Archive for the ‘libri e dintorni’ Category

auguri

Friday, November 16th, 2007

immagine di Tonino Pintacuda, http://www.toninopintacuda.suinternet.it/

Il resto è silenzio

Tuesday, October 16th, 2007

Armando Adolgiso, Il resto è silenzioChe Armando Adolgiso non sia immune da un sano furore iconoclastico nei confronti di qualsivoglia bellettrismo lo sapevo da un pezzo. Che lo fosse già venticinque anni fa non lo sapevo. Adesso lo so. Il resto è silenzio fu pubblicato dall’Adolgiso per l’appunto venticinque anni fa e in occasione dell’anniversario l’autore si è regalato una riedizione on-line, scaricabile dal suo sito.

Vorrei scrivere una lunga prefazione a questo capolavoro, ma altri più saggi e preparati di me l’hanno già fatto, lasciando nel libro una traccia indelebile del loro prezioso lavoro critico. È anche grazie a loro che Il resto è silenzio non potrà essere facilmente consegnato all’oblio.

Il sesto

Tuesday, October 2nd, 2007

Riccardo Ferrazzi, I nomi sacri, vibrisselibri 2007Vibrisselibri offre ai lettori il suo sesto libro, come sempre completo di copertina e privo di carta. L’autore è Riccardo Ferrazzi, il titolo è I nomi sacri, il resto qui.

Dalla quarta di copertina:

Diverso è il percorso di Giorgio. Il suo è in fondo un cammino verso il sapere: le donne che incontra – Alba, Iside, Fedra, Odile/Odette (due gemelle), Silly Sally – sono i gradini di un percorso iniziatico che conduce a Sofia (dalle iniziali dei nomi delle donne): ma alla fine proprio Sofia si sottrae alla sua conoscenza. In conclusione del romanzo Giorgio, fatto savio dall’esperienza vissuta, rinuncia apertamente alla sapienza. (…) Lo scioglimento finale, che culmina con l’immagine dell’amplesso cosmico del sole e della luna nell’ultima eclissi del millennio, è di grande efficacia.

Buràn 3, Il conflitto

Tuesday, October 2nd, 2007

Buràn 3, Il conflittoÈ uscito il terzo numero di Buràn, la rivista che avvicina alla rete italiana voci e mondi remoti, grazie a un lavoro paziente e volontario di traduzione. In questo numero, intitolato Il Conflitto, Buràn ospita 48 voci di 24 paesi diversi, suddivise nelle consuete sezioni Il Materiale e L’Immaginario.

Ma la novità più interessante è che per questo numero Buràn ha potuto contare sulla collaborazione fattiva del British Council di Londra, che ha messo in contatto la redazione con giovani scrittori africani, e della Boston University, che ha messo a disposizione i testi della rivista Agni, e si è adoperata per ottenere dagli autori prescelti il permesso di pubblicazione. Una rete di collaborazioni che supera i confini virtuali di Internet, creando contatti e corrispondenze molto reali e concrete.

Da buon vibrisselibraio so bene che queste cose accadono immancabilmente quando si mettono in moto iniziative di editoria in rete, ma questo non mi esime dal ringraziare i redattori di Buràn per il loro lavoro, né tanto meno dall’augurare buona lettura ai lettori di Buran n.3, Il Conflitto.

Scoop! Trovata una versione inedita di Madame Bovary

Friday, September 28th, 2007

Jennifer Jones in Madame Bovary (1949), tratto da home.hiwaay.net/~oliver/Qualche giorno fa ho saputo da Ipazia che Clemente Mastella ha un blog. Ieri, via Candide, scopro che ce l’ha pure Giuliano Ferrara.

Son tempi duri.

La ragione grida di resistere, resistere, resistere, ma poi soccombe alla curiosità. Clicco il link al Ferrara-pensiero e vedo due post. Il primo è un’apostrofe a Prodi acciocché egli si dimetta. Sbadiglio fin dal titolo e passo senz’altro al post successivo, intitolato Oggi il sesso non è libero, è soltanto ridicolo. L’incipit, Ho una notizia per Giampiero Mughini – autore di un libro sulla rivoluzione sessuale – non è esaltante, ma continuo a leggere fino a quando, dopo appena due righe, mi imbatto in questa frase:

Il sesso era libero da prima del famoso Sessantotto, è sempre stato libero, basta leggere la Bibbia o San Paolo o le Confessioni o Madame Bovary.

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Verderame

Thursday, September 27th, 2007

Michele Mari, VerderameDevo ricordarmi, devo ricordarmi, devo ricordarmi di comprare l’ultimo libro di Michele Mari, che si intitola Verderame.

