Ancora Shakespeare vs. severino cimitero (che ancora non si manifesta, l’infingardo!)
LIV
Quanto più bella appare una bellezza
quando s’adorna di una vita piena:
bella è la rosa, e più bella s’apprezza
per quel dolce profumo onde s’invena.
Rosa canina ha fiamma di ugual fuoco
quant’è nel fior di vaso, più odoroso:
pari le spine, pari il lieto gioco
d’alito estivo al bocciolo ritroso.
Rosa di campo è bella, né pregiata:
vien disamata in boccio, umile in fiore,
sfiorisce a sé. Ma rosa coltivata
morte ha soave e più soave odore.
Così di te, giovane e bella amica,
sfiorito il boccio, la poesia ridica.
LVI
Amore, fatti forte. Mordi, amore.
Mordi la carne come morde fame,
fatti nutrire, cedi al tuo languore
poi torna ad affilare le tue lame.
Divora, amore, sazia quel tuo sguardo,
sàziati adesso, inèbriati, e domani
ancora tendi l’arco, incocca il dardo,
fa che i tuoi strali gungano lontani.
L’assenza ci sommerge nei suoi flutti
e le tue sponde dalle mie separa.
Quando i marosi si faranno asciutti
ritornerò alla riva a me più cara.
Gelo d’assenza, inverno triste e morto
verrà l’estate, e porterà conforto.