Archive for the ‘libri e dintorni’ Category

C’è vibrisselibri

Tuesday, May 8th, 2007

Alessio Paša, Appuntamento con il notaioIl quinto vibrisselibro – completo di copertina, quarta di copertina, redazione e impaginazione, ma, come sempre accade per ogni neonato, ancora privo di carta – può essere scaricato gratuitamente dal sito della prolifica casa editrice anfibia.

Si intitola Appuntamento con il notaio e raccoglie quattro racconti in versi di Alessio Paša. Dalla quarta di copertina:

Quattro racconti in versi, diverse angolazioni che si aprono su porzioni di vita ordinarie e per questo emblematiche. I pensieri, i gesti e le parole dei protagonisti sono collezionate e disposte nello spazio di una strofa. Una poesia del quotidiano che riflette con una forza originale e autentica sulle relazioni affettive.

E questo è l’incipit, sul quale esercito il privilegio di poter leggere il primo verso come se fosse una dedica scritta apposta per me:

Scorre le pagine con accurata lentezza,
sottolinea le imprecisioni,
che chiama errori di battitura.
I capelli grigi, le spalle larghe,
serra forte nella mano la biro blu,
cerchia un intero paragrafo,
soffia, un alito spesso, appena trattenuto.
Falconi, c’è ancora molto da fare,
dovevamo consegnare ieri,
cerchiamo di chiudere per questo pomeriggio.

Appuntamento con il notaio è la prova migliore che vibrisselibri c’è, e lotta insieme a noi, ma poiché non di sole parole vive l’uomo, ma anche di immagini, è meglio non farsi mancare niente. Ragion per cui – grazie a Grenar e alla sua valente compagnia di attori – in vibrisselibri c’è anche il cinematografo. Un assaggio qui sotto. Il resto qui.

Audiovibrisselibri

Thursday, May 3rd, 2007

Maura Gancitano, direttrice di Bombasicilia e vibrisselibraia attivissima, fra le sue molte qualità annovera una splendida voce che ha prestato agli ultimi nati in casa vibrisselibri

Qui legge un brano di Tana per la bambina con i capelli a ombrellone di Monica Viola
Qui, invece, un brano di Nenio di Eugenio De Medio.

E da oggi (4 maggio), tenete d’occhio il sito di vibrisselibri. Tira aria di trama e di mistero…

Silent, please

Da Shakespeare a vibrisselibri, passando per un ciarlatano

Tuesday, April 24th, 2007

Ambulante, tratto da http://site.voila.fr/egbmn/colp/colport.htmOggi, ma ormai è già ieri, è il compleanno di William Shakespeare, ma è anche l’anniversario della morte sua e di Miguel de Cervantes. Come tutti sanno, in realtà di Shakespeare conosciamo solo la data di battesimo, il 26 aprile 1564, mentre la data di nascita non è accertabile. Pazienza: per un mostro sacro della letteratura mondiale di tutti i tempi un po’ di leggenda non guasta. Come forse non tutti sanno, poi, Shakespeare morì dieci giorni dopo Cervantes. In Spagna vigeva infatti il calendario gregoriano, in Inghilterra quello giuliano. Quando Cervantes morì a Madrid, il 23 aprile 1616, a Stratford-upon-Avon lunari e almanacchi segnavano il 13 dello stesso mese.

Una trecentina d’anni dopo codeste auguste dipartite, vendere lunari e almanacchi era uno dei molti mestieri di Arturo Frizzi (1864-1940), famoso girovago, ciarlatano, strillone e colporteur mantovano. La sua vita romanzesca è racchiusa in un libro intitolato Il Ciarlatano, pubblicato a sue spese nel 1912 presso la Tipografia cooperativa “La Provinciale” di Mantova. Qualche notizia in più sul Frizzi e sul suo libro è disponibile sul blog I tempi e le idee, qui e qui.
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Vibrisselibri a Senigallia

Sunday, April 15th, 2007

Mercoledì 18 aprile, ore 18, presso la Sala Incontri dell’istituto, via Capanna, Senigallia (AN), l’Istituto Panzini di Senigallia presenta Parole, bit e gocce.