Michele Mari, che io sappia, è l’unico scrittore di letteratura cosiddetta “alta” ad avere un vero e proprio seguito di fan, gente che attende con ansia l’uscita del suo prossimo libro. Ansia del tutto paragonabile a quella che assale i fan di autori più popolari. Ansia accresciuta dall’estenuante irregolarità del ciclo produttivo del Sommo: capace di starsene zitto per cinque anni e poi uscire di botto con due libri, come è successo quest’anno. Una sorta di doccia scozzese letteraria.

Credo che il successo di Michele Mari dipenda in buona misura dalla sua capacità di racchiudere in forme raffinatissime temi e miti popolarissimi. Leggere Io venia pien d’angoscia a rimirarti per credere. Il fan club marista si distingue dagli altri per il suo carattere appartato e schivo, per non dire ctonio e catafratto, forse ispirato ad analoghi tratti psicologici del Maestro. Dei maristi si sa a malapena che esistono: niente forum o chatline dedicate; un sito periferico – aggiornato di lustro in lustro – a celebrarne i fasti; niente raduni; niente azioni di guerrilla marketing o di flash mobbing.

Tutto ciò alimenta la leggenda che i lettori di Mari siano tipi strani, asociali, ambigui e non esenti da un vago e verecondo onanismo, non necessariamente mentale. Tutte frottole messe in circolazione da detrattori infami. Verderame è uscito senza clamori, quasi in sordina. Dubito che D’Orrico abbia insignito Michele Mari del consueto titolo di più grande scrittore vivente della settimana e i maggiori litblog nazionali l’hanno praticamente ignorato. E tuttavia il tam-tam è partito, le scolte vegliano, le retrovie fervono nell’attesa. Nulla potrà fermare la taciturna avanzata dell’invisibile Michele Mari fan club.

Là fuori qualcuno ci ama

Wednesday, August 1st, 2007

Fra le cose che si perdono crescendo (va be’, diciamo pure invecchiando), causando talvolta un lieve sussulto di nostalgia e di rimpianto, c’è il riconoscimento delle proprie imprese da parte degli altri. Non parlo di encomi solenni, né di elogia aulici e altisonanti, bensì di quei piccoli segnali che lasciano intendere, quasi di soppiatto, che qualcuno che non sei tu apprezza il frutto della tua fatica e del tuo impegno.

Da piccoli, da molto piccoli, è sufficiente conquistare la stazione eretta o emettere suoni simili a parole perché un nugolo di astanti esploda in grida di giubilo e applausi da stadio. Da grandi, prodursi in un triplo salto mortale o scrivere la Récherche sono imprese che hanno ottime probabilità di passare quasi inosservate. Niente di grave, beninteso. Anzi, è bene che sia così: aiuta a collocare la gratificazione in quello che si fa, al netto degli applausi. Ciò non toglie che quando da adulti capita di intercettare uno di quei piccoli segnali, proprio la loro progressiva rarefazione li fa apprezzare ancora di più.

Questa cogitabonda premessa mi serve per dire a Elena F. Ricciardi che la sua inattesa attenzione alla produzione di vibrisselibri è per me uno di quei piccoli segnali, quindi mi sembra giusto mandarle a mia volta un segnale di apprezzamento. Ma che ha fatto Elena per scatenare questa tempesta segnaletica? Facile: ha letto tutti i vibrisselibri pubblicati fin qui e a tutti ha dedicato una recensione, dimostrando sul campo che i nostri libri sans papier sono libri a tutti gli effetti, anche prima che qualche editore papirizzato se ne renda conto.

Il catalogo di Elena F. Ricciardi è questo:

Andrea Comotti, L’organigramma
Demetrio Paolin, Una tragedia negata
Monica Viola, Tana per la bambina con i capelli a ombrellone
Eugenio De Medio, Nenio
Alessio Paša, Appuntamento con il notaio

Un libro come tutti gli altri

Friday, July 27th, 2007

fettaIeri sul Corriere della Sera è uscito un articolo di Luigi Ferrarella dedicato alla presenza delle vittime del terrorismo in molti libri usciti di recente. Nell’articolo viene citato anche Una tragedia negata, che – come anche le suocere dei giornalisti sanno – è un saggio di Demetrio Paolin pubblicato da vibrisselibri.

Oggi Giulio Mozzi, dalla quiete del suo buen retiro vulcaniano, nota che l’articolo di Ferrarella «Cita il libro del Paolin come se fosse un libro qualunque. Un libro come un altro. Un libro che non ha bisogno di precisazioni. Un libro, in somma. Fatto e finito. Come tutti gli altri».

