La sindrome schizoide da iperlettura compulsiva [2]

[questo articolo del prof. Letturalenta, qui pubblicato in due puntate, è apparso su Reader’s Disorders, semestrale della Facoltà di Letturopatia dell’Università di Kazan, vol. XV, fasc. 2, luglio-dicembre 2003]

The Mad Reader, tratto da gdl.cdlr.strath.ac.uk4. I rimedi
La sindrome schizoide da iperlettura compulsiva comporta una progressiva incapacità di distinguere realtà e immaginazione, vita e letteratura, azione e finzione, fino a identificare la letteratura come unica realtà possibile. I rimedi dovranno pertanto mirare a indebolire la dose di letterarietà assunta dal lettore mediante la lettura. Abolire completamente i libri può provocare gravissimi danni collaterali, come dimostrato da un esperimento condotto nel 1997 in Russia: a un gruppo di otto lettori fu negata la possibilità di leggere per trenta giorni. Già al dodicesimo giorno i casi in cui la sindrome era più avanzata manifestavano gravi disturbi della personalità, inclusa una forte propensione al cannibalismo.

Per combattere questa malattia socialmente molto pericolosa, occorre pertanto agire sul contenuto dei libri in circolazione, più che sulla loro accessibilità. Pur non esistendo ancora una classificazione completa dei princìpi testuali che possono favorire una regressione della patologia, è già possibile elencare alcune linee guida a cui gli editori dovrebbero attenersi per contribuire a debellarla:

– i. Realismo. Evitare accuratamente di pubblicare libri che facciano riferimento a vicende inventate o, peggio ancora, a mondi fantastici o a situazioni diverse da quelle ordinariamente reperibili nelle pagine di cronaca dei quotidiani. Si raccomanda in particolare di interrompere la ristampa dell’Orlando Furioso e del Don Chisciotte.
– ii. Linguaggio semplice. Privilegiare i testi che contengono esclusivamente parole di uso comune, eliminando con decisione i termini colti e soprattutto arcaismi e neologismi. Il testo ideale non dovrebbe contenere parole non utilizzate nei telegiornali. Si sconsiglia in particolare la ristampa delle opere di Carlo Emilio Gadda e Antonio Pizzuto.
– iii. Intreccio lineare. Pubblicare esclusivamente libri in cui il tempo scorre linearmente, senza flashback, inversioni, retrospettive o altre diavolerie del genere. Il modello ideale è la telecronaca delle partite di calcio. Mettere al bando con ogni mezzo la Récherche di Proust.
– iv. Ordinarietà. Scegliere con cura solo libri che propongono temi di attualità o di vita comune nei quali il lettore possa facilmente riconoscersi. Le tematiche opportune potranno essere facilmente desunte dalla fiction televisiva. Evitare come la peste libri che contengano citazioni, rimandi o elogi di altri libri o della lettura o della letteratura in generale. Bandire decisamente testi con qualsivoglia contenuto metaletterario. Si consiglia vivamente di eliminare dalla circolazione l’opera completa di Michele Mari.

5. Conclusioni
La sindrome schizoide da iperlettura compulsiva è una patologia socialmente molto pericolosa, e purtroppo in rapida espansione. In un futuro non lontano tutti gli operatori culturali – recensori, critici, autori, editori, riviste letterarie, accademie – dovranno collaborare per contenerne gli effetti nefandi.

In questo articolo abbiamo illustrato le linee guida idonee a innescare un circolo virtuoso di produzione libraria, tale da ridurre o eliminare la circolazione degli agenti patogeni più pericolosi, quali la creatività, l’invenzione, le sperimentazioni linguistiche, l’alterazione del tempo, la letterarietà. Se queste linee guida verranno messe in atto dagli editori e dagli altri operatori culturali, è ragionevole ipotizzare che la perniciosa malattia sociale della lettura possa essere debellata completamente nell’arco dei prossimi dieci o quindici anni.

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12 Responses to “La sindrome schizoide da iperlettura compulsiva [2]”

  1. daldivano says:

    quella dell’astinenza forzata e del cannibalismo mi fa venire in mente “Cavie”. buonanotte :-)

    daldivano

  2. Miku says:

    Non è per fortuna sufficiente adottare provvedimenti – con la sola mancanza dell’ufficio della religione del lavoro (e, a ben vedere, forse neanche di questa) – falliti già nella DDR, ché gli anticorpi si producono da soli (Johnson e Bobrowski ad es.), ma anche a Occidente, dove il trobar leu ha sfornato per partenogenesi millanta mistiche e metafisiche dell’elementare.

    No symbols where none intended, si diceva. Finché c’è simbolo c’è speranza.

  3. ma non c’è un abstract?

  4. Ulrico says:

    ma perché “socialmente molto pericolosa”? in fondo anche noi citazionisti compulsivi solitari mica disturbiamo nessuno! o sbaglio? un saluto

  5. letturalenta says:

    daldivano: che è “Cavie”? (dài, dimmelo, che non ho tempo di guglare).

    Miku, non ho capito un tubo, ma è certamente colpa mia.

    pb, l’abstract è sulla rivista citata in epigrafe, che troverai facilmente nelle migliori emeroteche di Kazan.

    Ulrico, la pericolosità sociale, se interpreto correttamente il pensiero del callido prof, non si misura dai danni diretti, ma dal rischio di imitazione dei comportamenti devianti da parte di individui sani.

  6. daldivano says:

    certamente: l’ultimo di Palahniuk.

    per Ulrico: no al citazionismo, sì all’autocitazionismo, nì all’auto! (i dualismi mi dan fastidio, ho dovuto inserire la posizione di mezzo, mi scuserete…) :-)

    daldivano

  7. Miku says:

    … Ehm, anch’io non ci capisco un tubo ;-) Forse intendevo che lì dove si è sul serio ricorso ai rimedi sopra elencati, come nella DDR, è comunque (tra le tante schifezze) emerso del buono. E lì dove si è cercato, in clima più liberale, di andare alla radice delle cose, ma con una lingua più piana, sfrondata di “letteratura”, si è sortito l’effetto opposto: insomma allegorie e simboli che zampillano ogni dove, qualunque siano gli asserti programmatici.

  8. Mi dicono gli esperti del settore che esiste comunque un buon antidoto a tale immonda patologia, ma da somministrare a dosi massicce: garantisce ordine, spenge la cooperazione testuale, elimina il pensiero creativo e divergente, favorisce il diffondersi del linguaggio più semplice e “parlato”: la tivvù!

  9. letturalenta says:

    Miku, grazie per la delucidazione.

    manginobrioches, sono d’accordo, e temo che il folle progetto del capzioso professore sia proprio quello di omologare la letteratura al modello televisivo. Ma non ce la farà! L’intiera comunità letteraria si opporrà compatta… forse.

  10. don chiscitotte says:

    da quanto in qua la sindrome schizoide è un >>(????????)per la società???????????cosa vi credete che siano delle>>> quelle che ne sono affette????????io non leggo libri da anni e non sono cannibale.anzi direi ,FORSE, che sono >>.
    FATE I VOSTRI STUDI MEGLIO.GRAZIE!!!!!!

  11. don chisciotte says:

    quando uno scrive un testo :PUBBLICATELO TUTTO!!!!!!!

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