Archive for February, 2010

Una lettera

Thursday, February 25th, 2010

Ho mandato una lettera al ministro Claudio Scajola, usando la pagina dei contatti sul sito della Camera dei deputati. La lettera è questa:

Signor ministro, poco fa ho letto sul Corriere on line questa sua dichiarazione:

«Ogni iniziativa giudiziaria che vuole riportare la legalità è ben accolta ma non c’è dubbio che ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. C’è bisogno di una moralità più forte ma anche di non destabilizzare il sistema». È durissimo il richiamo del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola a margine del secondo forum economico del Mediterraneo, in merito all’inchiesta su presunti episodi di corruzione che ha coinvolto il settore delle telecomunicazioni, in particolare Fastweb e Telecom Italia Sparkle. (l’articolo completo è qui).

Se la frase virgolettata è riportata correttamente, avrei qualche domanda da farle in proposito:

Che tipo di contraccolpi teme esattamente?
Quali pericoli vede per la stabilità del sistema?
A quale parte del sistema si riferisce (istituzioni, economia, politica, altro)?
Quali rimedi propone per evitare che l’iniziativa giudiziaria abbia i contraccolpi da lei temuti?

Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.

Luca Tassinari
(cittadino italiano residente a Bologna)

Se domani

Tuesday, February 23rd, 2010

«Se domani il Parlamento approvasse, con voto di tutti, una leggina in cui si afferma che chi è condannato con sentenza definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione non si può candidare per cinque anni, secondo me la pubblica opinione reagirebbe positivamente. Direbbe meno male e, quindi, le istituzioni politiche acquisterebbero un tassello di fiducia». [Gianfranco Fini, 22 febbraio 2010]

Eh no, caro Fini, non mi freghi. Se vuoi il mio appoggio a questa tua rivoluzionaria proposta di legge, devi aggiungere come pena accessoria per quei birbantelli tò-tò sulle manine e a letto senza cena! Come minimo. Altrimenti non se ne parla proprio.

Impossibile

Thursday, February 18th, 2010

Nell’immagine il lettore può ammirare Password Bank — l’applicazione più inutile del pianeta — in uno dei suoi numeri più celebrati dal pubblico e dalla critica: la battutina scema a sfondo sessuale.

Roma, lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci

Sunday, February 14th, 2010

Questa lettera è apparsa su U Velto, il blog dell’associazione Sucar Drom curato dall’Istituto di Cultura Sinta. L’episodio a cui si riferisce è solo uno dei tanti esempi di deportazione ed emarginazione forzata operata dalle autorità ai danni di rom e sinti. A pochi giorni dalla giornata della memoria, ricordo per l’ennesima volta che schedatura, deportazione e concentrazione in ghetti furono i primi passi del nazismo verso lo sterminio degli ebrei. Uno stato che usa la violenza contro cittadini e immigrati in base alla loro appartenenza etnica cessa di essere uno stato di diritto.

Chi ha a cuore la giustizia e la libertà propria e dei propri figli faccia circolare questo appello. Per favore. lt.

Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose scuole dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte l’attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.

Perchè?

Sappiamo che l’assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più. Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro, per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia (in foto), carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo. Siamo stanchi di subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque voglia
DIFENDERE LA DIGNITA’ DEI ROM PER DIFENDERE UN PO’ DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM

la Comunità Rom di Tor de Cenci

Dall’indice

Wednesday, February 10th, 2010

Dall’indice di un libro che sto leggendo:

Pag. I: Introduzione del curatore
Pag. XXXI: Postilla del 1983
Pag. XXXIX: Bibliografia
Pag. XLIII: Prefazione all’edizione italiana
Pag. 5: Prefazione alla seconda edizione tedesca
Pag. 18: Introduzione dell’autore

Poi comincia il libro, a pagina 25.

Di neve

Tuesday, February 2nd, 2010

Tra sabato e domenica è caduta molta neve, trenta centimetri buoni. Domenica pomeriggio ho passato tre ore a spalarla per liberare passaggi strategici davanti al garage e in cortile: dio non voglia che il lunedì mattina non si possa usare l’automobile per accompagnare i figli a scuola o per andare al lavoro. Incombenze ineluttabili, inevitabili.

Spalavo accompagnato dalla certezza di svolgere un compito utile all’umanità, o quanto meno a quel frammento di umanità che è la mia famiglia.

Tra una palata e l’altra, tuttavia, non potevo fare a meno di pensare che tutto quel fervore spalatorio non aveva niente di ludico: si spalava solo per dovere. In altri tempi una nevicata simile avrebbe prodotto un pupazzo, come minimo, o addirittura quel mitico pucazzo di neve che facemmo una volta nel cortile della parrocchia: un gigantesco pene bianco eretto in faccia al campanile, fonte per l’arciprete di indimenticabili reprimende e ispiratissime omelie.

Alla prossima nevicata, ho pensato, al diavolo il garage, il cortile, la scuola e il lavoro: assieme ai pargoli faremo un bel pupazzo di neve. Forse non un pucazzo, ché non sono così disinvolto da fare allusioni sessuali esplicite coi piccoli, ma un pupazzo, perdio, almeno quello va fatto.