Elegia

April 12th, 2010

Io lo so, l’ho sempre saputo, che la vita ruba molto e rende poco. Io so che voi tutti, amici antichi e nuovi, così loquaci un tempo, oggi tacete perché la vita, gran ladra, vi ha rubato. Io lo so che questo silenzio attonito non è una vostra scelta, ma la conseguenza naturale del fatto che la vita, immensa truffatrice, vi ha rubato tutto, voce compresa.

Ricordate, amici, i tempi belli? Ricordate anche voi quei tempi in cui il sole non aveva il permesso di tramontare senza che noi ci fossimo incontrati sulla piazza per parlare, discutere, dissezionare le cose con lame taglientissime forgiate nel discorso, nella logica, nella passione invincibile di chi ha tutto il tempo di immaginare un mondo migliore?

Cosa è successo dopo? Quale forza imprevista perfino da noi — gente così abile a scandagliare le cause e a prevedere gli effetti — ha potuto sciogliere la nostra congrega senza nemmeno lasciarci il tempo di rendercene conto? Per quale ragione la piazza è rimasta deserta senza che uno solo fra noi abbia scelto deliberatamente di abbandonarla?

Ci siete stati ultimamente? Avete visitato i luoghi in cui eravamo soliti riunirci per tirare di scherma coi nostri ragionamenti, fra risate plenarie e reciproche canzonature, alla luce di lampioni che potevamo spegnere quando volevamo a calci o a gomitate? Ci siete stati? Avete visto che disastro, che desolazione, che spreco di spazio, che silenzio?

Puttana di quella vacca di un vita: possibile che basti crescere, maturare, sposarsi, diventare adulti e responsabili, lavorare, fare figli, accendere mutui, perdere il lavoro o divorziare per dimenticare tutto quello che siamo stati, per dimenticare tutto quello che volevamo essere, per dimenticare tutto?

Sia come sia, vada come vada, io non vi dimentico. Di ciascuno di voi conservo un ricordo, a mo’ di speranza di incontrarvi ancora quando la vita puttana concederà a voi e a me una tregua, o magari dopo. Ricordo le serate passate a designare chi avrebbe dovuto verniciare cazzi neri sul candido muro di quel grandissimo stronzo del Carugati; ricordo le dure invettive contro il cattocomunismo; ricordo le ore passate a stabilire se sia più grande Tolstoj o Dostoevskij, Schopenhauer o Hegel, Borg o McEnroe; ricordo i mal di pancia provvidenziali per restare solo con Chiara; ricordo le transumanze verso qualunque meta sapesse di agriturismo o di bistecca, pur di radunarci; ricordo le terrazze romane e il trenino per Acilia; ricordo tutti gli incontri occasionali, tutte le chiacchiere, tutti gli arrivi e tutti i passaggi in stazione per ripartire; ricordo tutti i libri prestati e mai restituiti; ricordo tutti i libri consegnati e mai pagati; ricordo tutti i libri mai consegnati.

Io, uno che a malapena ricorda a sera quel che ha fatto la mattina, ricordo tutto di ognuno di voi. Qualunque cosa accada, amici antichi e nuovi, ricordate anche voi per sempre le mie parole: non vi libererete tanto facilmente di me.

Donna, irlandese, cattolica, tosta

April 9th, 2010

Traduzione di una articolo apparso qualche giorno fa sul Washington Post, che ho beccato su segnalazione di Malvino. Come tutte le mie traduzioni, anche questa è da considerarsi di servizio, non professionale e tendenzialmente inaffidabile. lt.

A Sinead O’Connor le scuse del papa per gli abusi sessuali in Irlanda sembrano vacue

di Sinead O’Connor
Articolo apparso sul Washington Post il 28 marzo 2010

Quando ero bambina, l’Irlanda era una teocrazia cattolica. Quando un vescovo camminava per via, la gente si scansava per dargli strada. Se un vescovo partecipava a una manifestazione sportiva, la squadra si genufletteva a baciargli l’anello. Se qualcuno faceva uno sbaglio, invece di dire “nessuno è perfetto” noi dicevamo “Be’, certo, poteva capitare a un vescovo”.

