Bisognerebbe scrivere un libro in cui non succede mai niente di importante.
Bisognerebbe scrivere un libro in cui due signori si incrociano per strada. «Ciao» dice il primo «saranno trent’anni che non ci vediamo». «Proprio vero. Allora ciao» dice l’altro, e corre via.
Bisognerebbe scrivere un libro in cui un uomo e una donna sono seduti al tavolino di un bar. Lei dice «sei carino», lui dice «sei carina», allora lei si alza, va alla cassa e dice «cappuccio e cornetto», la cassiera risponde «due e dieci», lei paga, esce dal bar e prende a destra, poi lui si alza, va alla cassa e dice «cappuccio e cornetto», la cassiera risponde «due e dieci», lui paga, esce dal bar e prende a sinistra.
Bisognerebbe scrivere un libro in cui sono vietate le descrizioni generiche.
Bisognerebbe scrivere un libro in cui invece di scrivere «la stanza è spaziosa» si scriverebbe «il pavimento contiene ventisette piastrelle venti per venti da est a ovest e trentatrè piastrelle venti per venti da nord a sud, quindi la stanza misura cinque metri e quaranta per sei e sessanta, che fanno trentacinque virgola sessantaquattro metri quadri: ne ho viste di più piccole».
Bisognerebbe scrivere un libro in cui invece di scrivere «portava un maglione amaranto» si scriverebbe «portava un indumento che gli avvolgeva il busto dal collo alla cintura e le braccia dalle spalle ai polsi, di un colore che a occhio e croce poteva essere un RGB 195,30,30».
Bisognerebbe scrivere un libro di critica spietata alle idee ricevute.
Bisognerebbe scrivere un libro in cui un insegnante di geografia delle medie entra in classe il primo giorno di scuola e dice «ragazzi, vi avranno detto non so quante volte che Roma è in Italia, che l’Italia è in Europa, che l’Europa è nell’emisfero boreale, che l’emisfero boreale è nel pianeta Terra e che il pianeta Terra è nel sistema solare. Sono tutte cazzate».
Bisognerebbe scrivere un libro in cui un teologo incontra un altro teologo e gli chiede «Dio esiste?» e l’altro risponde «dipende».
Bisognerebbe scrivere un libro, ma mica oggi.