Una scrittura bella

Talvolta capita, leggendo in giro, che il lettore scovi ponderose riflessioni e accesi dibattiti sui doveri dello scrittore: e chi dice che lo scrittore ci deve avere l’impegno civile; e chi dice che la scrittura deve cambiare il mondo; e chi dice che lo scrittore deve scrivere chiaro; e chi dice che deve scrivere scuro; e chi dice. Gli autori di queste ponderose riflessioni son il più delle volte persone che pubblicano libri: romanzi, poemi, saggi di critica letteraria.

Altre volte capita, leggendo in giro, che il medesimo lettore si imbatta in una scrittura bella, semplicemente bella, con uno stile miracolosamente commisurato al contenuto, un bel ritmo, una singolare capacità comunicativa. Una scrittura che dice, senza che nessuno le dica cosa dovrebbe dire. Una scrittura che è, senza preoccuparsi di come dovrebbe essere. Potrei sbagliare, ma scommetto che l’autrice di questo gioiellino non ha mai pubblicato un romanzo, un poema, un saggio di critica letteraria.

Quello volte lì, quando trova una scrittura bella, il lettore intuisce che chi scrive ha un dovere solo: scrivere bene.

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15 Responses to “Una scrittura bella”

  1. ma sono lusingata-commossa-contenta di questo tuo link (sono rossa come un cocomero)

  2. ps. mai pubblicato nulla di letterario

  3. […] Approfondimento fonte:  Una scrittura bella « letturalenta […]

  4. letturalenta says:

    Se mai ti deciderai a pubblicare qualcosa, ti faccio da correttore di bozze aggratis. è una minaccia :-)

  5. be’ ci conto, ci vuole uno preciso per correggere le bozze ;-)

  6. Isa says:

    Ma sul serio, Tassa? Con tutto il rispetto per l’autrice, che sta proprio qui sopra, e con il non piccolo dispiacere di essere in disaccordo con te, oltre a contenere qualche errore formale non di poco conto il quadretto mi pare di una banalità sconcertante. Cani, padroni, fila di paraurti, (forse) adulteri in controluce, le decisioni che se non le prendi si prendono da sole, le guance rigate di lacrime (perdio!)… una teoria di cliché letterari ed esistenziali che non finisce più. Dov’è la bellezza che non vedo? Sono (diventata) troppo vecchia e troppo cinica? Buon fine settimana a tutti e due, comunque sia.

  7. letturalenta says:

    O Isa, che male c’è a essere in disaccordo? Nel post ho elencato i motivi per cui mi piace quella scrittura: stile commisurato al contenuto, ritmo, capacità comunicativa.

    Ho taciuto altri motivi, che sono proprio, credo, quelli che a te fanno impugnare con zelo la storica e amata matita rossa: l’immediatezza, che comporta qualche scivolamento in immagini un po’ abusate; l’imperfezione formale (“la signora con in una mano”, ecc.). Indizi di “illetterarietà” che a me fanno solo piacere.

    Per spiegare bene il perché dovrei scrivere un tomo a parte. In breve: non mi piace l’affettazione; non mi piace la veste letteraria imposta al vuoto di idee.

    Mi piace invece un’idea (non necessariamente una “grande” idea) tradotta in scena. Qui mi piace il contrasto tra la pausa emotiva del narratore e il movimento circostante. Mi piace l’accenno alle cose che si decidono da sole (presente Spinoza?), proprio quello che a te non da pace! Mi piace la rinuncia al fare in favore dell’osservare (una goccia di otium nel mare dell’ipercinesia contemporanea).

    Poi, sì, è vero: la veste dev’essere buona comunque, e se ci sono falli bisogna correggerli. A questo servirebbe l’editing per cui mi sono proposto (e che, dovesse capitare, girerei immediatamente a gente più affidabile, tipo te).

    Vecchia non lo sei di sicuro, cinica non mi sembra. Sei solo deliziosamente irascibile, che è poi uno dei motivi per cui ti voglio bene.

  8. Nino says:

    che bello imbattersi per caso in post come questo e vedere con quanta eleganza e cura vi confrontate.
    Complimenti spero di passare da qui più spesso.
    Buona serata

  9. @Isa: se fossi una scrittirice scriverei libri invece che post su di un blog, quindi perché leggere un post come se fosse un libro? per me la vita è banale, noi siamo banali, tutti, quindi perché non parlare banalemente, in un post, di questa banalità?