L’espressione era più accurata di quanto noi stessi sapessimo. In questo mese papa Benedetto XVI ha scritto una lettera pastorale di scuse — più o meno — all’Irlanda per espiare decenni di abusi sessuali su minori da parte di preti di cui quei bambini presumibilmente si fidavano. Per molta gente del mio paese natale la lettera del papa è un insulto non solo alla nostra intelligenza, ma anche alla nostra fede e alla nostra patria. Per capire perché, bisogna rendersi conto che noi irlandesi abbiamo sopportato un genere brutale di cattolicesimo che ruotava attorno all’umiliazione dei bambini.
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Amor vincit omnia (tranne il cattivo gusto)

March 12th, 2010

Capisco l’ineluttabile necessità di pubblicare l’instant book elettorale del padrone; capisco che non si sputa nel piatto in cui si mangia; capisco che per amor di bilancio si ceda alla tentazione di pubblicare robaccia.

Ma una copertina così orrenda, santiddìo, che bisogno c’era?

Karl

March 10th, 2010

L’avevo ben detto che alla prossima nevicata si doveva fare il pupazzo, e ogni promessa è debito.

Si chama Karl e la foto non gli rende giustizia (le mie foto sono notoriamente ingiuste): nella realtà reale egli è un bellissimo pupazzo di neve. Appena nato aveva anche le braccia, poi gli sono cadute (e lo capisco, oh, come lo capisco).

Risposta alla risposta (poi la pianto, giuro)

March 5th, 2010

Gentile Segreteria Ministro,

grazie innanzitutto per la risposta, franca ma incompleta. Incompleta perché l’ultima mia domanda resta inevasa: quali rimedi propone il ministro per evitare che l’iniziativa giudiziaria abbia i contraccolpi temuti? Proverò a dedurre la risposta mancante dalle altre che gentilmente il ministro ha fornito per suo tramite.

Dalle risposte si intuisce che il ministro, parlando di possibili contraccolpi delle azioni giudiziarie sul “sistema”, si riferiva in particolare al sistema economico. Paventa infatti tracolli finanziari, fallimenti, perdita di posti di lavoro, problemi sull’erogazione di servizi pubblici importanti.

Preoccupazioni lecite, ma mi chiedo come possa sfuggire al ministro Scajola che non sono le inchieste giudiziarie a innescare questa reazione a catena di eventi infausti, bensì proprio i comportamenti illegali e truffaldini che le inchieste giudiziarie cercano di perseguire. I danni al sistema non vengono dai giudici che indagano, ma dagli imprenditori disonesti che falsano i bilanci per arricchirsi personalmente, magari appoggiandosi alla criminalità organizzata per riciclare i proventi delle loro truffe.

Una società quotata in borsa che ricorre a false fatturazioni per alterare i propri bilanci inganna gli azionisti e li espone al rischio di vedere vanificati i loro investimenti. Il caso Parmalat ricorda qualcosa al ministro Scajola? Se a questo si aggiunge il danno all’erario, mi sembra evidente che la causa dei “contraccolpi” temuti dal ministro non sia l’indagine giudiziaria, ma il comportamento di soggetti socialmente pericolosi (se le accuse saranno dimostrate, va da sé). Che il ministro Scajola non si renda conto di questa verità elementare sinceramente mi preoccupa.

Resta aperta la domanda inevasa: cosa propone di fare il ministro per evitare problemi al “sistema”? Auspica l’insabbiamento delle inchieste giudiziarie? Auspica che si affermi il vecchio adagio “vivi e lascia vivere”? Considera truffe ai danni dello stato e comportamenti penalmente rilevanti come uno scotto che vale la pena pagare a fronte di una illusoria “stabilità del sistema”? E di quale sistema? Un sistema che ammette la truffa, il falso in bilancio, la corruzione e il riciclaggio fra i normali strumenti di attività economica?

Cordialità.

Luca Tassinari

La carica dei 101

March 5th, 2010

Boh, io avevo capito che i programmi di approfondimento della Rai sospesi in vista del voto amministrativo — tipo Ballarò, Porta a porta e Anno zero — sarebbero stati sostituiti da tribune elettorali, in modo da garantire buona visibilità e ascolto ai candidati alle elezioni regionali. Nobili intenzioni, nevvero.