Occasione più unica che rara per incontrare in un colpo solo:
a. Due redattori di vibrisselibri (Gaja Cenciarelli e Pino D’Emilio)
b. Un’autrice pubblicata da vibrisselibri (Monica Viola)
c. Un buon bicchiere di vino marchigiano

Si parlerà di due libri qui molto amati, Extra Omnes di Gaja Cenciarelli e Tana per la bambina con i capelli a ombrellone di Monica Viola. E poi di copyleft, di liber liber e di vibrisselibri.

Il programma completo qui.

In memoria di Primo Levi

Wednesday, April 11th, 2007

L’11 aprile 1987 Primo Levi compiva il suo ultimo tragico volo. Vent’anni dopo, la magnifica Lina lo ricorda pubblicando sul suo blog un colloquio fra lei medesima e il grande alchimista della letteratura italiana. Una chicca da non perdere.

Per parte mia ricordo che il libro Chiacchiere di bottega di Philip Roth (Einaudi 2004) contiene una conversazione con Primo Levi datata settembre 1986, che da sola vale l’acquisto del volumetto. Quindi, o mio transeunte lettore, fila subito in libreria, compra e leggi, in memoria di questo grande ebreo italiano del secolo scorso.

Dico e altre famiglie

Wednesday, March 28th, 2007

Mammifero italianoGiorgio Manganelli ha vissuto in prima persona, e in tempi non sospetti, la disgregazione dell’istituto familiare tradizionale: cacciato di casa dalla moglie in quanto «non solo inutile ma anche dannoso», nel libro in effigie egli stesso si definì «padre da marciapiede, recuperato solo dalla tenacia irragionevole di una figlia che ha un’intensa vocazione redentrice» (pag. 129). Cattivo marito e peggior padre, fu anche figlio irriverente e ingrato: «Nella mia infanzia io ho posseduto una famiglia normale – o piuttosto ne sono stato posseduto – vale a dire quel tipo di famiglia che, per vivere, ti fornisce di laurea e di una certa quantità di demenza» (pag. 51). Non so immaginare uomo più titolato a sondare il lato oscuro della famiglia italicamente intesa.

Manganelli era un frequentatore assiduo dell’ombra, un collezionista certosino di altri lati delle medaglie, un archeologo votato a riportare in superficie tutto ciò che il senso comune e le retoriche dominanti usano seppellire sotto spessi paludamenti oleografici e consolatori. Sul tema della famiglia, a questa sua innata predisposizione per le escursioni infere, aggiungeva una buona scorta di acidi corrosivi accumulata in anni e anni di esperienza diretta.

Io, al contrario di Manganelli, sono stato un figlio mediamente fortunato, sono sposato da vent’anni con una donna impareggiabile per molte virtù – non ultima la sopportazione delle persone moleste – e padre di due figli che chi me li tocca muore. Qualora monsignor Bagnasco intendesse rinforzare la progettata nota pastorale della CEI sui valori non negoziabili con uno spot sulla Perfetta Famiglia Prolifica ed Eterosessuale, mi candido fin d’ora al ruolo di protagonista. E tuttavia non posso vantare meriti particolari per le gocce di felicità che mi sono toccate in sorte: sono solo uno che può dire a buon diritto di avere più culo che anima, perché ho ben presente quanto le gioie familiari siano aleatorie e costantemente soggette a usura e reversibilità.
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Pensavopeggio

Thursday, March 22nd, 2007

PensavopeggioQualche tempo fa ho incontrato Rossella Messina, poco dopo l’uscita del suo libro Pensavopeggio. L’ho salutata, l’ho castamente abbracciata e baciata sulle gote, e infine ho pronunciato la più trista battuta che essere umano potesse concepire in quel contesto: «pensavo peggio».

