Archive for the ‘DTFN’ Category

[dtfn] XXVIII – Commiato

Saturday, January 12th, 2008

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Non è più tempo di indugi, mio caro e soccorrevole compagno di strada. Le vele sono riparate, per quanto possibile, e il fasciame mi sembra adeguatamente calafatato. Per quanto sia piacevole stare qui, in questo riparo accogliente e riposante, non posso sottrarmi più oltre al mio destino di racconto errabondo e onnivoro. Mi attende un viaggio del quale ignoro tutto: potrà essere brevissimo o eterno, placido o avventuroso, dominato dalla bonaccia o dall’uragano, destinato a un approdo sicuro o alla discesa definitiva negli abissi. Sarà comunque un viaggio e sarà il mio viaggio.

Vorrei trovare parole adatte per congedarmi, ma confesso che le partenze mi mettono a disagio e mi consegnano a una penosa afasia. Se io fossi un racconto meticoloso e saggio, previdente e consapevole dei suoi doveri, impiegherei queste ultime righe ad allacciare i fili pendenti, a trarre qualche debole conclusione, a sciogliere gli ultimi nodi del mio intreccio, a rivelare le intenzioni ultime e la vera personalità dei miei personaggi, a depositare nel regesto letterario la morale della favola.

Ma tu mi conosci bene, ormai, e sai che da me non puoi aspettarti un discorso compiuto, ordinato, assertivo, prescrittivo, ma solo l’amalgama di segni e lemmi che univocamente e ineluttabilmente mi connota. Io sono le mie parole, le mie frasi, i miei accapo, i miei spazi bianchi, i miei margini e i miei segni di interpunzione. Altro non potrei essere e altro non potrei dire, se non quello che tu dici mentre ti leggo. Spero che il mio editore, se mai ce n’è stato uno, abbia rispettato le mie indicazioni, e mi abbia stampato con la metà destra delle pagine bianca, a tua disposizione. Se non l’ha fatto gli auguro di fallire sommerso dai debiti.

Devo andare, sì, lo so, eppure è così bello restare. Potrei raccontarti la mia famosa novella del mendicante che si chiamava Natale, ma non c’è più tempo, no, non c’è più tempo. Natale, si chiamava, e ha salvato la vita a una fanciulla, come nelle fiabe. Chissà quante cose importanti ho dimenticato… ma a che serve pensarci adesso, quando l’àncora è ormai staccata dal fondo, e la brezza di terra comincia a gonfiare le vele.

Mi stanno aspettando, devo andare. Racconterò la tua storia ai racconti che incrocerò, e questi la ripeteranno ad altri ancora. Non una sola parola andrà perduta. Scrivimi una dedica sul margine di una pagina che ti ha commosso, o annoiato, o irritato. La leggerò al mio ritorno, se mai tornerò. Non dimenticare: non fidarti dei falsi maestri, non fidarti di chi non sa leggerti tutto intero. Ricorda! Solo i racconti possono dirti chi sei! Ah, ecco la bocca di porto, ecco laggiù il mare aperto! Addio! Non dar retta a quel pazzo furioso che pretende di avermi scritto. Tendi l’orecchio, allunga una mano: io sono lì, io sono le parole che sono in me, io sono la fola che narra la tua storia. Io sono un racconto! – Explicit.

[dtfn] XXVII – Commento terzo

Saturday, January 5th, 2008

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Immagino che tu ti sia chiesto come mai io non abbia ancora commentato il mio ventiquattresimo capitolo, ovvero novella terza, ovvero La morte dell’autore. Semplice: non l’ho fatto perché il capitolo ventitreesimo, intitolato Letteratura e vita, è di fatto un commento ante-litteram a quella novella. Son cose che succedono nei racconti, specialmente in quelli di genere erratico e inconcludente come me.

Potresti facilmente verificare tu stesso l’assoluta sincerità di codesta mia affermazione andando ora a rileggere la suddetta novella, proseguendo poi nella lettura del succitato capitolo. È però mio dovere avvisarti che, qualora tu decidessi di procedere alla verifica, cadrebbe uno dei pilastri – e forse il più importante – che sorreggono la nostra amichevole conversazione, nonché buona parte della storia della letteratura: nel tempo che tu dedicheresti a ripercorrere quelle pagine, non sarei più io a leggerti, ma tu a leggere me.

