Fa un certo effetto immergerti nella lettura di Infinite Jest — capo d’opera di D.F. Wallace (R.i.P.) — e scoprire tuo malgrado che il circolo di tennis dietro casa — lo stesso presso il quale ti recavi da bambino al solo scopo di fregare le palline fiondate oltre la recinzione da racchette non troppo professioniste — si fregia del reboante titolo di Bologna Tennis Academy.
Archive for the ‘libri e dintorni’ Category
Letteratura e vita
Monday, October 6th, 2008Il nero umorismo di google ads
Wednesday, September 17th, 2008(clicca l’immagine per ingrandirla)
Più seriamente di me, Paolo Beneforti raccoglie dalla rete le testimonianze in memoria di David Foster Wallace.
A man of infinite jest
Monday, September 15th, 2008David Foster Wallace si è suicidato. Ora mi toccherà leggerlo per davvero.
Jean Améry, ancora
Monday, June 30th, 2008Molto più seriamente di me, Linnio Accorroni riflette sull’autore di Intellettuale ad Auschwitz. Vivamente consigliato, qui.
Charles Bovary ce l’aveva piccolo?
Saturday, June 21st, 2008Due antichi greci chiacchierano davanti al Discobolo, circa un secolo dopo la morte di Mirone:
A. Bravo questo Mirone, non trovi?
B. Bravo, sì, ma anche un po’ stronzo.
A. E perché?
B. Perché gliel’ha fatto troppo piccolo.
A. Eh?
B. Ma sì, il coso, lì, il pisello. Quasi non si vede.
A. Sì, è vero, però dovresti spiegarmi la relazione fra scolpire cazzi piccoli e essere stronzi.
B. Ma come, non cogli la subdola intenzione denigratoria dell’artista?
A. No.
B. È evidente che Mirone, facendo del discobolo un ipodotato, intendeva mettere alla berlina tutta la classe atletica comtemporanea.
A. Non ti seguo. La statua, a mio avviso, esprime un ideale di bellezza e armonia di cui anche il piccolo fallo fa parte.
B. Dici così perché sei un ingenuo e non ti accorgi che Mirone, in realtà, ha voluto ridicolizzare gli atleti del suo tempo, rappresentandoli come minidotati incapaci di prestazioni sessuali soddisfacenti.
A. …
Se il dialoghetto qui sopra ti sembra paradossale, o lettore, a al pari del signor A. ritieni alquanto strambe le affermazioni del signor B., è solo perché non hai ancora letto Charles Bovary medico di campagna di Jean Améry (Bollati Boringhieri, 1992). Il quale Améry, per nostra e sua fortuna, sarà ricordato per libri ben più importanti e riusciti di questo.
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L’ultimo saluto
Saturday, June 14th, 2008Giovedì sono andato a salutare per l’ultima volta Carlo “maria strofa” Berselli. Vado di resoconto, ma prima vorrei che il lettore desse un’occhiata qui, dove troverà l’elenco dei link più recenti al blog di Carlo. Impressionante, vero? Sono tanti, davvero tanti a ricordarlo. E c’è anche Remo Bassini, che sta pazientemente collezionando i link ai post di saluto: (o)pera [*] benemerita.
[*] Correzione richiesta dal diretto interessato nei commenti.
Sono arrivato in anticipo alla stazione di Carpi, dove noi blogger in transumanza pro-strofa ci eravamo dati appuntamento, e ho approfittato dei minuti a disposizione per fare colazione al bar di fronte, dove ho trovato una copia del Gazzettino di Carpi che ho iniziato a sfogliare tra un sorso di cappuccino e l’altro. Nelle pagine locali c’era un riquadro di annunci vari, tra cui un elenco di carpigiani defunti che si apriva così: Carlo Berselli, di anni 54.
Carlo, gli ho detto fra me e me, sei riuscito a primeggiare anche in questo, ti rendi conto? Sei il primo della lista! Ma vaffanculo, maria strofa, va’!
Mi sono trasferito davanti all’ingresso della stazione e dopo un po’ il cellulare ha squillato: “Ciao, sono Lucia“, ho sentito dire quando ho risposto. Però, che strano, l’ho sentito sia con l’orecchio sinistro (io per le telefonate sono mancino) sia con il destro. Ma che figata!, ho pensato, ciò il cellulare stereo! Poi mi sono voltato e ho visto alla mia destra una distinta stangona che parlava anche lei al cellulare, dicendo proprio le stesse cose che sentivo al mio. Anche lei si è voltata, ci siamo guardati in faccia e siamo scoppiati a ridere per la gag involontaria. Con Lucia c’era Cristina. Sono partite da città diverse, accomunate dalla levataccia che hanno dovuto fare per arrivare in orario.