L’occasione era alquanto conviviale, per mia fortuna, e così Rossella Messina, invece di manifestare tutto il disprezzo che cotanta scemenza avrebbe meritato, mi ha gentilmente sorriso. Osservando quel sorriso ho notato un particolare insolito: era circoscritto alla bocca, mentre gli occhi restavano serissimi. Lì per lì, lo confesso, la cosa mi ha intimidito: ho avuto l’impressione di essere benevolmente graziato da una metà della donna che mi stava di fronte, mentre l’altra metà emetteva su di me un giudizio di severità inaudita.

Racconto questo episodio – che per l’ordinario dovrebbe rientrare nel fascicolo “fatti miei e, al limite, di Rossella Messina” – perché alcune settimane dopo il fatto ho letto Pensavopeggio, e non ho potuto fare a meno di leggerlo alla luce di quel sorriso serio. Pensavopeggio è una raccolta di dialoghi minimi fra due protagonisti astratti che si chiamano Lei e Lui, talvolta affiancati da comparse come Un’amica o Il cameriere. Il tema è l’amore, come recita il sottotitolo del libro, ambientato nei luoghi classici di una coppia normale: la casa, il ristorante, la villeggiatura. Alcuni esempi:
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Tana per il sito di Monica Viola!

Friday, March 16th, 2007

Monica Viola, l’autrice del qui molto amato Tana per la bambina con i capelli a ombrellone, ha aperto il sito monicaviola.it, dove campeggia gloriosa la splendida copertina disegnata da al3sim. E ancora una volta Monica Viola fa le veci della mia memoria farlocca con una playlist che per me è come un deposito dei ricordi smarriti, come da mail che le ho mandato, e che volentieri pubblico:

Sorbole Mo’, hai messo su un sitarone che dire scintillante è dire poco! E quella playlist, santiddio, che nugolo di ricordi!

Te ne dico solo due: la prima volta che sentii Crocodile rock, alla radio, in cucina. Avevo 11 anni, ma ricordo ancora perfettamente quello che pensai ascoltando quel ritmo gioioso e quel Laaaa-la-la-la-la-laaaa in falsetto. Pensai: “cazzo! questa è tutta un’altra musica!”. (va be’, considerando che allora il top era Claudio Villa non è che ci volesse molto, ma pazienza :-))

E poi i Genesis, quelli di allora ovviamente, e in particolare The lamb lies down on broadway. The carpet crawlers non è mai mancata nelle spiaggiate della nostra compagnia elbana per almeno dieci anni, dal 1981 (e questo già dice quanti anni durava la musica) al 1990 compresi, col mio amico Luciano e io alle chitarre, e tutti a cantare “you’ve got to get in to get out” a squarciagola.

E poi tutto il resto! Non manca niente, forse solo i Pooh, ma posso capire :-)

Amore Viola

Wednesday, March 7th, 2007

Monica Viola, Tana per la bambina con i capelli a ombrelloneÈ un colore ben strano, il viola, disinvolta mistura di rosso e di blu, ugualmente partecipe dell’igneo e dell’acqueo, confine permeabile fra i colori caldi e i freddi. Un colore che non sa decidere da che parte stare, perché nessuna parte ha tutto il suo amore e nessuna ha tutto il suo odio. Ha una vocazione irreparabilmente liminare, il viola, nonché una propensione naturale a farsi passaggio, ponte, attraversamento. Non è un caso che lo si trovi in cielo specialmente quando la notte diventa giorno o il giorno notte.

Monica Viola ha scritto Tana per la bambina con i capelli a ombrellone, uno dei libri più viola che io abbia mai letto, e anche un libro che non posso recensire, essendo la recensione un’impresa che richiede un certo qual distacco sentimentale dal suo oggetto e una buona dose di imparzialità. Nei confronti di questo libro, invece, io sono parziale, parzialissimo, partigiano perfino, nonché sentimentalmente coinvolto.

