Asserti irrefutabili

July 2nd, 2009

Anna Karenina non staccava gli occhi dalle ruote del secondo vagone che si avvicinava. E proprio nel momento in cui il punto mediano fra le ruote giunse alla sua altezza, ella estrasse dal sacchetto rosso una rivoltella, se la puntò alla tempia e sparò.
[Dal romanzo Anna Karenina di anonimo del XXI secolo]

Eppure Umberto Eco, in un articolo su Repubblica, sostiene che Anna Karenina è morta suicida sotto un treno è un asserto irrefutabile, e che “la funzione epistemologica degli asserti romanzeschi è che possono essere usati come cartina di tornasole per l’irrefutabilità di ogni altro asserto. Sono il solo criterio che possediamo per definire che cosa sia la verità”.

(che poi, a margine, mi chiedevo: si sente davvero tutto questo bisogno di mettere in mano all’umanità un corposo insieme di asserti irrefutabili e di verità inconfutabili? Voglio dire, quanto alla letteratura: sapere che Anna Karenina è morta suicida sotto un treno è un asserto irrefutabile non fa un po’ passare la voglia di leggere Anna Karenina? Analogamente, quanto al mondo: non è che il giorno in cui sapremo tutta la verità su tutto quanto non ci resterà altro che buttarci sotto un treno?)

(e poi, a margine del margine: siamo sicuri che un’asserzione irrefutabile sia necessariamente vera, e che un’asserzione vera sia necessariamente irrefutabile?)

L’uomo che odiava il punto e virgola

June 25th, 2009

Dario FranceschiniL’8 maggio 2006 Dario Franceschini rispose al commento di un lettore del suo romanzo Nelle vene quell’acqua d’argento con queste precise parole:

«Non c’è neanche un punto e virgola. Per scelta. Non ho mai capito quella via di mezzo che non lascia la pausa giusta e mi pare anche esteticamente non bello da vedere sulla pagina».

Orpo!

Va be’ che — in perfetto stile democristiano — s’affrettò ad aggiungere «Ma chissà. Forse invecchiando mi riconcilierò anche con loro», però questa idiosincrasia interpuntoria mi ha sorpreso per diverse ragioni.

Salta agli occhi in primo luogo il contrasto fra la rilassatezza grammaticale della frase sopra citata e il rigore etico dell’enunciato. Per esempio, “quella via di mezzo” riceve poco dopo l’attributo “non bello”, alla faccia della concordanza di genere; poi l’autore dichiara una probabile futura riconciliazione con “loro”, mandando allegramente a ramengo anche quella di numero. Beninteso, non ho alcuna intenzione di cruscheggiare, è solo che non riesco a conciliare il programmatico annientamento del povero punto e virgola con un periodare così disinvolto.

Il secondo motivo di sorpresa nasce da un altro contrasto, quello fra il centrismo politico dell’uomo e il suo estremismo ortografico. Sarò all’antica, ma che un democristiano di lungo corso dichiari guerra alle vie di mezzo mi lascia basito, e mi chiedo: non è che dietro la maschera di uomo politico mite e moderato il Franceschini mi nasconde uno spirito ribelle, pugnace, insurrezionalista? Non dico che la cosa mi dispiacerebbe, sia chiaro, specialmente in un politico che si candida a guidare il primo partito di opposizione, e tuttavia resto spiazzato.

Mi ha sorpreso infine proprio l’oggetto del contendere, il punto e virgola, che mi sembra avviato da anni a una spontanea e irreversibile estinzione. Prendere posizione contro il punto e virgola è un po’ l’equivalente ortografico di una campagna contro il panda o la foca monaca, soggetti per cui sarebbe molto più sensata un’azione di salvaguardia.