Devono aver visto un’alba romagnola anche Andrea “contenebbia” e Paolo Ferrucci, che ci hanno raggiunti di lì a poco. Quasi assieme a loro è spuntata Serena, vestita di nero e affranta, ma anche circondata da amici: una piccola schiera di ventenni che quasi la soffocavano di abbracci e parole di conforto. Presentazioni, facce lunghe, lacrime, tentativi di sdrammatizzare, qualche sorriso. Si parte.
Davanti alla camera ardente, Serena ci ha presentato la mamma Tiziana e la nonna Alba, due donne che basta guardarle per pensare “la signora dev’essere tosta”, ipotesi che l’esperienza non avrebbe tardato a confermare. Da lì ci siamo trasferiti in macchina all’autostazione, punto di partenza per il corteo funebre, che è poi stata una passeggiata di dieci minuti durante la quale la piccola blog-pattuglia ha avuto tempo e agio di scambiare quattro chiacchiere per approfondire la reciproca conoscenza.
All’ingresso del cimitero i presenti, un centinaio di persone, si sono disposti a semicerchio davanti alla bara, e Serena ha letto il ricordo di suo padre, strappando lacrime anche alle tempre più posate e meno emotive, come me medesimo o il Conte. A Silvia qualche anima buona ha procurato una sedia, perché non ce la faceva a reggersi in piedi. Poi Serena ha recitato a memoria il breve e famosissimo monologo tratto da Blade Runner (ho visto cose che voi umani…) che ha imparato da suo padre alla tenera età di quattro anni. Quando ha pronunciato l’ultima frase, “è tempo di morire”, gli astanti hanno taciuto all’unisono per qualche secondo: un segno di cordoglio unanime che mi ha procurato un brivido di commozione.
Durante la sepoltura il silenzio era rotto con discrezione da brevi conversari: il Conte apprezza la scelta della sepoltura in terra, e io non perdo l’occasione per fare una considerazione idiota sulla prossimità semantica tra inumare e umanità, roba che, se Carlo mi sentisse, mi abbatterebbe sul posto con un mazzolone etimologico su humus e zone limitrofe. Alla fine, un grande cuscino di rose rosse è stato posato sul tumulo. Prima di uscire, Serena ci ha invitati a visitare la tomba di Pietro, il mitico papà del suo papà, sul quale Carlo non molto tempo fa ha prodotto l’unico suo testo pubblico di argomento intimo che io conosca.
Ci siamo incamminati verso le auto in compagnia di nonna Alba e mamma Tiziana, scambiandoci notizie, ricordi e aneddoti su Carlo e notando una curiosa convergenza fra i loro racconti e quelli di noi amici di tastiera. Una conferma indiretta della schiettezza con cui maria strofa stava in rete, riuscendo a essere sempre pienamente sé stesso, a dispetto dei numerosi travestimenti. Tiziana ha guidato il piccolo corteo, di nuovo motorizzato, fino a casa sua, dove ha riservato a una ventina di invitati, fra cui l’intiera rappresentanza blogosferica, un’accoglienza a dir poco imperiale, accompagnata da una familiarità di cui ancora adesso faccio fatica a capacitarmi: un osservatore esterno avrebbe giurato che ci conoscevamo tutti da trent’anni almeno.
Abbiamo parlato per ore. Di Carlo, certo, ma anche ciascuno di un pezzetto di sé, tanto che Tiziana e Paolo, per esempio, hanno scoperto comuni origini molisane. Tiziana ci ha raccontato che nella sua famiglia c’è da sempre l’usanza di fare convivio quando qualcuno muore, per mitigare il dolore con l’allegria, mescolando lacrime e risate. E abbiamo riso, oh se abbiamo riso, ascoltando gli aneddoti familiari raccontati dalle donne di Carlo: Alba, Tiziana, Serena, Silvia. Il Conte ha già riportato la frase-mito della giornata, by nonna Alba: la minigonna definita “mantovana della figa”. Un genio.
Siamo andati via alle otto di sera, con la promessa di rivederci ancora, e sai mai che non ci riusciamo davvero. Ho accompagnato Paolo e Andrea in stazione e ho puntato il muso dell’auto verso sud. Radio spenta, per lasciare la mente libera di ripercorrere le immagini e le parole di una giornata speciale, dove lutto e condivisione, riso e pianto, dolore e allegria si sono dati il cambio continuamente, quasi a imitare l’umore variabilissimo del compianto-festeggiato. Addio Carlomaria, e grazie per tutto quello che ci hai lasciato: l’amore per i libri, i tuoi libri, le tue ineguagliabili performance cibernetiche, le tue splendide donne.