C’è una parola più viola delle altre in Tana, così emblematica da fare paragrafo a sé. Una parola che il lettore potrà facilmente trovare nel libro dopo averlo scaricato al link qui sopra (se preferisce la carta, può anche ordinarlo a Stampalibri). Non serve che io dica qui di che parola si tratta: il lettore è abile e navigato, e la troverà da solo. Quella parola contiene tutto il disagio esistenziale della protagonista, un disagio in cui non faccio fatica a riconoscermi, dato che fui bambino e adolescente negli stessi anni:

Voler essere nel gruppo e allo stesso tempo non dare adesione totale, non volermi sentire dentro il recinto. Il cane randagio cerca padrone ma poi il giardino gli va stretto e morde il guinzaglio che sognava di avere al collo.

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Ta-daa!

Wednesday, February 28th, 2007

Seconda accoppiata di uscite per vibrisselibri, il progetto editoriale “anfibio” nato da una proposta di Giulio Mozzi del giugno 2006 e presentato al pubblico nel successivo novembre. Dopo la pubblicazione del saggio di Demetrio Paolin Una tragedia negata e del romanzo di Andrea Comotti L’organigramma – due sguardi da due diversi punti vista sugli anni di piombo – ecco Nenio di Eugenio De Medio, e Tana per la bambina coi capelli a ombrellone, di Monica Viola. Entrambi rientrano nella collana di narrativa Sans papier.

Il resto qui

E soprattutto qui.

L’arte di non leggere

Friday, February 23rd, 2007

Pierre Bayard, Come parlare dei libri che non abbiamo letto, tratto da www.leseditionsdeminuit.comMi accorgo solo adesso che in un mio vecchio post datato 19 dicembre 2005 ho inavvertitamente recensito un libro che è uscito in Francia a gennaio del 2007. Il post parlava dell’arte di non leggere, partendo da un celebre (credo) aforisma di Giorgio Manganelli, che qui ripropongo:

Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire, come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, “non l’ho letto e non mi piace”.

Forse anche Manganelli stava recensendo a sua insaputa, e con oltre trent’anni di anticipo, Comment parler des livres que l’on n’a pas lus? di Pierre Bayard, uscito a gennaio nella collana Paradoxe delle francesi Editions de Minuit, un libro che in Francia si avvia a diventare un best-seller e che spero sia tradotto e pubblicato quanto prima anche da noi (rimando a Vertigine per una breve recensione).

Il libro di Bayard è opera serissima e fondata su accurati riscontri fattuali e storici. L’autore – docente di letteratura all’università Paris VIII – argomenta partitamente la sua tesi, suffragandola con prove tratte dalla sua esperienza personale di non lettore e frequentatore di non lettori, un tipo umano che a detta di Bayard sembra aver trovato nell’ambiente accademico il suo habitat naturale.
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Memento mori

Wednesday, February 21st, 2007

Breve [0] bibliografia tanatologica da consumarsi esclusivamente nei mercoledì delle ceneri a venire, un titolo per anno. Sono molto gradite segnalazioni, integrazioni, aggiunte. Anche postume.

William Burroughs, Strade morte
Louis-Ferdinand Céline, Morte a credito
Gabriele D’Annunzio, Il trionfo della morte
Fëdor Dostoevskij, Memorie da una casa di morti
Friedrich Dürrenmatt, La morte di Socrate
Dario Fo, Morte accidentale di un anarchico
Carlo Emilio Gadda, I viaggi e la morte
Nikolaj Gogol’, Le anime morte
Friedrich Hölderlin, La morte di Empedocle
Victor Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte
James Joyce, I morti
Raffaele La Capria, Ferito a morte
Thomas Mann, La morte a Venezia
Gabriel Garcia Marquez, Cronaca di una morte annunciata
Guy de Maupassant, Forte come la morte
Arthur Miller, Morte di un commesso viaggiatore
Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Giuseppe Pontiggia, La morte in banca
Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica
Jacques Prévert, Le foglie morte
Rainer Maria Rilke, Il canto d’amore e morte dell’alfiere Christoph Rilke
Josè Saramago, L’anno della morte di Ricardo Reis
Friedrich Schiller, La morte di Wallenstein
Leonardo Sciascia, Morte dell’inquisitore
William Shakespeare, La vita e la morte di re Giovanni
Isaac B. Singer, La morte di Matusalemme
George Steiner, La morte della tragedia
Lev Tolstoj, La morte di Ivan Il’ic