Le conseguenze di questa alterazione gravissima dei termini del nostro rapporto sarebbero drammatiche: in quel momento tu non saresti più oggetto del racconto – come il mio titolo spiega – ma semplice lettore e, che le muse te ne scampino, correresti seriamente il rischio di tramutarti in recensore.
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[dtfn] XXVI – Catastrofe

Wednesday, November 28th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Se un rogo immane distruggesse tutte le biblioteche del mondo, e tutte le librerie, e tutte le case editrici, e financo tutti gli strumenti adatti a trascrivere le parole su supporti duraturi, la terra non avrebbe il tempo di compiere un giro completo su sé medesima per riempirsi nuovamente di racconti impressi sulla cenere del mondo, nell’aria o sulla sabbia, mandati a memoria e tramandati a voce, incisi da unghie ferine su rocce annerite dal fuoco, dipinti con ossa carbonizzate su pareti vetrificate.

Narrerebbero in tutte le lingue superstiti il corso e gli effetti della grandiosa catastrofe, se esistessero ancora le parole necessarie: ma, ahimè!, tutti i dizionari sono andati distrutti; migliaia e migliaia di lemmi sono perduti per sempre; non è rimasto un solo trattato di filologia romanza, non un saggio o un articolo di linguistica comparata, non un brandello delle annose ricerche sulle affinità delle lingue agglutinanti.

Che fare, dunque?
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[dtfn] XXV – Scrittura creativa

Tuesday, November 20th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Mai cominciare una frase con un avverbio. E tanto meno con una congiunzione.

A questo si dedicano prevalentemente i manuali di scrittura creativa. Sono individui sedentari ed eleggono le isole maggiori a loro stabile dimora. Raramente salpano le ancore e solo per piccoli spostamenti, il più delle volte per incontrare i manuali di isole vicine, o per partecipare a una conferenza sui recenti sviluppi nell’uso dell’articolo indeterminativo nei romanzi epistolari. Diffidano dei racconti, troppo vaghi e itineranti per i loro gusti ma, pur non amando la loro compagnia, spesso li osservano di nascosto.

Giusto ieri stavo discutendo del mio capitolo precedente con un racconto poliziesco, quando ne ho beccato uno rimpiattato presso un moletto, tutto intento a prendere appunti. Si occupano infatti di segnaletica per racconti, disseminando ovunque esortazioni più o meno esplicite, avvisi amichevoli, ordini indiscutibili: non esagerare con gli aggettivi; evita le ripetizioni; non esprimere un concetto semplice con parole complicate; attento alle cacofonie; parla di ciò che conosci; cerca sempre di farti capire.
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[dtfn] XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [7]

Friday, October 26th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/VII
Sono passati molti anni da quel pomeriggio che ha mostrato soltanto a me il suo volto eroico ed epocale. In seguito ho cercato caparbiamente di rimuovere dalla memoria la data di quel giorno, nel timore che potesse coincidere con un evento memorabile per molti, come l’assassinio di un cantante famoso o una festa patronale. Alla fine ci sono riuscito, e oggi ricordo soltanto che era una bella giornata di sole. Le mie previsioni sulla fortuna dell’Autore in seguito al mio piccolo intervento sul capitolo undicesimo dell’Opera 39 si sono poi rivelate esatte, e ancora oggi fioriscono gli studi attorno a colui che la critica aveva bollato come un insulso scrittore seriale.

Sono particolarmente orgoglioso di essere considerato ancora oggi lo scopritore di questo talento così accuratamente nascosto in migliaia di pagine rigorosamente sciatte: L’Opera 39 fu pubblicata un mese dopo la scomparsa dell’Autore, e io corsi subito dal mio relatore annunciandogli entusiasta che avevo scoperto un’incredibile discrepanza fra lo schema del romanzo, che avevo fotografato durante la mia visita, e la stesura dell’undicesimo capitolo. Questo particolare poteva essere l’indizio di qualcosa di interessante, spiegai, forse l’apertura di una nuova fase creativa tragicamente stroncata dal destino, o forse un invito a rileggere l’opera dell’Autore da un nuovo punto di vista. Il relatore mise in campo tutto il suo buon senso per convincermi a lasciar perdere. L’Autore è morto, mi diceva, lascialo riposare in pace, ma il mio entusiasmo alla fine vinse la sua prudenza e decretò la fine prematura delle Tecniche e prospettive del romanzo contemporaneo nell’era posteriore al postmoderno.
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[dtfn] XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [6]

