Orbene.
Con rara puntualità, in anticipo perfino, anche quest’anno è giunto il momento ineludibile del bilancio, o consuntivo o rendiconto che dir si voglia. Al fine di rendere l’edifizio rendicontatorio ancora più pericolante di quanto risulterebbe a volerlo costruire con un pizzico di criterio, comincerò dalla fine, ovverossia dal tetto.
Gli ultimissimi tempi di letturalenta sono stati segnati da un fenomeno raro e prezioso – la catalessi dell’ADSL – che entra oggi nel fatidico settimo giorno, termine ad quem per certificarne la definitiva scomparsa. Sette giorni disconnessi, utilissimi per dedicarsi a intense letture e meditazioni rapinose.
Letture mostruose, eroiche e imprudenti, come è imprudente l’eroe che scava a mani nude fra le rovine e le macerie di un cataclisma alla ricerca di un timido segnale di vita: egli dimentica le cure del giorno, gli affetti familiari, le ambizioni, i sogni e financo il blog, pur di non sopravvivere accanto all’orrendo rimorso di aver tralasciato qualcosa di utile a salvare il salvabile.
Quanto alle meditazioni, non tema il lettore: non si tratta di profonde discese gnoseologiche, né di vertiginose ascese verso le sfere somme dei massimi sistemi, bensì di piccole gitarelle fuori porta, magari in collina, nel tentativo di osservare le proprie imprese da una distanza ragionevole, ancorché non abissale.
Più di un anno fa, al termine di un anno dedicato alla commemorazione di Pier Paolo Pasolini, annunciavo tra il serio e il faceto che l’anno venturo – ovvero questo declinante 2006, sarebbe stato dedicato alla memoria di Antonio Pizzuto, uscito dal novero dei mortali il 23 novembre 1976. Fui facile profeta nel prevedere che la commemorazione pizzutiana sarebbe passata quasi inosservata nel turbinoso mondo delle patrie lettere. A differenza di Pasolini, infatti, Pizzuto non può garantire elevati profitti editoriali, e quindi tacquero le pagine culturali dei quotidiani, tacquero i maggiori blog letterari, tacquero i sedicenti critici che affollano sgomitanti le redazioni di riviste più o meno letterarie.
A maggior ragione, quindi, sono molto soddisfatto di non aver taciuto io, piccolo e marginale profeta involontario di una grandezza a me incommensurabile. Con me non tacquero, arricchendo con i loro contributi la mia piccola pizzuteide: Maria Pizzuto, Gualberto Alvino, Benedetta Panieri, Gian Maria Molli, Gabriella Mosca, Salvatore Butera, Felice Paniconi, Rosalba Galvagno, Maurizio Sperati, diversi siti e blog amici, Andrea Camilleri, l’editore Polistampa. A tutti, inclusi quelli che potrei aver colpevolmente dimenticato, dico ancora una volta: grazie, grazie, grazie. La pizzuteide resterà aperta, naturalmente, perché con Antonio Pizzuto non è davvero possibile chiudere.
Fui facile profeta, dissi poco fa. Ebbene, quest’anno mi è capitato anche questo, ovvero di essere nominato sul campo profeta del lentismo in un articolo di Fabio Sindici pubblicato su La Stampa il 9 novembre. Il giorno successivo questo umile blog ha sfondato per la prima volta il muro delle mille visite giornaliere, traguardo stracciato solo in occasione della presentazione di vibrisselibri, quando il freddo contatorino ha superato quota milletrecento. Ah, dimenticavo, naturalmente non ho idea di cosa sia codesto lentismo di cui sono ufficialmente profeta, altrimenti che razza di profeta sarei, scusa, se profetizzassi qualcosa che conosco.
Il paragrafo precedente, nominando vibrisselibri e i lettori del mio bloggo per gli appunti, mi offre il destro per concludere degnamente questi stralunati Season’s Greetings. Lavorando in vibrisselibri (sì, lavorando, anche se senza contropartite economiche) ho conosciuto un sacco di belle persone. Belle davvero, dico. Dovessi nominarli uno a uno farei notte, ma sappiano tutti i vibrisselibrai eventualmente in ascolto, e dico proprio tutti, che quest’anno per me è stato un buon anno soprattutto grazie a loro.
E ai lettori di letturalenta cosa posso dire? Dico che io non ho ancora capito perché essi perseverino nel deprecando vizio di leggere libri, ma ancor meno capisco come mai a quello aggiungano il vizio di passare ogni tanto di qua. Chi ha la pazienza di farlo, tuttavia, sa bene che io apprezzo in modo particolare le cose che non capisco, che dimentico, che capitano a prescindere, soprattutto a prescindere da me, e quindi grazie, o lettori!
Che vi siano lievi tutti gli anni a venire, a partire dal prossimo.