Archive for April, 2009

Lo scrittore realista

Wednesday, April 29th, 2009

Tratto da randomknowledge.wordpress.comC’era una volta uno scrittore realista, ma così realista da essersi dato come meta ultima della sua ricerca estetica la corrispondenza puntuale fra le cose del mondo e le parole da lui medesimo utilizzate per scriverle. Soleva dire, quello scrittore realista: «io scriverò il mondo, e lo scriverò con una precisione tale che il lettore, leggendo la mia opera, non noterà differenza alcuna fra l’esperienza che egli avrà avuto del mondo con i suoi propri sensi e quella che ne farà mediante le mie parole. La rosa che scriverò, o l’acqua, o la passione amorosa, saranno rosa e acqua e passione in modo così perfetto che chi le leggerà sulla pagina sarà rallegrato dal profumo della rosa, dissetato dall’acqua, preda dell’amore».

Fissati in tal modo i cardini della sua poetica, lo scrittore realista si accinse a metterli in pratica. Tolse un foglio da un quinterno intonso, aguzzò con cura il calamo, colmò la boccetta di inchiostro nero e uscì di buon’ora alla ricerca di qualcosa da scrivere secondo i suoi propositi. Cadeva in quel giorno l’equinozio di primavera e la natura metteva in scena l’ennesima replica dell’incipiente suo risveglio, con tanto di prati in fiore, verzure ondeggianti, nidi di rondine e tutto quanto. Lo scrittore realista sedette nei pressi di un arbusto e cominciò a scriverlo senza tralasciare alcun dettaglio.
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I segni dei tempi

Monday, April 27th, 2009

Tratto da www.repubblica.it
 
dalla home page di repubblica.it

(Faccio umilmente notare che Cofferati è capolista PD alle europee nella circoscrizione nord–ovest. Poi dicono che la ggente si butta a destra…)

Celebrazioni

Wednesday, April 22nd, 2009

Quest’ultima decade di aprile è caratterizzata da diverse celebrazioni, alcune ricorrenti altre uniche. Fra le ultime cito soltanto i due centenari illustri del 22 aprile: quello di Rita Levi Montalcini, che ha la fortuna di celebrarlo in prima persona, e quello di Indro Montanelli, che lo festeggia altrove.

Fra le celebrazioni ricorrenti menzionerò l’anniversario della fondazione di Roma, che cade il 21 aprile ed è giunto all’incirca alla sua duemilasettecentosessantaduesima edizione (auguri a tutti i romani di passaggio) e l’anniversario della morte del celebre scrittore peruviano Garcilaso de la Vega, che abbandonò davvero questa valle di lacrime il 23 aprile 1616, a differenza di quei burloni di Cervantes e Shakespeare.

E naturalmente ricordo che il 25 aprile cadrà l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Pare che quest’anno, accanto alle cerimonie abituali, le istituzioni inaugureranno un gustoso siparietto di avanspettacolo: un comico molto noto per le sue irresistibili barzellette sui campi di sterminio nazisti e i suoi cachinni sul confino politico ai tempi del fascio terrà un discorso commemorativo ufficiale.

Quel bicchierino di idromele

Thursday, April 16th, 2009

Tratto da www.zarahome.comDio: Dimmi, Adamo, secondo te io esisto?
Adamo: C’è la domanda di riserva?
D: Perché? Rispondimi, orsù, che ti costa?
A: Temo che a discutere dell’esistenza di Dio si finisca per litigare. Vuoi litigare?
D: No davvero. Sai bene che ti amo e che ci tengo a mantenere buoni rapporti con te.
A: Appunto, dico. Se siamo amici, che t’importa sapere se esisti o non esisti? Non potremmo fare le solite due chiacchiere sul moto degli astri, magari davanti a un bicchierino dell’idromele che mi hai fatto assaggiare ieri?
D: Buono quello! Devo dire che quando mi metto d’impegno riesco a fare cose molto buone.

A: Vedi che basta poco per coccolare l’autostima? Perché non lasci perdere quelle baie sull’esistenza?
D: Ma per me è una questione importante, Adamo. Tu non ti sentiresti un po’ a disagio se qualcuno ti dicesse che non esisti?
A: Perché, qualcuno ti ha detto che non esisti?
D: Adamo, non prendermi per i fondelli. Siamo gli unici esseri loquenti in questo giardino, almeno fino a quando non avrò creato Eva, quindi chi altri avrebbe potuto dirmi alcunché?
A: E che ne so? Magari qualche angelo ribelle.
D: Quelli li ho già sistemati.

A: E chi sarebbe questa Eva?
D: Quale Eva?
A: Non fare il finto tonto, dài. Poco fa hai detto che avresti creato una certa Eva.
D: Ah, quella Eva! No, niente, è un progetto che mi frulla in testa da qualche tempo.
A: Fai il misterioso?
D: Certo che sei ben curioso, neh!
A: Ah, io sarei curioso. E tu che un giorno sì e l’altro pure vuoi sapere se esisti, tu che saresti? Sentiamo.
D: Adamo! un po’ di rispetto! Va bene la confidenza, ma sono pur sempre Dio, perdiana! Misura le parole.
A: Prima mi sfinisci di domande e poi mi tappi la bocca con questa faccenda che sei Dio. E chi ti credi di essere? Eh? Eh? ma vai a fare il bulletto coi serafini, va’, che con me non attacca.
D: Adamo!