Ciao Carlo
Wednesday, June 11th, 2008Carlo Berselli non c’è più. Era una persona straordinaria, un uomo generosissimo, eccessivo in tutti i sentimenti, come solo i grandi sanno essere. Spero che nel luogo in cui andrà a stabilirsi ci sia una biblioteca sconfinata, aperta notte e giorno. Ci rivediamo là, Maria Strofa.
Per la madosca!
Monday, May 26th, 2008Una brillante lezione di scrittura creativa tenuta da Ermanno Cavazzoni. Su griseldaonline, beccato via la poesia e lo spirito.
«Se dovessi dare dei consigli ad uno a cui viene voglia di scrivere, gli direi: parti dalle interiezioni, che forse sono la parte più negletta della lingua scritta: ah, ahimè, porco cane eccetera, sono la parte più trascurata e invisa alla scuola».
«In ogni caso si ha non solo un abbozzo di personalità, ma è già partita una storia, perché dal perbacco (o dall’accipicchia, o da per la madosca ecc.) si è già avviata una situazione e un movimento: “Per la madosca”, disse Carlo…, e siamo già nel corso dei fatti».
A proposito di Fiera
Friday, May 9th, 2008Parola di Giulio Mozzi, che di libri e di fiere del libro se ne intende parecchio.
Alla domanda che farà da fil rouge alle centinaia di «eventi» che costellano la Fiera – «Ci salverà la bellezza?» – io proprio non so rispondere. Spero solo che ci salvi dalla Fiera.
Auguri Israele!
Thursday, May 8th, 2008Sì, ci sono quelli che bruciano la bandiera di Israele e boicottano i libri degli israeliani, ma fortunatamente c’è anche gente che onora i libri e gente che le bandiere preferisce farle garrire al vento. Ancora più fortunatamente, gli imbecilli contano come il due di coppe con briscola bastoni, mentre gli altri ricoprono cariche istituzionali, dal comune di Trani fino alla presidenza della Repubblica.
Infine ci sono io – che conto come il due di coppe con briscola bastoni – che la bandiera di Israele la faccio garrire virtualmente in questa ridotta webbica. Auguri Israele!
Corrispondenza di libreschi sensi
Thursday, April 24th, 2008Appena ho visto il pacco misterioso di maria strofa mi sono incuriosito, e ancora di più quando ho visto la didascalia: Lo aspettavo da così tanti anni che non so se avrò mai il coraggio di aprire il pacco. Curiosità se possibile accresciuta dal primo parziale disvelamento del contenuto.
Sorbole! mi son detto. Un libro atteso da vent’anni e mancato per un soffio appena un anno fa. Sta’ a vedere che ha beccato la biografia dell’Ariosto in due volumi di Michele Catalano, Olschki 1930, assolutamente introvabile. Poi, guardando meglio la figura, il doppio tomo ritrovato mi è sembrato stranamente familiare.
Allora ho chiesto a maria strofa “Sarà mica quel libro lì?” e lei ha risposto così: Georges Feydeau, Teatro, Adelphi 1970. Sì, era proprio quel libro lì, ospite da poco più di un anno della mia lacunosa libreria, come da foto.
E quindi? – chiederà il lettore avido di trame complesse, intrecci arditi, stuporose agnizioni e morali della favola. Quindi niente. Questa è la storia e io l’ho raccontata. E questo è Georges Feydeau.
Morti presunte
Wednesday, April 23rd, 2008Il memorioso puntomaupunto ricorda a noi lettori distratti che oggi si celebra la Giornata mondiale del Libro indetta dall’Unesco. La data del 23 aprile fu scelta dai sagaci fondatori dell’iniziativa perché coincide con l’anniversario della morte di Shakespeare e Cervantes, ma – come lo stesso .mau. precisa nel post – la coincidenza delle date è illusoria. Vado di autocitazione da un post dell’anno scorso:
Oggi è il compleanno di William Shakespeare, ma è anche l’anniversario della morte sua e di Miguel de Cervantes. Come tutti sanno, in realtà di Shakespeare conosciamo solo la data di battesimo, il 26 aprile 1564, mentre la data di nascita non è accertabile. Pazienza: per un mostro sacro della letteratura mondiale di tutti i tempi un po’ di leggenda non guasta. Come forse non tutti sanno, poi, Shakespeare morì dieci giorni dopo Cervantes. In Spagna vigeva infatti il calendario gregoriano, in Inghilterra quello giuliano. Quando Cervantes morì a Madrid, il 23 aprile 1616, a Stratford-upon-Avon lunari e almanacchi segnavano il 13 dello stesso mese.
