Qualche tempo fa, leggendo un articolo su un sito, mi era venuta in mente una raccomandazione dello scrittore russo Danil Charms, citata spesso dallo scrittore italiano Paolo Nori, che dice così:
Quando compri un uccello, guarda se ci sono i denti o se non ci sono. Se ci sono i denti, non è un uccello.
E visto che mi era venuta in mente volevo scriverla nei commenti, e ho provato a scriverla. Prova una volta, prova due, niente: il commento non veniva pubblicato. Per meglio dire: sembrava che uscisse, ma poi spariva: tornando sulla pagina dei commenti non c’era più. Allora, dato che le cose che non funzionano mi fanno scattare la sindrome di Bob Aggiustatutto, ho cercato di capire perché quel commento non usciva, e ho provato a scrivere un altro commento: “chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”, ho scritto, e il commento è uscito senza problemi. Uno mi ha anche risposto “Sì, ma che c’entra?”, e aveva ragione, ma non divaghiamo.
Se i denti van bene, ho pensato, il problema sarà l’uccello, e allora ho riscritto la raccomandazione dello scrittore russo Danil Charms in questo modo:
Quando compri un u c c e l l o, guarda se ci sono i denti o se non ci sono. Se ci sono i denti, non è un u c c e l l o
Il commento è stato pubblicato e non è più sparito. Poi ho fatto un’altra prova, scrivendo due commenti separati. Il primo diceva “Quando compri un uccello, guarda se ci sono i denti o se non ci sono” e il secondo diceva “Se ci sono i denti, non è un uccello”. Nessun problema: entrambi i commenti sono stati pubblicati e non sono più spariti. A dire il vero un problema c’è stato, cioè che quello che prima mi aveva risposto “Sì, ma che c’entra?”, mi ha risposto “Sì, ma non c’è bisogno di scriverlo venti volte”, e aveva ragione, ma non divaghiamo.
Al termine delle indagini, come suol dirsi, quel che ho capito è che il commento intero non era stato pubblicato perché conteneva due volte la parola uccello. Qualcuno, in qualche punto della grande rete, aveva stabilito che una frase che contiene due volte la parola uccello non doveva essere pubblicata, va’ a sapere perché. O meglio, il perché si intuisce. Il censore dev’essere qualcuno che conosce l’italiano, se sa che la parola uccello ha un doppio senso osceno, ma dev’essere anche qualcuno che non sa distinguere se una parola è usata in senso proprio o figurato. Insomma un algoritmo non proprio sofisticatissimo, a voler essere gentili, oppure un essere umano non proprio sveglissimo.
L’episodio potrebbe suggerire profonde riflessioni sulla censura in rete, la bigotteria intrinseca della società contemporanea o la decadenza del mondo occidentale: magari un’altra volta. Però una riflessione mi è venuta in mente: se questo è l’andazzo, sai che casino per gli ornitologi.