A: E poi non dire che non ti avevo avvertito.
D: Di che parli?
A: Te l’avevo detto che discutere dell’esistenza di Dio porta al litigio.
D: Come facevi a saperlo? Hai forse mangiato il frutto che ti ho proibito di mangiare?
A: E basta con questa manfrina del frutto proibito! Sarai mica un po’ fissato per caso?
D: È che quell’albero lì, tutte le volte che lo guardo, ho come un brutto presentimento.
A: E l’albero di qua, e l’esistenza di là. Sì sì, dammi retta, sei fissato. Ma non potresti darti una calmata e goderti la pace e le delizie dell’Eden? A volte proprio non ti capisco.
D: Dev’essere un effetto dell’infinitudine questo mio pormi domande la cui risposta giace in un minuscolo punto della mia mente immensa, così minuscolo e infinitamente distante che impiego migliaia di ere per raggiungerlo. E quando lo raggiungo spesso ho già dimenticato la domanda, e così anche la mia inquietudine è infinita.
A: Cosa questa che, a ben pensarci, rende assai poco desiderabile l’immortalità.

D: Adamo.
A: Cos’altro?
D: Io esisto?
A: No.
D: Lo temevo.
A: Perché?
D: Perché vorrei esistere.
A: Esistere non è mestiere da dèi, Dio.
D: Ne sei certo?
A: Sì. L’esistenza è appropriata per creature minime e inessenziali, conglomerati di cellule che si arrabattano come possono per cogliere un raggio di luce fra l’abisso di tenebra che li ha preceduti e quello che li seguirà.
D: Dunque per esistere dovrei nascere?
A: Dovresti morire.
D: 

A: Dio.
D: Dimmi.
A: Quel bicchierino di idromele?

Io

Thursday, April 9th, 2009

— Io scrivo poco e quando scrivo non scrivo mai di me.
— Questo non può essere vero: tutte le scritture sono autobiografiche.
— Dimostralo.
— Facile: il soggetto della prima frase di questo dialoghetto è io.
— E dunque?
— Tu hai scritto quella frase, dunque chi dice io in quella frase sei tu, dunque quella frase è al contempo scrittura e autobiografia. Quod erat demonstrandum.

— E ‘sti cazzi?
— Prego?
— Intendo dire che il tuo procedimento more geometrico contiene un errore.
— Dimostralo.
— Facile: dal fatto che io ho scritto quella frase — così come sto scrivendo tutte le frasi che compongono il nostro dialogo — tu deduci frettolosamente che chi dice io in quella frase sono io, e questo è falso.
— E chi decide che è falso?
— Io.
— Con quale autorità?

— Non si tratta di autorità, ma di necessità: in mancanza di elementi contestuali, testimonianze, riscontri, solo io posso decidere se chi dice io in una frase che ho scritto io sono io. Non può essere diversamente.
— Potrei concedertelo in generale, ma nel caso di specie il contesto e il testimone ci sono, ed entrambi ti smentiscono.

— Dimostralo.
— Facile: quanto al contesto, tu hai scritto quella frase nell’ambito di un dialogo che si svolge qui e ora fra te e me, e tutti sanno che nel corso di un dialogo chi dice io sta parlando di sé medesimo. Intendi negarlo?
— Non lo nego, ma questa osservazione non è un argomento a sostegno della tua ipotesi. Nell’ambito di un dialogo scritto, infatti, non tutte le frasi sono necessariamente parte del dialogo. La frase che apre il nostro potrebbe essere una citazione tratta da un libro, per esempio, oppure riportata da una conversazione precedente fra me e un terzo ignoto. Il contesto lascia aperte tutte le possibilità.

— E sia, e sia! Ma resta comunque il testimone a smentirti.
— E chi sarebbe costui?
— Sono io!

Terremoto

Wednesday, April 8th, 2009

Il giorno dopo, avendo trovato qualche po’ di provvisioni con ficcarsi tramezzo alle rovine, si rinfrancarono un po’ di forze, quindi si posero come gli altri a lavorare per sollievo degli abitanti ch’erano scampati alla morte. Alcuni cittadini sovvenuti da essi gli diedero da desinare qual poteva apprestarsi in tanta sciagura. Era il pranzo veramente assai tristo, bagnando i convitati il loro pane di lacrime, ma Pangloss li consolava assicurandoli, che le cose non potevano andare altrimenti; perchè, diceva egli, tutto quel che è, è ottimo, imperocchè se vi è un vulcano a Lisbona non poteva essere altrove non essendo possibile che le cose non sieno dove sono; perchè ogni cosa è bene. [Voltaire, Candido, o l’ottimismo, cap V]

Dedicato ai deficienti che ci governano, quelli che ripetono a paperella quel che loro più conviene: che i terremoti sono imprevedibili, che questo d’Abruzzo è senza precedenti (crassa menzogna), che i soccorsi sono impeccabili, che la vita è bella e che lo stato c’è. Che vadano cordialmente affanculo.