Be’, fatto sta che ieri sera al posto di Anno Zero c’era La carica dei 101. Secondo me il cda Rai mi sta prendendo per il culo.

La risposta

March 4th, 2010

[ieri alle 22:05 è arrivata la risposta alla lettera che avevo inviato qualche giorno fa. Eccola. lt]

Gentile signor Tassinari,

rispondo per conto del Ministro Scajola che la ringrazia per la sua email, del cui contenuto ha preso buona nota.

L’osservazione del Ministro è basata soprattutto sul buon senso. Dando per scontato che la giustizia deve fare il proprio corso, ho la sensazione che la diffusione mediatica di certe notizie, spesso amplificate e distorte, a seconda della convenienza politica di chi le pubblica, tenda a fare di tutte le erbe un fascio. Questo spesso porta a criminalizzare interi settori, a causa di pochi e ben individuabili disonesti.

Ma la criminalizzazione di un intero comparto produttivo, e qui sta il punto della questione, comporta anche altre pericolosissime conseguenze. Per esempio, se si trattasse di una società quotata in borsa, si potrebbe assistere ad un tracollo finanziario che, nelle circostanze più gravi, potrebbe portare anche al fallimento della società stessa. Ed ecco così, a causa di alcuni malfattori, che centinaia o migliaia di dipendenti perderebbero il posto di lavoro, mettendo un incredibile numero di famiglie in grosse difficoltà.

E consideriamo poi gli utenti di questa ipotetica società. Se fallisse, non potrebbero più godere dei servizi di cui fino a quel punto hanno usufruito. E quindi anch’essi avrebbero grossi problemi. Mettiamo che si tratti di clienti di una società telefonica, tanto per restare in tema: improvvisamente decine di migliaia di persone potrebbero trovarsi senza la linea, pur avendo sempre pagato le proprie bollette. Non Le sembra abbastanza?

E’ per questo che le inchieste giudiziarie, dovrebbero riguardare solo coloro che sono imputati di qualcosa e non l’intero sistema in cui essi operano. Occorre saggezza e prudenza.

Cordialmente,

Segreteria Ministro

Microcenturie (fine)

March 2nd, 2010

Il progetto è giunto a compimento in data 1 marzo 2010, con la pubblicazione della centuria n. 99. Auspichiamo che i molti contributi inviati e non pubblicati perché eccedenti il numero previsto vengano comunque smarriti negli interstizi del reale. Il bisogno del mondo di essere raccontato non ha termine mai.

Una lettera

February 25th, 2010

Ho mandato una lettera al ministro Claudio Scajola, usando la pagina dei contatti sul sito della Camera dei deputati. La lettera è questa:

Signor ministro, poco fa ho letto sul Corriere on line questa sua dichiarazione:

«Ogni iniziativa giudiziaria che vuole riportare la legalità è ben accolta ma non c’è dubbio che ogni iniziativa giudiziaria ha dei contraccolpi. C’è bisogno di una moralità più forte ma anche di non destabilizzare il sistema». È durissimo il richiamo del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola a margine del secondo forum economico del Mediterraneo, in merito all’inchiesta su presunti episodi di corruzione che ha coinvolto il settore delle telecomunicazioni, in particolare Fastweb e Telecom Italia Sparkle. (l’articolo completo è qui).

Se la frase virgolettata è riportata correttamente, avrei qualche domanda da farle in proposito:

Che tipo di contraccolpi teme esattamente?
Quali pericoli vede per la stabilità del sistema?
A quale parte del sistema si riferisce (istituzioni, economia, politica, altro)?
Quali rimedi propone per evitare che l’iniziativa giudiziaria abbia i contraccolpi da lei temuti?

Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.

Luca Tassinari
(cittadino italiano residente a Bologna)

Se domani

February 23rd, 2010

«Se domani il Parlamento approvasse, con voto di tutti, una leggina in cui si afferma che chi è condannato con sentenza definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione non si può candidare per cinque anni, secondo me la pubblica opinione reagirebbe positivamente. Direbbe meno male e, quindi, le istituzioni politiche acquisterebbero un tassello di fiducia». [Gianfranco Fini, 22 febbraio 2010]

Eh no, caro Fini, non mi freghi. Se vuoi il mio appoggio a questa tua rivoluzionaria proposta di legge, devi aggiungere come pena accessoria per quei birbantelli tò-tò sulle manine e a letto senza cena! Come minimo. Altrimenti non se ne parla proprio.