E qui la questione diventa immediatamente politica: scegliere bene gli obbiettivi e i mezzi per raggiungerli mi sembra una dote indispensabile per un politico che si candida al governo del paese. Poniamo per assurdo che Franceschini diventi segretario del PD, che il PD vinca le prossime elezioni politiche e che Franceschini diventi presidente del consiglio. Non è che invece di risolvere i problemi italiani — mafie, evasione fiscale, corruzione, debito pubblico, ecc. — il Dario mi piazza in cima all’agenda, che so, il rilancio turistico del Polesine o la derattizzazione di palazzo Chigi?

Chi vivrà vedrà. Nel frattempo suggerirei a Franceschini di leggere il dattiloscritto originale di Terra matta, la straordinaria autobiografia di Vincenzo Rabito. In quelle mille sudatissime pagine troverà il significato ultimo del punto e virgola e tutta la sua struggente bellezza;

Intercettazioni

June 17th, 2009

Giulio Mozzi fa notare al nostro festevole primo ministro che la legge sulle intercettazioni può e deve essere migliorata.

Continua a mancarmi

June 10th, 2009

Carlo maria strofa Berselli è morto un anno fa, all’improvviso, senza avvisare.

Quando ho ricevuto la notizia ho creduto che fosse uno scherzo, e so di non essere stato il solo a crederlo. L’incredulità che accompagna la morte improvvisa di una persona cara dev’essere una protezione istintiva contro un dolore troppo forte per poter essere affrontato tutto e subito, in piena coscienza. È come se la mente si concedesse una pausa dilatoria, come se si ritirasse un poco per raccogliere le forze necessarie a parare il colpo.

Sul perché e il percome Carlo sia stato per me una persona cara, forse un giorno scriverò un trattatello apologetico che darò alle fiamme subito dopo averlo terminato, perché ci sono parole private che possono essere dette in pubblico, ma ce ne sono altre che devono restare private.

Qui dico solo che — fatta la tara di un anno intero di forzata separazione — Carlo continua a mancarmi. In un certo senso è come se mi ostinassi a credere che la notizia della sua morte sia stata davvero uno scherzo. E qui mi fermo per sopravvenuto magone.

Invece c’ero

May 26th, 2009

Catalogo B&NIl 21 maggio sono andato alla serata finale e premiale di Blog&Nuvole, serata che mi ha dato molte occasioni di allegria e un rammarico, quello di non aver conosciuto Squaz, colui che traghettò il mio gatto ai lidi fumettistici. Credevo non ci fosse, invece c’era e ha pure scattato qualche foto (dove io non compaio, perché secondo me lui credeva che io non ci fossi, invece c’ero).

Fra le cose allegre cito:

— Il sorriso da un orecchio all’altro di entrambe le organizzatrici — Lucia e Cristina — orgogliose del loro lavoro e forse anche sollevate dalla sua imminente conclusione.
— L’aver finalmente posto una faccia sul nickname del mitico Herzog, che mi ha pure fatto l’onore di ricordare lì per lì un mio post di due anni fa.
— L’incontro e la compagnia a cena del non meno mitico Melpunk, che mi ha addirittura regalato un libro eccentrico.
— La compagnia della famiglia di maria strofa al gran completo.
— L’impresa epica dell’esuberante Nena: ottenere dal bravissimo Carlo Ambrosini un ritratto a penna di Arthur Schopenhauer, realizzato all’impronta da un’immagine scovata in google e visualizzata sul minischermo di un palmare.

Ricordo al lettore di passaggio che il catalogo di Blog&Nuvole — desiderabile non foss’altro che per la splendida copertina di Mattotti — è in vendita a soli 14 euro su Unilibro.

La realtà come barzelletta

May 13th, 2009

Ecco, uno azzarda appena un tocco di bonaria ironia sul realismo, e subito arriva la realtà in persona a metterlo in panchina, al grido di «fuori tu, che di realtà non capisci un’ostrega». E ha ragione la realtà, perché io mica lo sapevo che la realtà è in realtà una gigantesca barzelletta.