Ecco, anche questo è un risultato concreto dell’attività di vibrisselibri, un risultato in linea con quello che dicevo qualche giorno fa, cioè questo: là fuori, nel vasto mondo malato di velocità, qualcuno ogni tanto si ferma a leggere i libri che noi parsimoniosamente mettiamo in circolazione. Li legge, li commenta, li cita di striscio in un articolo di giornale, e poi – chessò – magari li consiglia ad amici e parenti, li salva su una chiavetta USB per portarseli nella casetta di campagna, li gira per email alla mamma o alla suocera, ecc.

Son soddisfazioni.

La cinquina

Friday, July 20th, 2007

Ovvero i cinque libri pubblicati da vibrisselibri negli otto mesi trascorsi dalla fondazione a oggi. Succede che là fuori qualcuno ne parla, segno che qualcuno li legge, segno che non furono pubblicati invano.

Elena F.Ricciardi su Appuntamento con il notaio di Alessio Paša.
Gianna Morselli su Tana per la bambina con i capelli a ombrellone di Monica Viola.
Antonella Pizzo su Nenio di Eugenio De Medio.
Intervista di Michele Trotta a Demetrio Paolin, autore di Una tragedia negata.
E infine Ramona Corrado e Pino D’Emilio su L’organigramma di Andrea Comotti.

Di L’organigramma deposito qui il celebre frammento dedicato alla cerimonia del tè freddo alla pesca, degna risposta brianzola ad analoghi riti nipponici.

Il sole cossigava a picco e anche la sete di Nicotrain picconava apicalmente da non poter dilazionare oltre il rendez-vous col bicchiere mezzo litro di tè freddo alla pesca, che si era preparato sue proprie mani la mattina. Tè persicato, rècipe. Mettere a bollire il pentolone per rigatoni alla truppa e tuffarvi, pena che le bolle pigliano furiosamente ad aggallare, le fesine di quattro pesche gialle mature, col gialdone che trapassa ormai nel marrone, debitamente depilate e fatte opportunamente raggiungere, dopo che la broda ha preso a sprigionare il persico aroma, da quattro bustine di tè, sacrosantamente twining’s earl grey. (Da neppur carezzare la malpensata di un succedaneo.) Dar la mossa al cronografo, attendere il quinto passaggio a ore dodici, rimuovere le bustine smunte, con debita strizzatina ultima inferta dal mestolo di legno di ciliegio contro il cilindro d’acciaio, e dipoi cascatellare a pioggia lo zucchero q.b. (minimo sei cugiarate robuste a schiena d’asino), indi canonicamente rugare col predetto mestolo ligneo in moto alterno destrorso e sinistrorso per agevolarne il totale vivifico scioglimento. Una sgocciolata bondante di limone (da un minimo di uno a un massimo di due frutti, evitare le mezze misure) e di un’arancia gialla (rossa guai!), con somma cura che il beverone non si contamini di un’inseminata (all’uopo ricorrere al provvidenziale colino), darà il tocco finale del capolavoro. Penultimo tocco, pardon: il finale voglion le teiche divinità che appannaggio sia della gradazione pack primaverile del frigo.

Volta la carta la ze finia

Wednesday, June 27th, 2007

Libera nos a maloNon sapevamo più cosa dirci. Sopra di noi c’era una lampadina di vecchio stile, l’unica rimasta col suo piatto di banda, tra i lampioncini nuovi. «Bisogna darle una buona probabilità» ho detto io. «Solo un sasso per ciascuno, piccolo, e stando seduti». Ho tirato io, un po’ a destra, poi Mino, un po’ a sinistra. Poi ha tirato Nino e c’è stato un piccolo boato e pareva che fosse scoppiato un globo di buio. Abbiamo riso a lungo imbarazzati, e poi siamo andati via. Volta la carta la ze finia.

Sono le ultime parole di Libera nos a Malo di Luigi Meneghello, che altre parole, ahinoi, non ne potrà scrivere più.

Compleanno

Friday, June 15th, 2007

vibrisselibriOggi avrei voluto scrivere un post per fare gli auguri di buon compleanno a vibrisselibri, che è nata esattamente un anno fa. Poi ho visto che il post che volevo scrivere l’aveva già scritto Ramona Corrado, quindi che lo riscrivo a fare? Tanto vale andare a leggerlo di là, no?

In un anno abbiamo prodotto cinque libri, immesso in rete fior di contenuti multimediali, e fatto un po’ di baccano su stampa e web.

Avanti così, cari vibrisselibrai vicini e lontani, e buon compleanno a tutti!