Impossibile

February 18th, 2010

Nell’immagine il lettore può ammirare Password Bank — l’applicazione più inutile del pianeta — in uno dei suoi numeri più celebrati dal pubblico e dalla critica: la battutina scema a sfondo sessuale.

Roma, lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci

February 14th, 2010

Questa lettera è apparsa su U Velto, il blog dell’associazione Sucar Drom curato dall’Istituto di Cultura Sinta. L’episodio a cui si riferisce è solo uno dei tanti esempi di deportazione ed emarginazione forzata operata dalle autorità ai danni di rom e sinti. A pochi giorni dalla giornata della memoria, ricordo per l’ennesima volta che schedatura, deportazione e concentrazione in ghetti furono i primi passi del nazismo verso lo sterminio degli ebrei. Uno stato che usa la violenza contro cittadini e immigrati in base alla loro appartenenza etnica cessa di essere uno stato di diritto.

Chi ha a cuore la giustizia e la libertà propria e dei propri figli faccia circolare questo appello. Per favore. lt.

Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose scuole dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte l’attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.

Perchè?

Sappiamo che l’assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più. Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro, per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia (in foto), carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo. Siamo stanchi di subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque voglia
DIFENDERE LA DIGNITA’ DEI ROM PER DIFENDERE UN PO’ DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM

la Comunità Rom di Tor de Cenci

Dall’indice

February 10th, 2010

Dall’indice di un libro che sto leggendo:

Pag. I: Introduzione del curatore
Pag. XXXI: Postilla del 1983
Pag. XXXIX: Bibliografia
Pag. XLIII: Prefazione all’edizione italiana
Pag. 5: Prefazione alla seconda edizione tedesca
Pag. 18: Introduzione dell’autore

Poi comincia il libro, a pagina 25.

Di neve

February 2nd, 2010

Tra sabato e domenica è caduta molta neve, trenta centimetri buoni. Domenica pomeriggio ho passato tre ore a spalarla per liberare passaggi strategici davanti al garage e in cortile: dio non voglia che il lunedì mattina non si possa usare l’automobile per accompagnare i figli a scuola o per andare al lavoro. Incombenze ineluttabili, inevitabili.

Spalavo accompagnato dalla certezza di svolgere un compito utile all’umanità, o quanto meno a quel frammento di umanità che è la mia famiglia.

Tra una palata e l’altra, tuttavia, non potevo fare a meno di pensare che tutto quel fervore spalatorio non aveva niente di ludico: si spalava solo per dovere. In altri tempi una nevicata simile avrebbe prodotto un pupazzo, come minimo, o addirittura quel mitico pucazzo di neve che facemmo una volta nel cortile della parrocchia: un gigantesco pene bianco eretto in faccia al campanile, fonte per l’arciprete di indimenticabili reprimende e ispiratissime omelie.

Alla prossima nevicata, ho pensato, al diavolo il garage, il cortile, la scuola e il lavoro: assieme ai pargoli faremo un bel pupazzo di neve. Forse non un pucazzo, ché non sono così disinvolto da fare allusioni sessuali esplicite coi piccoli, ma un pupazzo, perdio, almeno quello va fatto.

Pregare dei cancheri

January 28th, 2010

Da un discorso di Paolo Nori sulla dittatura.
(Il discorso completo è lunghissimo, ma vale la pena leggerlo tutto).

L’hanno messo anche in prigione, l’hanno mandato al manicomio, l’hanno fatto morire di fame e lui non se la prendeva neanche con loro, se la prendeva con se stesso, devo scrivere di più, oggi non ho scritto le mie tre quattro pagine.

Eppure sarebbe stato così facile, per Charms, la prima cosa, tutti noi avremmo fatto così, credo, mettersi a pregare dei cancheri al potere sovietico, dare la colpa della propria rovina e della propria caduta a un potere cieco e sordo e ingiusto e crudele e stupido, e invece no, e per questo noi oggi non abbiamo in mano delle invettive, ma dei capolavori. Che è una testimonianza, secondo me, di una grandezza che nasce dal niente, di un’anima immortale, veramente.