– Ci sono un italiano, un inglese e un tedesco al bar.
– Sì.
– L’italiano fa: ho candidato Silvio Berlusconi al Nobel per la pace.
– E poi?
– Ecché, c’è bisogno d’altro per ridere?

Se ce ne fosse bisogno, basta chiedere. Fra le motivazioni addotte dal preclaro comitato dei silvioproponenti c’è la «storica firma del trattato di amicizia e di cooperazione con la Libia». E se il lettore ha ancora la forza di leggere fra uno scoppio di risa e l’altro, sappia che l’Università di Sassari propone di conferire la laurea honoris causa in giurisprudenza a Gheddafi.

Un civile e moderato appello agli elettori italiani di centrodestra

May 6th, 2009

berlusconi evapora
 
Se davvero gli volete un mare di bene (cit.), per favore, toglietecelo dalle palle!

Contrordine compagni

May 1st, 2009

1° maggio secondo gabryella

by senzaqualita

e come darle torto?

Lo scrittore realista

April 29th, 2009

Tratto da randomknowledge.wordpress.comC’era una volta uno scrittore realista, ma così realista da essersi dato come meta ultima della sua ricerca estetica la corrispondenza puntuale fra le cose del mondo e le parole da lui medesimo utilizzate per scriverle. Soleva dire, quello scrittore realista: «io scriverò il mondo, e lo scriverò con una precisione tale che il lettore, leggendo la mia opera, non noterà differenza alcuna fra l’esperienza che egli avrà avuto del mondo con i suoi propri sensi e quella che ne farà mediante le mie parole. La rosa che scriverò, o l’acqua, o la passione amorosa, saranno rosa e acqua e passione in modo così perfetto che chi le leggerà sulla pagina sarà rallegrato dal profumo della rosa, dissetato dall’acqua, preda dell’amore».

Fissati in tal modo i cardini della sua poetica, lo scrittore realista si accinse a metterli in pratica. Tolse un foglio da un quinterno intonso, aguzzò con cura il calamo, colmò la boccetta di inchiostro nero e uscì di buon’ora alla ricerca di qualcosa da scrivere secondo i suoi propositi. Cadeva in quel giorno l’equinozio di primavera e la natura metteva in scena l’ennesima replica dell’incipiente suo risveglio, con tanto di prati in fiore, verzure ondeggianti, nidi di rondine e tutto quanto. Lo scrittore realista sedette nei pressi di un arbusto e cominciò a scriverlo senza tralasciare alcun dettaglio.
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I segni dei tempi

April 27th, 2009

Tratto da www.repubblica.it
 
dalla home page di repubblica.it

(Faccio umilmente notare che Cofferati è capolista PD alle europee nella circoscrizione nord–ovest. Poi dicono che la ggente si butta a destra…)

Celebrazioni

April 22nd, 2009

Quest’ultima decade di aprile è caratterizzata da diverse celebrazioni, alcune ricorrenti altre uniche. Fra le ultime cito soltanto i due centenari illustri del 22 aprile: quello di Rita Levi Montalcini, che ha la fortuna di celebrarlo in prima persona, e quello di Indro Montanelli, che lo festeggia altrove.

Fra le celebrazioni ricorrenti menzionerò l’anniversario della fondazione di Roma, che cade il 21 aprile ed è giunto all’incirca alla sua duemilasettecentosessantaduesima edizione (auguri a tutti i romani di passaggio) e l’anniversario della morte del celebre scrittore peruviano Garcilaso de la Vega, che abbandonò davvero questa valle di lacrime il 23 aprile 1616, a differenza di quei burloni di Cervantes e Shakespeare.

E naturalmente ricordo che il 25 aprile cadrà l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Pare che quest’anno, accanto alle cerimonie abituali, le istituzioni inaugureranno un gustoso siparietto di avanspettacolo: un comico molto noto per le sue irresistibili barzellette sui campi di sterminio nazisti e i suoi cachinni sul confino politico ai tempi del fascio terrà un discorso commemorativo ufficiale.

