sei Umberto Eco in incognito non avrò di che stupirmi.
Mauro è anche il mio nome (non c’entra ma è vero). Io stavo scherzando, ovviamente (ci ho messo pure la faccetta puntevirgola D)
filologa io? ma quando mai! (luca, preferisco non essere presa sul serio quando parlo sul serio, piuttosto che quando scherzo – e viceversa)
Ommamma, mi gira la testa, ma per scherzo. Ho una testa che gira prendendomi in giro. Vado subito dal medico: non vorrei mai che fosse una cosa seria.
ah ah ah
lo ammetto, mi sono scusato per scherzo…
e non ho frainteso, se non per scherzare sullo scherzo.
saremo una combriccola di sagome, o no?
il mio commento è stato bloccato, forse perché pieno di indirizzi elettronici, ma ci tenevo a ridirti: ma che bello!
:-)
daldivano
daldivano, ho rimediato adesso, scusa. Non mi ero minimamente accorto che c’era un commento in attesa di moderazione. Grazie mille per i link: al prossimo “quest” letterario sarò imbattibile!
io commenterei dementemente, quale sono =) :
commento che mi sembra alquanto appropiato inserito nel contesto…
“La turbata armonia degli incarti”…
visto che la citazione è stata alquanto turbata e resa indecifrabile proprio per questo…
(ma sapete che il mio senso del Comic non è alquanto sviluppato… quindi metto le mani avanti!)
Dovrebbe trattarsi di un verso di Lucio Terenzio Varrone Divino, importantissimo quanto poco noto scrittore in poesia e in prosa su cui dovrò un giorno o l’altro scrivere qualcosa; chi altro potrebbe?
Meglio, si tratta di una setta segreta di scrittori il cui nome non viene divulgato e che adottano il succitato nome come pseudonimo, in passato la setta dovrebbe aver incluso, in tempi diversi, Rudyard Kipling e Jorge Borges.
Uno degli affiliati italiani volse in endecasillabi l’intero codice Rocco e da quella misconosciuta opera, che né io n&eavute; altri possiede o possedette mai, potrebbe ben provenire il verso incriminato.
Orpo! notizia bomba e degna dell’erudizione del cronista. Attendo con ansia ulteriori notizie sul Divino, nonché altri frammenti – ammesso che ne esistano altri – di quella mirabile versificazione del codice penale
La frase se non ricordo male è tratta da un libro (forse di Di Crescenzo) che aveva trovato la frase in un manuale d’istruzione di una lavatrice.
[…] Articolo 353 del codice penale (di Lucio Terenzio Varrone detto “Il Divino”) […]