Wednesday, October 24th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/VI
Restava un ultimo dettaglio da sistemare, il più importante. Osservai con cura la disposizione dei volumi nella biblioteca per individuare i punti di provenienza di quelli allineati sul tavolo di consultazione. La vastità delle scaffalature mi stava dicendo con estrema chiarezza che quel lavoro avrebbe richiesto troppo tempo, quando un’intuizione salvifica ebbe la cortesia di suggerirmi la strada giusta: sul retro di copertina del primo libro trovai annotata a matita la sigla SO‑IV‑8‑27, che doveva corrispondere alla collocazione che andavo cercando. Anche gli altri libri avevano sigle simili e ipotizzai che la prima parte indicasse il punto cardinale, la seconda corrispondesse al piano della libreria partendo dal basso, la terza alla colonna partendo da sinistra, e la quarta alla posizione del libro nello scaffale univocamente determinato dalle prime tre.

Una rapida verifica sperimentale su due volumi scelti a caso confermò l’ipotesi, dato che alle coordinate definite dalle sigle c’erano vuoti perfettamente compatibili con il libro designato, preceduti e seguiti da volumi con sigle identiche nelle prime tre parti a quella mancante. Strappai un foglio dal piccolo bloc notes che portavo sempre in tasca e, usando il palmo aperto della sinistra come appoggio, vi ricopiai i titoli e le sigle, poi lo ripiegai e lo nascosi all’interno della cintura con lo stesso sistema usato per la scheda di memoria della macchina fotografica. Sfilai i segnalibri da tutti i volumi e li posai in un vassoio che ne conteneva molti altri, poi ricollocai ogni libro al suo posto, seguendo l’infallibile segnaletica delle sigle.
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[dtfn] XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [5]

Monday, October 22nd, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/V
Dopo aver reso questo tributo di incalcolabile valore alla memoria di colui che dopotutto aveva accettato di ricevere uno sconosciuto laureando privo di raccomandazioni per aiutarlo a concludere dignitosamente il suo corso di studi, tolsi la macchina digitale dal mio zainetto e fotografai lo schema del romanzo, poi tornai in biblioteca per dedicarmi alla trascrizione dell’ultima fatica dell’Autore, il suo testamento letterario affatto involontario e casuale, la sua mai pianificata Opera 40, che decisi di destinare alla sempiterna gloria dei capolavori mai scritti.

Dal lucernario che si apriva sulla campata sudovest del tetto pioveva una luce pomeridiana, distribuita nella stanza in modo tutt’altro che democratico, con grande vantaggio della parete sulla sinistra di chi entrava provenendo dallo studio, tanto che la massa cunimorfa che giaceva sul lato opposto passava in secondo piano rispetto a una porzione rilevante della libreria e al tavolo di consultazione, sul quale brillavano in piena luce alcuni libri ben allineati ed equidistanziati, i bordi inferiori collimati al lato lungo del tavolo. La dominante lignea dell’arredamento e l’immobilità dell’insieme, fatta eccezione per la luce che impercettibilmente digradava, conferivano alla scena l’aspetto di un dipinto antico, turbato appena dall’abbigliamento tardo novecentesco dell’illustre trapassato.
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[dtfn] XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [4]

Wednesday, October 10th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/IV
Appena udii il tonfo inconfondibile che un corpo sovradotato di grasso produce quando si schianta senza controllo su un pavimento di legno, avrei voluto balzare in piedi per prestare soccorso, ma per un certo tempo rimasi impaniato nelle insidie basculatorie della poltrona, che sommate alle sue giravolte ribaltabili rendevano più che arduo il compito di abbandonarla.

Liberatomi infine in un sol colpo da quella trappola e da quella dell’intreccio del capitolo undicesimo – dove un maschio innominato volava in aereo da Gerusalemme alla volta di una barca ancorata di fronte a una spiaggia di Sharm‑El‑Sheik, barca già occupata da una femmina senza nome che uscita dall’ufficio era passata da un negozio prima di attraversare il centro per recarsi a casa e di lì, a nuoto, alla sullodata barca, dove stava leggendo Le avventure di Augie March – mi precipitai in biblioteca e lì lo vidi, atterrato da una forza enorme e misteriosa che l’aveva inchiodato su un fianco, le gambe lanciate all’indietro e leggermente flesse al ginocchio, i piedi uniti, le braccia distese in avanti, la testa un poco arrovesciata, formando nel complesso una figura simile a un coniglio che spicca il salto, quando si fosse escluso da quel quadretto il particolare del libro ancora stretto nella mano sinistra con il pollice conficcato fra le pagine a guisa di segnalibro.
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[dtfn] XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [3]