Quel bicchierino di idromele

April 16th, 2009

Tratto da www.zarahome.comDio: Dimmi, Adamo, secondo te io esisto?
Adamo: C’è la domanda di riserva?
D: Perché? Rispondimi, orsù, che ti costa?
A: Temo che a discutere dell’esistenza di Dio si finisca per litigare. Vuoi litigare?
D: No davvero. Sai bene che ti amo e che ci tengo a mantenere buoni rapporti con te.
A: Appunto, dico. Se siamo amici, che t’importa sapere se esisti o non esisti? Non potremmo fare le solite due chiacchiere sul moto degli astri, magari davanti a un bicchierino dell’idromele che mi hai fatto assaggiare ieri?
D: Buono quello! Devo dire che quando mi metto d’impegno riesco a fare cose molto buone.

A: Vedi che basta poco per coccolare l’autostima? Perché non lasci perdere quelle baie sull’esistenza?
D: Ma per me è una questione importante, Adamo. Tu non ti sentiresti un po’ a disagio se qualcuno ti dicesse che non esisti?
A: Perché, qualcuno ti ha detto che non esisti?
D: Adamo, non prendermi per i fondelli. Siamo gli unici esseri loquenti in questo giardino, almeno fino a quando non avrò creato Eva, quindi chi altri avrebbe potuto dirmi alcunché?
A: E che ne so? Magari qualche angelo ribelle.
D: Quelli li ho già sistemati.

A: E chi sarebbe questa Eva?
D: Quale Eva?
A: Non fare il finto tonto, dài. Poco fa hai detto che avresti creato una certa Eva.
D: Ah, quella Eva! No, niente, è un progetto che mi frulla in testa da qualche tempo.
A: Fai il misterioso?
D: Certo che sei ben curioso, neh!
A: Ah, io sarei curioso. E tu che un giorno sì e l’altro pure vuoi sapere se esisti, tu che saresti? Sentiamo.
D: Adamo! un po’ di rispetto! Va bene la confidenza, ma sono pur sempre Dio, perdiana! Misura le parole.
A: Prima mi sfinisci di domande e poi mi tappi la bocca con questa faccenda che sei Dio. E chi ti credi di essere? Eh? Eh? ma vai a fare il bulletto coi serafini, va’, che con me non attacca.
D: Adamo!

A: E poi non dire che non ti avevo avvertito.
D: Di che parli?
A: Te l’avevo detto che discutere dell’esistenza di Dio porta al litigio.
D: Come facevi a saperlo? Hai forse mangiato il frutto che ti ho proibito di mangiare?
A: E basta con questa manfrina del frutto proibito! Sarai mica un po’ fissato per caso?
D: È che quell’albero lì, tutte le volte che lo guardo, ho come un brutto presentimento.
A: E l’albero di qua, e l’esistenza di là. Sì sì, dammi retta, sei fissato. Ma non potresti darti una calmata e goderti la pace e le delizie dell’Eden? A volte proprio non ti capisco.
D: Dev’essere un effetto dell’infinitudine questo mio pormi domande la cui risposta giace in un minuscolo punto della mia mente immensa, così minuscolo e infinitamente distante che impiego migliaia di ere per raggiungerlo. E quando lo raggiungo spesso ho già dimenticato la domanda, e così anche la mia inquietudine è infinita.
A: Cosa questa che, a ben pensarci, rende assai poco desiderabile l’immortalità.

D: Adamo.
A: Cos’altro?
D: Io esisto?
A: No.
D: Lo temevo.
A: Perché?
D: Perché vorrei esistere.
A: Esistere non è mestiere da dèi, Dio.
D: Ne sei certo?
A: Sì. L’esistenza è appropriata per creature minime e inessenziali, conglomerati di cellule che si arrabattano come possono per cogliere un raggio di luce fra l’abisso di tenebra che li ha preceduti e quello che li seguirà.
D: Dunque per esistere dovrei nascere?
A: Dovresti morire.
D: 

A: Dio.
D: Dimmi.
A: Quel bicchierino di idromele?

