Anche lui, porello, ho dovuto metterlo in un angolino. Non ci rinuncio, no, ma sono costretto a dirgli di portare pazienza. Altri libri inesistenti, vissuti fin qui nella tenebra di un cassetto o di un hard-disk, premono per conquistare un posticino al sole delle vetrine librarie. Ma tornerà il suo tempo, oh se tornerà!
Nell’attesa, o lettore, ascolta attentamente ciò che Francesco Muzzioli elabora a partire dalla lettura del Trattato di Huet. Qui non si tratta più delle ondivagazioni di un lettore dilettante come me, ma del pensiero in atto di un maestro .
Intorno a Huet
di Francesco Muzzioli
L’origine dei romanzi: innanzitutto, mi chiedo, perché l’origine? Il romanzo esiste, il romanzo si scrive, il romanzo piace. Che bisogno ha di rifarsi al passato? Ha bisogno di un pedigree?
Mi rispondo: è la storia della borghesia. La borghesia è la classe “nuova”. La borghesia ha il denaro, ma la nobiltà ha l’origine. Di qui un’esigenza borghese di “nobilitarsi” che forse non è finita del tutto nemmeno oggi, nel capitalismo compiuto, nella società “senza classe”. Ora, se il romanzo è il genere per eccellenza borghese, che nasce con la borghesia, ecco la risposta alla domanda “perché l’origine?”; si tratta di nobilitare il romanzo.
Il romanzo non fa parte della teoria classica dei generi, bisogna farglielo entrare, un po’ come il borghese che si affaccia nel salotto della nobiltà e non consoce l’etichetta. Occorre far vedere che ha le carte in regola. E poiché i paradigmi della “poetica” ufficiale sono Aristotele e Orazio, è da lì che deve passare il romanzo, per acquisire il diritto di cittadinanza letteraria.
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