Leggo su Giornalettismo che Umberto Eco in un’intervista al quotidiano spagnolo «El Pais» si scandalizza perché in Internet il porno tira più di Gesù e di Padre Pio. Testuali parole:
El último artículo que he escrito dice: “Busquemos en Internet a Padre Pío”; reflejaba los 1.400.000 sitios en que aparecía este nombre. Busquemos a Jesús: 3.500.000. Busquemos porno: 130.000.000. Porno gana por 100 veces a Jesucristo.
Traduzione a capocchia:
L’ultimo articolo che ho scritto dice; “Cerchiamo in Internet Padre Pio”; [la ricerca] mostrava 1.400.000 siti in cui compariva questo nome. Cerchiamo Gesù: 3.500.000. Cerchiamo porno: 130.000.000. Porno vince su Gesù per cento a uno.
Il tutto all’interno di un discorso piatterello e cerchiobottista sui multiformi aspetti della grande rete, che secondo Eco — cito a caso — “in molti casi ha cambiato la nostra vita, la nostra capacità di documentarci, comunicare, ecc. E in alcuni casi si presta a diffondere notizie false” e altre amenità consimili.
Ora, io non pretendo che, ogni volta che l’Immenso parla, dalla sua bocca colino fiumi d’oro o svolazzino fumi d’incenso, e però, suvvia, che ne escano brandelli di chiacchera da bar mi sembra francamente eccessivo.
La prima e più ovvia osservazione che si può muovere a Eco è che per fare ricerche sensate in Internet occorre tener conto di come funziona lo strumento, per evitare di confrontare mele con pere. Nel caso di specie, se Eco avesse cercato Jesus anziché Gesù, con Google avrebbe trovato 194 milioni di siti, contro i 197 milioni che avrebbe scovato cercando porn anziché porno. L’ovvia differenza è che, mentre i termini porn (tendente all’uso universale) e porno (quasi idem) si trovano molto spesso affiancati negli appositi siti — e quindi cercando l’uno è molto probabile trovare anche l’altro — questo non succede per i termini Gesù e Jesus, essendo il primo esclusivamente italiano, l’altro quanto meno inglese e spagnolo, le due lingue europee più diffuse al mondo (mondo al quale, sia detto sommessamente e tra parentesi, appartiene anche Internet).
Conclusione: in Internet (più precisamente in Google) il porno batte Gesù per 197 a 194, un risultato ben lontano dal 100 a 1 millantato da Eco.
Seconda osservazione, di poco meno ovvia della prima: siamo sicuri che l’abbondanza di pornografia in rete è male, mentre quella di Gesù è bene? Lascio al lettore (e ovviamente a Eco) l’onere di rifletterci un po’ su.
Terza e ultima osservazione. Dice Eco: “non si sa mai se quello che si legge in Internet è vero o falso. Questo non succede con i giornali o con i libri. (…) Con Internet non si sa mai chi parla”.
Questo è un caso lampante di sindrome della fonte, che consiste nell’investire la fonte di un’affermazione del potere di predeterminarne la veridicità, con buona pace del senso critico. Una delle verità più incrollabili da tempi non sospetti è che tutte le fonti di notizie e di saperi sono parimenti inaffidabili fino a quando l’intelletto umano non si prende la briga di criticarle, ovvero di sottoporle ad attenta e spietata analisi. Lo si sa almeno dai tempi in cui Lorenzo Valla dimostrò che la Donazione di Costantino — fonte autorevolissima — era una bufala totale.
In assenza di senso critico non c’è fonte che tenga, quindi chiudo raccomandando a tutti i lettori di Umberto Eco — possano i numi conservarlo integro e glorioso nei secoli — di navigare in lungo e in largo su Internet, siti porno compresi, purché lo facciano sempre con gli occhi bene aperti e le orecchie ben protette dai canti delle sirene e dai sermoni dei sapienti.