Il premio Nobel per la letteratura fu assegnato per la prima volta nel 1901 al poeta francese Sully Prudhomme, mentre nel 2007 è stato vinto da Doris Lessing, inglese, 88 anni fra pochi giorni, vecchia gloria letteraria dde sinistra dei tempi antichi, quando i comunisti erano comunisti, i fascisti erano fascisti e governavano i democristiani. La sua fama non è più quella di allora in questi tempi moderni in cui i fascisti e i comunisti sono specie protette e governa un democristiano.
Tra i candidati al Nobel del 2007 c’era anche Philip Roth, e infatti la Lessing ha ricevuto il premio a cinquantasette anni dal suo libro d’esordio The Grass is Singing, pubblicato in Inghilterra nel 1950. Se l’Accademia Svedese terrà questo passo, Philip Roth – che ha esordito nel 1959 con Goodbye, Columbus – vincerà il Nobel nel 2016, a soli 83 anni e con ben cinque anni di anticipo sulla Lessing, la quale – notizia imprescindibile – assieme al premio ha conquistato il primato di anzianità dei Nobel per la letteratura.
Come undicesima donna laureata, poi, la Lessing porta a sei il numero delle premiate negli ultimi cinquant’anni, interrompendo la parità con le premiate dei primi cinquant’anni. Non per niente fu molto amata delle femministe, Doris Lessing.
Ed è amata anche dai pacifisti, tanto che nell’anno del suo esordio letterario fu premiato Bertrand Russel, inglese come lei e come lei paladino della libertà e dei diritti umani, nonché ideatore di un celebre paradosso su barbe e barbieri da lui enunciato – coincidenza ricca di reconditi significati – nel 1901, anno di nascita del premio Nobel per la letteratura.
E questo ci riporta all’inizio del post, cosa che dimostra, nell’ordine, che in questo mondo tutto si tiene, che un terremoto in Cina può causare il battito d’ali di una farfalla svedese e che Doris Lessing non ha mai fatto la barba a Bertrand Russell.
N.B.: O lettore, se hai l’impressione che i sottili ragionamenti qui esposti siano leggermente sconclusionati e illogici, pensa che in Italia vive gente come Gianfranco Fini, convintissimo che l’illegalità si combatte aumentando le pene e costruendo più galere, o come Sergio Cofferati, più propenso a demolire che a costruire: sgomberare i centri sociali, tagliare i servizi comunali, chiudere i locali pubblici alle nove di sera, radere al suolo i campi nomadi. Poi si lamentano che la ggente si butta nell’antipolitica.