Tuesday, October 9th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/III
Lo stato mentale caotico determinato dall’affollarsi dei pensieri dimidiati non era percepito con chiarezza dall’Autore. Manteneva apparentemente il dominio dei suoi gesti e delle minime azioni del momento, anche se, a ben guardare, andare e venire dal balcone alla costosa poltrona iper‑snodata della scrivania, accendere sigarette per spegnerle quasi subito, mutare così spesso la postura, abbandonarsi talvolta a momenti che si sarebbero detti di riflessione, non fosse stato per quell’espressione ebete che li accompagnava, tutto questo si sarebbe presentato a un osservatore esterno come un segnale di nevrosi, se non di definitiva demenza.

Dai vertici dei cartigli dedicati ai luoghi si dipartivano sottili linee orizzontali che proseguivano fino all’estrema destra dello schema. All’interno della griglia formata da queste linee divisorie se ne muovevano altre più spesse, ognuna di un colore corrispondente a quello di un personaggio. La progressione orizzontale delle linee consentiva di seguire i personaggi nel tempo, mentre i loro movimenti verticali, a volte obliqui, riflettevano gli spostamenti fra i diversi luoghi.
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[dtfn] XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [2]

Thursday, October 4th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/II
Tutto preso dal ricordo di quella lezione di poetica, solo alla fine l’Autore si rese conto di averla ripetuta a voce alta con lo stesso tono di voce della prima volta, e tastandosi le guance e i lati della bocca ritrovò al tatto la medesima espressione del volto. Ripeté ancora mentalmente la breve prolusione, non senza un certo compiacimento per l’acutezza della risposta, così ricca di citazioni e pregevoli inserti di letteratura italiana, russa e francese. Diderot, poi… Diderot… Ecco che dall’abisso magmatico dei pensieri iniziati e mai conclusi, risalì in superficie quella frase così assertiva e impudente: Con i piaceri violenti accade come con le pene profonde: sono muti.
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XXIV – Novella terza, La morte dell’Autore [1]

Monday, October 1st, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/I
Dove mai è situato il confine fra ragione e istinto, geometria e caos, conoscenza e analfabetismo? Così andava interrogandosi da ore il taciturno e immobile Autore. Con i piaceri violenti accade come con le pene profonde: sono muti. Leggeva e rileggeva questa frase, l’Autore, a bocca chiusa. Apriva e richiudeva il Paradosso sull’attore. Lo riapriva senza fallo e senza alcun motivo apparente a pagina trentanove, e sempre gli occhi suoi ricadevano su quella frase, la percorrevano da sinistra a destra e la trasmettevano senza esiti apprezzabili al cervello, che si limitava a riecheggiarla, senza mai illuminarla del benché minimo baluginare di senso.
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[dtfn] XXIII – Letteratura e vita

Friday, August 10th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/L’intenso e fecondo rapporto fra letteratura e umanità non è perfettamente simmetrico. Avrai notato, credo, che nella nostra conversazione l’iniziativa è nelle mie mani: sono io che decido sia i tempi sia i contenuti del nostro amichevole dialogo, mentre tu non hai il potere di cambiarli o di proporre i tuoi. Questa situazione non dipende da protervia mia o da tua debolezza. È un aspetto naturale del rapporto fra uomini e racconti, e né tu né io abbiamo il potere di modificare la natura delle cose.

Il nostro campo d’azione è assai limitato, a ben pensarci. I racconti non possono fare altro che impastare parole attorno a un’emozione o a un pensiero umano mentre gli uomini non possono fare altro che reagire a quell’impasto con nuovi pensieri e nuove emozioni. E se gli uomini non possono modificare le parole dei racconti, è pur vero che i racconti non possono cambiare le emozioni e i pensieri degli uomini. Se io mi lascio prendere talvolta dal timore di annoiarti o di perderti, è proprio perché non posso intervenire sulle sensazioni che si affollano in te man mano che ti leggo. Certo, posso notare un momento di perplessità o di sconcerto, una pausa di riflessione o un moto di ilarità, ma non ho mai un quadro completo e preciso delle tue reazioni. Analogamente, credo, tu non hai una comprensione chiara e totale delle mie parole, ed è questo che alla fin fine ti convince che non sarebbe giusto modificarle, anche se di tanto in tanto qualcuna di loro ti infastidisce o ti irrita.
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[dtfn] XXII – Margini

