Disse: «un certo culturame parassitario, che ha vissuto sempre e solo di risorse pubbliche, e che è lo stesso che si vede in questi giorni alla Mostra di Venezia».
Strano tipo, il Brunetta, sempre a caccia di parassiti e di fannulloni. Brunetta è un adoratore del dio dell’efficienza, un sacerdote preposto a ungere col sacro olio di Stachanov gli ingranaggi del sistema. Nemico giurato del riposo, della distrazione, dell’ozio e della flânerie, egli sogna una società tutta votata alla produzione incessante di merci e servizi sotto lo sguardo benigno del Mercato (l’altra divinità a cui Brunetta offre sacrifici).
È inevitabile che in questa visione del mondo la cultura, ovvero la produzione e la circolazione delle idee e delle conoscenze, giochi il ruolo del parassita, del nemico interno che sottrae risorse al sistema distraendolo dalla sua missione di produttività, e dunque bando alle ciance: lo stato chiuda i rubinetti dei finanziamenti e il “culturame parassitario” vada a lavorare e a piazzare la sua merce come tutti. Sopravviverà chi vende, gli altri si fottano.
Lavoro e Mercato, ovvero il mondo come centro commerciale. Lavorare, produrre, vendere, comprare, mangiare, dormire, lavorare. Contro questa prospettiva di vita mortificante (e noiosa) che il bieco Brunetta vorrebbe rifilarci, lancio una modesta proposta rivoluzionaria: le giornate del fancazzismo.
Convocate con campagne in rete e nei social network, senza una pianificazione prestabilita, ma sempre in giorni feriali, le giornate del fancazzismo avrebbero un programma molto semplice: fare tutto quel che si vuole, tranne lavorare a pagamento, comprare e vendere. Si potranno leggere libri presi in prestito, guardare film scaricati dal mulo, dormire tutto il giorno, passeggiare a naso in su, comporre poemetti epici, praticare qualsiasi attività che non implichi scambio di denaro.
Al termine della giornata i partecipanti redigeranno un resoconto e lo invieranno per posta ordinaria al ministro Brunetta, a titolo di gratuito contributo alla sua edificazione spirituale. Non è detto che funzioni — anzi, dato il soggetto, le speranze di successo sono minime — ma sarebbe immorale non provarci.