Anche questa coincidenza puramente convenzionale di decessi, però, non è del tutto certa. Nei commenti al mio post di un anno fa, infatti, l’illustre maria strofa disse di ricordare che la discrepanza fra le date di morte dei due autori era citata in una nota di Amleto e Don Chisciotte, libro di Turgenev in edizione Melangolo. Un rapido controllo confermò l’ipotesi: nella nota 19 a pagina 64, infatti, il traduttore Mario Alessandro Curletto avvisa che le fonti più accreditate datano al 22 aprile la morte di Cervantes.
Stando così le cose, si capisce che il 23 aprile 1616 fu meno funesto per la letteratura di quanto la vulgata faccia intendere. In quel giorno, alla fine dei conti, morì davvero soltanto lo scrittore peruviano Garcilaso de la Vega.
Dalla rete all’impianto stereo
Tuesday, April 22nd, 2008L’organigramma di Andrea Comotti è stato pubblicato in rete da vibrisselibri nell’ormai lontano novembre 2006, e a breve uscirà come audiolibro, a cura della GoodMood Edizioni Sonore. Si tratta di una versione drammatizzata del libro, recitata a più voci da attori professionisti e basata su un adattamento del testo a cura di Lucio Angelini. Qui e qui tutto quello che avreste voluto sapere sull’audioedizione in questione, compreso un assaggio di un minuto circa.
Salvo precedenti a me ignoti questo è il primo caso di libro pubblicato soltanto su media non cartacei. Un passaggio dal bit al bit insomma, dal pdf all’mp3, dalla rete all’impianto stereo o altro ordigno per la riproduzione del suono. Non posso prevedere se questo libro privo di carta ma dotato di voce sia il capostipite di una nuova tendenza o un caso isolato. Per ora noto soltanto una curiosa affinità con quanto accadde in tempi remoti.
Quando quel debosciato di Agostino vide gli occhi del pio Ambrogio vagare sulle pagine di un libro, senza che dalla sua bocca uscisse una sola parola del testo, rimase di stucco per la meraviglia, poiché a quei tempi era usanza comune farsi leggere i libri ad alta voce, o declamarli per sé stessi o per un piccolo pubblico. Con l’audiocomotti si torna dunque all’antico mediante la tecnologia del tempo presente.
Pertanto, o lettore, quando quest’estate chiederai a un tizio spaparanzato al sole con le mani dietro la nuca a far da cuscino «Che fai di bello?», ed egli ti risponderà «Sto leggendo L’organigramma di Andrea Comotti» non ti sgomenterai come l’Agostino del tempo che fu. Saprai già, infatti, che un libro può essere letto in molti e svariati modi e che non tutti richiedono il dono della vista o la spoliazione di innocenti foreste tropicali.
Vota Consalvo! Vota Consalvo!
Saturday, April 12th, 2008Proprio vero che la letteratura imita la vita, magari con qualche decennio o qualche secolo di anticipo. Quando Federico De Roberto fece tenere a un personaggio de I Vicerè il comizio elettorale di cui riporto un breve estratto, non poteva immaginare che a più di cent’anni di distanza sarebbe stato in gran parte riutilizzabile dai candidati alle prossime elezioni politiche. Lascio al lettore il piacere di decidere quali candidati odierni meglio incarnano l’inconsistenza e la farraginosità del programma presentato dal principe Consalvo. Il testo è tratto dalla versione integrale de I Vicerè disponibile sul sito della benemerita associazione Liber Liber
Grandi cartelloni multicolori incollati per tutta la città annunziarono l’avvenimento: «MEETING ELETTORALE. Cittadini: Domenica, 8 ottobre 1882, alle ore 12 meridiane, nella Palestra Ginnastica (ex convento dei PP. Benedettini) il Principe di Francalanza esporrà il suo programma politico agli elettori del 1° Collegio.» Seguivano le firme del comitato: un presidente, vecchio magistrato a riposo, ben visto da tutti i partiti e perciò messo a quel posto da Consalvo; poi sei vicepresidenti, più di cinquecento membri, otto segretari, ventiquattro vicesegretari.
Consalvo, con una mano sul velluto della balaustrata, voltato di fianco, aspettava. Ad un cenno del presidente, si volse alla folla:
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L’ottavo
Thursday, April 10th, 2008È arrivato l’ottavo vibrisselibro. L’autore è Carlo Cannella, il titolo è Tutto deve crollare, il contenuto non è meno apocalittico del titolo, l’immagine di copertina è di Marco Cannella, che in barba al familismo amorale non è parente dell’autore. Il resto ognuno può scoprirlo da sé. Basta seguire il link alla pagina di presentazione dalla quale, volendo, si può anche scaricare gratuitamente il libro.