La TV non è tutto, ma aiuta

Thursday, May 31st, 2007

vibrisselibriVenerdì 1 giugno, tra le 10 e le 11:30, vibrisselibri parteciperà a un programma di RaiUtile dedicato alla letteratura e all’editoria. Saranno presenti Giulio Mozzi e Alessio Paša, autore di Appuntamento con il notaio.

RaiUtile è disponibile in streaming e sul canale 816 di Sky.

(In vibrisselibri tira di nuovo quell’aria di cospirazione, trama, complotto e intrigo sotterraneo che al suo scorso spirare produsse un capolavoro del cinema muto contemporaneo. Chissà cosa produrrà questa volta… mah… boh… chi può dirlo…).

Biblioteca 2.0

Wednesday, May 30th, 2007

Quel che temevo da tempo è già successo da tempo, ma io – che sono lento – l’ho saputo da poco. Fra i duecentomila ambienti di social networking, o Web 2.0 o come si chiamano, c’è anche quello che ogni lettore con un minimo di sale in zucca dovrebbe schivare al pari dei ragionamenti di Marcello Pera, dei seminari di Claudio Moffa e delle dichiarazioni di monsignor Betori:

aNobii

Per dirla in due parole, questo strumento diabolico consente al lettore di pubblicare online la sua biblioteca personale, completa per ogni libro di dati bibliografici (ISBN, titolo, autore, editore, ecc.), immagine della copertina, date di inizio e fine lettura, giudizio, commento personale, ecc. In pratica è la versione condivisa del classico foglio elettronico sul quale i lettori sagaci – ovvero tutti tranne me – segnano amorevolmente una tacca per ogni libro acquistato o letto. A questa funzione basilare si aggiungono naturalmente i numerosi ammennicoli di socializzazione standard, come messaggistica o gruppi di discussione, e quelli più specifici come la compravendita dei libri.

Insomma, aNobii mi sembra un modo sicuro, e per di più gratuito, per perdere ore e ore a catalogare i libri propri e curiosare in quelli altrui, e quindi ho preso in proposito una decisione drastica e irrevocabile:

alla larga!

Il collezionista di tempo

Wednesday, May 16th, 2007

Marino Magliani, Il collezionista di tempoHo finito di leggere Il collezionista di tempo di Marino Magliani una decina di giorni fa, e l’ho lasciato decantare un poco prima di parlarne, come si fa col vino buono prima di berlo. Si tratta infatti di un libro complesso, un amalgama sapiente di sapori e aromi diversi che il lettore può divertirsi a rintracciare, riconoscere, degustare.

Il libro è suddiviso in quattro parti. Le prime tre raccontano la storia di Gregorio, fotografato in tre momenti distinti della sua vita: ancora bambino, quando frequenta la scuola media in un collegio di frati; a vent’anni, subito dopo il congedo dal servizio militare; a poco più di quaranta, emigrato in Olanda e in procinto di diventare scrittore. Una sorta di biografia discontinua, a strappi. L’ultima parte del libro è un racconto scritto dallo stesso Gregorio, intitolato L’archittettura del molo di Porto Maurizio, che narra gli ultimi giorni di un cane di nome Cobre portato a perdere dal suo padrone sulle colline del ponente ligure.
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Buràn 2, La città

Thursday, May 10th, 2007

Buràn 2, La cittàÈ uscito il secondo numero di Buràn, e questo già lo sapevano anche i muri, data la mia ontologica lentezza. Lo schema della rivista resta invariato rispetto al primo numero:

– il Materiale raccoglie racconti, articoli, saggi, immagini e altri contributi intorno a temi concreti.
– l’Immaginario raccoglie invece racconti, narrazioni storie inventate oltre i nostri confini

Il tema di questo secondo numero è La città.

La peculiarità di Buràn è quella di raccogliere scritture che prendono forma a migliaia di miglia dal nostro orticello italico, ma che la grande ragnatela avvicina fino a poterle sfiorare. Sfiorarle sì, ma non sempre è possibile leggerle, perché non tutti conosciamo a menadito inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, russo, polacco. Per esempio, io che non conosco il russo avrei qualche difficoltà a leggere un testo intitolato Московские вокзалы. Ленинградский, ma la squadra di intervento rapido di Buràn arriva sul posto e svelta converte il misterioso geroglifico cirillico, con tutto quel che segue, in leggibilissimi caratteri latini. Ed ecco pronto, a mia disposizione, uno splendido racconto che fino a pochi secondi prima era per me invisibile: Stazioni di Mosca – Leningradskij.

Fin qui le cose importanti, ma voglio aggiungere una mia quisquilia, a mo’ di ringraziamento personale ai bardi di Buràn per il lavoro preziosissimo che stanno facendo. Chi mi ama mi segua.
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