  10. Gillipixel says:

    Da fan assiduo di Farlocca, forse sono troppo di parte per parlare :-) ma volendo portare un piccolo contibuto al mini-dibattito innescato da quello che anche io reputo un gioiellino, introdurrei la similitudine col mondo musicale…prendete ad esempio il rock dei Pink Floyd e paragonatelo a quello dei Velvet Underground: il primo si esprime con un linguaggio musicale raffinato e frutto dell’esperienza di musicisti formatisi al conservatorio o comunque qualificati da un alto livello di studio; il secondo è tutto istinto e sgrammaticatura melodica, due accordi per raccontare il mondo…
    Ma chi può negare che questi due modi di narrare in musica siano entrambi portatori di un valore estetico profondo e capace di sfiorare dimensioni esistenziali genuine ed effettive?
    Con questo non intendo dire che il bel brano di Farlocca sia distorto come le musiche dei Velvet…la similitudine vuole solo sottolineare come spesso una deformazione del linguaggio faccia parte delle intenzioni epressive stesse, della ricerca di una particolare poetica…
    Detto questo, ognuno poi è libero di avere la sua opinione, ci mancherebbe :-)

  11. letturalenta says:

    Aggiungo solo che, per quanto mi riguarda, sono in una fase lettoria in cui tendo a preferire il contenuto alla forma, e le scritture spontanee a quelle che nascono da intenzioni “artistiche” e puntano alla perfezione formale (e questo succede, forse, perché da un punto di vista esistenziale, diciamo, mi sto convincendo vieppiù che la perfezione sia disumana. C’è chi dice che sia divina, ma ho il forte sospetto che sia diabolica :-))

    Capisco Isa, perché immagino che una persona come lei — raffinatissima traduttrice, padrona indiscutibile di lessico, grammatica e sintassi — sia naturalmente portata a far coincidere l’imperfezione formale con la sciatteria. Cosa indubbiamente vera per chi ha la sfrontatezza di chiamarsi scrittore e di (tentare di) farsi pubblicare; meno vera, se non del tutto falsa, per chi trattiene la sua scrittura in luoghi privati.

    E un blog, per quanto ipoteticamente accessibile da miliardi di persone, può essere un luogo privatissimo. Buona settimana a chiunque, con intenzione o per avventura, si trovi a passare da queste parti.

  12. un mio amico diceva che voler essere o fare solo cose perfette è un ottimo modo per non fare nulla :-)

  13. Gillipixel says:

    Scusate se poi dico un’altra mia riflessione :-)
    …dipende sempre anche dal termine di paragone col quale ci si rapporta: se ad esempio i modelli di confronto sono, per dire, Celine, o Joyce, o Ezra Pound, allora ragazzi miei possiamo mettere giù le voglie tutti quanti, prendere su baracca e burattini, andare a letto e coprirci su bene, senza osare più scrivere nemmeno una riga in vita nostra :-)
    Voglio dire: va sempre messo in conto un senso della proporzione tra livello qualitativo auspicato e livello qualitativo concretizzato effettivamente…
    Tutto questo senza negare una dimensione di “oggettività variabile” secondo la quale è possibile valutare la maggiore o minore bontà estetica di un’opera…in questo senso ho il massimo rispetto per esperti come Isa, che conoscono la materia e quindi hanno una voce in capitolo privilegiata su questi temi…

  14. Isa says:

    Ehi, ehi, ehi, io mi vedo passare il tempo sotto le dita (chiedo venia!) ma qui la discussione ferve! In breve, al Tassa: quando dici “non mi piace l’affettazione” io sono molto, ma molto concorde; e in quello scritto di farlocca (certo bisogna essere pieni di ironia e vuoti di sé, concedimi il ribaltamento, per scegliersi questo nom de plume) ho trovato per l’appunto parecchia affettazione. Poi, i miei moventi sono quelli che elenchi, e sopra a tutto il fastidio supremo per le sbavature formali (anche le mie, intendiamoci). Tolgono sempre forza al contenuto; io non riesco a pensarla che così (al grido di La forma è sostanza), ma ovviamente non pretendo di dare quest’opinione in sposa a nessuno. E a Farlocca: per me la scrittura è scrittura, non faccio differenza tra libri stampati, post su blog, messaggi e-mail e persino aggiornamenti di stato su Facebook. L’uomo che scrive ha una responsabilità (e anche la donna). Diciamo che non riesco a prendere alla leggera nulla che sia scritto… e passo la vita a massaggiarmi il fegato dolente, circondata da scritti tipo “La direzione, informa la gentile clientela, che, a causa…” (altro che raffinatissima padrona di lessici, sono. Sono un caso umano da compatire. E so che non te la sei presa.)

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