Io

April 9th, 2009

— Io scrivo poco e quando scrivo non scrivo mai di me.
— Questo non può essere vero: tutte le scritture sono autobiografiche.
— Dimostralo.
— Facile: il soggetto della prima frase di questo dialoghetto è io.
— E dunque?
— Tu hai scritto quella frase, dunque chi dice io in quella frase sei tu, dunque quella frase è al contempo scrittura e autobiografia. Quod erat demonstrandum.

— E ‘sti cazzi?
— Prego?
— Intendo dire che il tuo procedimento more geometrico contiene un errore.
— Dimostralo.
— Facile: dal fatto che io ho scritto quella frase — così come sto scrivendo tutte le frasi che compongono il nostro dialogo — tu deduci frettolosamente che chi dice io in quella frase sono io, e questo è falso.
— E chi decide che è falso?
— Io.
— Con quale autorità?

— Non si tratta di autorità, ma di necessità: in mancanza di elementi contestuali, testimonianze, riscontri, solo io posso decidere se chi dice io in una frase che ho scritto io sono io. Non può essere diversamente.
— Potrei concedertelo in generale, ma nel caso di specie il contesto e il testimone ci sono, ed entrambi ti smentiscono.

— Dimostralo.
— Facile: quanto al contesto, tu hai scritto quella frase nell’ambito di un dialogo che si svolge qui e ora fra te e me, e tutti sanno che nel corso di un dialogo chi dice io sta parlando di sé medesimo. Intendi negarlo?
— Non lo nego, ma questa osservazione non è un argomento a sostegno della tua ipotesi. Nell’ambito di un dialogo scritto, infatti, non tutte le frasi sono necessariamente parte del dialogo. La frase che apre il nostro potrebbe essere una citazione tratta da un libro, per esempio, oppure riportata da una conversazione precedente fra me e un terzo ignoto. Il contesto lascia aperte tutte le possibilità.

— E sia, e sia! Ma resta comunque il testimone a smentirti.
— E chi sarebbe costui?
— Sono io!

Terremoto

April 8th, 2009

Il giorno dopo, avendo trovato qualche po’ di provvisioni con ficcarsi tramezzo alle rovine, si rinfrancarono un po’ di forze, quindi si posero come gli altri a lavorare per sollievo degli abitanti ch’erano scampati alla morte. Alcuni cittadini sovvenuti da essi gli diedero da desinare qual poteva apprestarsi in tanta sciagura. Era il pranzo veramente assai tristo, bagnando i convitati il loro pane di lacrime, ma Pangloss li consolava assicurandoli, che le cose non potevano andare altrimenti; perchè, diceva egli, tutto quel che è, è ottimo, imperocchè se vi è un vulcano a Lisbona non poteva essere altrove non essendo possibile che le cose non sieno dove sono; perchè ogni cosa è bene. [Voltaire, Candido, o l’ottimismo, cap V]

Dedicato ai deficienti che ci governano, quelli che ripetono a paperella quel che loro più conviene: che i terremoti sono imprevedibili, che questo d’Abruzzo è senza precedenti (crassa menzogna), che i soccorsi sono impeccabili, che la vita è bella e che lo stato c’è. Che vadano cordialmente affanculo.

Tumulti

March 26th, 2009

Leggo che un dirigente d’azienda è stato sequestrato nei suoi uffici in Francia; è stata assaltata la villa di un banchiere scozzese; negli Stati Uniti cresce la rabbia contro i bonus riconosciuti a manager fallimentari.

Episodi non privi di inquietanti affinità con il Tumulto dei Ciompi.