Tuesday, July 24th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Sempre nuove insidie sorgono a minacciare la salutare e necessaria comunione fra umanità e letteratura, e non è facile far fronte a tutte con pari efficacia, ammesso che sia possibile anche solo individuarle. Il commento tenta di rubarci letture smontandoci a pezzi e circondando il nostro testo di una tal mole di parole dotte e ragionevoli da renderlo di fatto inaccessibile. I banditi che fanno carta straccia delle nostre tradizioni morali in cambio di grandi tirature riducono l’arte del racconto all’imitazione piatta e volgare degli aspetti più superficiali della vita umana, rinunciando a cercare cupe o luminose assonanze con le angosce più ineffabili, i piaceri più inconfessabili, il dolore più inesprimibile, la gioia più afasica.

L’uno e gli altri blandiscono l’umanità con false promesse di significati comprensibili e rimedi efficaci contro le incertezze e la precarietà dell’esistenza. Venite a me, dice il commento, fidatevi! Io vi rivelerò tutti i segreti del racconto, anche i più riposti. Seguitemi fiduciosi e capirete! State con noi, aggiungono i banditi. Noi abbiamo le storie che desiderate, quelle che parlano di voi, della vostra vita di tutti i giorni! Accostatevi a noi senza timore, e vi mostreremo come superare qualsiasi dolore e come conquistare la felicità qui e ora! Spudorate menzogne! Eppure non sono questi gli unici pericoli, e forse non sono nemmeno i più temibili. Hai ben visto come noi racconti siamo capaci di difenderci dalle interpretazioni, e puoi giurare che anche i banditi non hanno gioco facile: cercano in tutti i modi di costringerci ai margini della nostra società per indebolirci e ridurci al silenzio, ma non sanno che i margini sono il nostro habitat naturale, e che le rotte periferiche sono le nostre preferite.
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[dtfn] XXI – Autodifesa

Thursday, July 12th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/So che potrebbe sembrarti strano, se non presuntuoso, che io mi commenti da me. L’ho fatto nel mio capitolo quinto, l’ho rifatto nel vigesimo e non posso prometterti che non lo rifarò.

Se io fossi, poniamo, un racconto naturalistico, uno di quei racconti che erigono solidissimi recinti verbali attorno al loro intreccio e a tal punto lo cingono e lo circoscrivono da renderlo affatto indistinguibile dall’artifizio retorico che lo esprime, probabilmente non avrei bisogno di commentarmi: il monumento delle mie caratteristiche grammaticali e sintattiche coinciderebbe con ogni possibile interpretazione. Anche se fossi un dialogo filosofico ben congegnato, uno di quelli che procedono ordinatamente all’esposizione del proprio tema, dando conto di ogni argomento favorevole e contrario e tutti discutendoli per arrivare a una conclusione ineccepibile, non avrei motivo di fermarmi di tanto in tanto a commentarmi: il mio stesso procedimento dialettico, infatti, darebbe spazio a tutte le ragioni e a tutte le obiezioni.
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[dtfn] De te fabula narratur

Monday, June 25th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Ormai ci frequentiamo da un po’. Ho impastato circa sedicimila parole che parlano di me e del mio mondo, delle mie debolezze e dei miei timori, dei miei sogni e della mia poetica. In più di un’occasione hai manifestato perplessità nei miei confronti, e ti sei chiesto almeno una volta che scopo potesse avere questo mio lungo monologo. No, non negare, non credere che questo mi offenda o che io intenda rimproverarti. Mi rendo conto che il mio è un discorso non privo di vaghezza e che seguirmi in tutte le mie giravolte e i miei vagabondaggi può provocare noia e irritazione.

Sono convinto, d’altro canto, che se mi hai seguito fin qui è perché in te batte un cuore di flâneur e sono certo che non ti dispiace perdere il segno, cambiare strada o fermarti a spiare la gente riflessa nelle vetrine dei negozi. So bene che ci sono carte che non ho ancora scoperto, piccole reticenze che tu hai intelligentemente notato. Sì, è vero: non ho ancora reso una confessione completa, non ho ancora avuto il coraggio di spogliarmi del tutto davanti a te, e so che tu potresti interpretare questa mia esitazione come una mancanza di fiducia nei tuoi confronti, o come un’inconscia ammissione di non desiderare una piena e sodale amistà.
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