[Pericoli, Giorgio Manganelli, 1986, china su carta 35×28 cm, tratto da Tullio Pericoli, Woody, Freud e gli altri, Garzanti 1988]
Un libro non si legge; vi si precipita; esso sta, in ogni momento, attorno a noi. Quando siamo non già nel suo centro, ma in uno degli infiniti centri del libro, ci accorgiamo che il libro non solo è illimitato, ma è unico. Non esistono altri libri; tutti gli altri libri sono nascosti e rivelati in questo. In ogni libro stanno tutti gli altri libri; in ogni parola tutte le parole; in ogni libro, tutte le parole; in ogni parola, tutti i libri. Dunque questo «libro parallelo» non sta né accanto, né in margine, né in calce; sta «dentro», come tutti i libri, giacché non v’è libro che non sia «parallelo».
[Giorgio Manganelli, Pinocchio, un libro parallelo, Einaudi 1977, pag. 101]
[Qui termina la parte essenziale del post. Segue postilla]
Immagine vertiginosa, questa di Manganelli, ma è una vertigine non ignara di geometria, sebbene si tratti di una geometria imparentata con l’allucinazione. Immaginare una figura geometrica dotata di infiniti centri — e tale da contenere infinite figure parallele che a loro volta la contengono — è un’impresa da spaccarsi la testa. Eppure basta leggere due o tre libri per sentire verosimile questa rappresentazione della lettura, esperienza appunto vertiginosa, infinita caduta in un precipizio (un libro non si legge; vi si precipita), ma non priva di una sua geometrica esattezza.
Il precipizio è immobile. Il libro, infatti, sta, e come il libro stanno le parole, mentre il lettore è (quando siamo non già nel suo centro…). Il sistema universale che contiene tutti i suoi simili è immobile, ma predisposto per accogliere il moto del lettore in caduta. Si noti infine che il contenuto del libro comprende il lettore che vi precipita dentro. Durante la caduta il lettore occupa di volta in volta uno degli infiniti centri del libro — centri che supponiamo essere parole, spazi tra parola e parola e tra riga e riga, segni di interpunzione, pagine e margini — e da ognuna di queste posizioni provvisoriamente centrali il lettore ha accesso non solo al libro intero, ma a «tutti gli altri libri», cioè a quella parola che di questi tempi è pericolosissimo pronunciare: letteratura.
Abbiamo dunque un universo immobile e infinitocentrico, quindi infinitamente periferico, poiché ogni centro implica una periferia. Il libro, infatti, «sta, in ogni momento, attorno a noi». Il libro è costantemente periferia del lettore precipitante. La periferia è un luogo inafferrabile; «sta attorno», e una volta raggiunta non è più periferia, ma centro. Abitare in periferia è un paradosso, perché la periferia è irraggiungibile, quindi inabitabile. Il lettore non può abitare nel libro, ma solo essere costantemente e infinitamente al suo centro. E in questo essere si annida il mistero della lettura.
La visione di Manganelli è un rovesciamento totale del modo in cui la lettura viene comunemente intesa. Quante volte, lettore, ti sarà capitato di sentirti dire che un libro va capito, che un testo va compreso? Comprendere e capire sono verbi che suggeriscono un’azione di contenimento. Secondo questa lezione diffusa e, ahimè, completamente irragionevole, il lettore dovrebbe contenere il libro, esserne margine e periferia, fornirlo di confini. Ma il libro, avverte Manganelli, è «illimitato» e non tollera contenitore diverso da «tutti gli altri libri». Non si può capire un libro ma solo essere capiti dal libro. Non si può comprendere un testo, o una parola, ma solo esserne compresi. Non si può leggere, ma solo essere letti. In questo senso il mistero della lettura è tutto in quell’essere nel libro.
In realtà ci sarebbe un modo per capire i libri, per comprenderli: diventare libro, rinunciare alla cara figura antropomorfica che tanto amiamo contemplare allo specchio e trasmutarci in volumi rilegati o brossure o rotoli ricoperti di scrittura. Solo un ipotetico lettore-libro può contenere tutti i libri, capirli e comprenderli. Il lettore disposto ad affrontare questa metamorfosi è destinato a riempire di sé medesimo gli scaffali di molte librerie.
Tags: geometria, Giorgio Manganelli, lettura, Pinocchio, vertigine
Su detto sito vi è per intero il mio romanzo edito da vibrisselibri.
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Trova la “geometria” di Manganelli una oggettiva analisi simmetria nel mondo caotico di chi “pretende” che con il proprio libri sia fuori dalla massa informe e asimmetrica degli “altri scrittori”. Onestamente il mio romanzo, invece, lo reputo asimmetrico nella scrittura ma molto simmetrico nei pensieri/ricordi. Questo perchè, come dice, a ragione, Giulio Mozzi, io sono un “illetterato”. Ma mi reputo in questo modo (illetterato) in quanto appunto non ho avuto la grande fortuna di aver veduti realizzati i miei desideri; studiare fino alla laurea (invece ho “soltanto” un diploma di elettricista). Ciò che mi piace e che reputo una specie di dissertazione sul “libro” e che Manganelli dice che ugni libro èw dentro di un al6tro e così via. Proprio come l’umanità formata da razze ma racchiuse dentro lo stesso mondo. Tutti diversi ma tutti, anche se con differenti colori e culture, uguali. Quindi tutti interessanti da “leggere” e studiare.
Essere illetterato non è una colpa, così come essere letterato, a patto di non vantarsene. Se ti è piaciuta questa dissertazione sul libro, Antonio, cerca e leggi il libro da cui ho tratto la citazione iniziale: Pinocchio, un libro parallelo. Potrebbe piacerti ancora di più.
Bell’analisi, buona scelta di parole. Di tutti i libri “paralleli” Letturalenta è uno dei più succulenti. Anche perché manganelliano praticante.
Però… “Segue postilla”???
Tzé! Smettila Tassinari di fare il modesto, o giuro che ti pesto (alla genovese)!!!
:-)
auguri, carissimo lentore
Grazie gabry. Li estendo anche all’effigiato e a mio padre.
Sebastian, macché modestia e modestia: aggiungere parole alle parole di Manganelli è un gesto di somma presunzione!