E inoltre:

gabryella
somerset maugham, acque morte
jorge amado, mar morto / la doppia morte di quincas l’acquaiolo
von hofmannsthal, la morte di tiziano / il folle e la morte / ognuno, il dramma della morte del ricco

erostratos (aka The Living Library)
georges simenon, la morte di belle
bruno traven, la nave morta
giovanni faldella, una serenata ai morti
edgar allan poe, la maschera della morte rossa
italo svevo, la morte
samuel beckett, teste-morte
ernest hemingway, morte nel pomeriggio
théophile gautier, la morta innamorata
william faulkner, mentre morivo
federico de roberto, la morte dell’amore
samuel beckett, malone muore
leonardo sciascia, il cavaliere e la morte
antónio lobo antunes, la morte di carlos gardel
jorge ibargüengoitia, le morte
yukio mishima, morte di mezza estate
arthur schnitzler, morire
august strindberg, l’isola dei morti
luigi compagnone, l’onorata morte
georges simenon, il viaggiatore del giorno dei morti
jean-paul sartre, morti senza tomba
juan carlos onetti, per una tomba senza nome
georg büchner; la morte di danton
jan kott, eros e thanatos
massimo bontempelli, vita e morte di adria e dei suoi figli
ernesto sábato, sopra eroi e tombe
hermann broch, la morte di virgilio
albert camus, la morte felice
james purdy, come in una tomba
maria zambrano, la tomba di antigone
ramón del valle-inclán, polittico dell’avarizia, la lussuria e la morte
vladislav chodasevič, necropoli
danilo kiš, una tomba per boris davidovič
salvatore toma, canzoniere della morte
norman mailer, il nudo e il morto
paul valéry, il cimitero marino
ray bradbury, il cimitero dei folli
louis-ferdinand céline, la scuola dei cadaveri
evelyn waugh, il caro estinto
agatha christie, poirot e la salma
luigi pirandello, il fu mattia pascal
tommaso landolfi, la biere du pecheur [4]

Gualberto Alvino [1]
Antonio Pizzuto: Thanatia

Lucio Angelini
Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi [2] [2bis]

Maria Strofa [3]
maria strofa, morte a diliberto

Mauro Gasparini
Friedrich Dürrenmatt: La morte della Pizia

Ulrico
Henrik Ibsen, Quando noi morti ci destiamo
Charles A. D’Ambrosio, Il museo dei pesci morti,
Hans M. Enzensberger, Dialoghi tra immortali, morti e viventi
Tomas Straussler (Tom Stoppard), Rosencrantz e Guildenstern sono morti
Lev Nikolaevic Tolstoj, Tre morti
Henry James, L’altare dei morti

Màisele
Horacio Quiroga, Racconti di amore, di pazzia e di morte

Melpunk
Mishima Yukio, Morte di mezza estate e altri racconti

CalMa
l’oscura immensità della morte, M.Carlotto
Le intermittenze della morte, J. Saramago
Con la morte nel cuore, G. Biondillo
Sull’amore sulla morte, P. Suskind
Morte malinconica del bambino ostrica, T. Burton
La morte e la fanciulla (non ricordo di chi, ma quanto meno F.Shubert)

Sonnenbarke
rivela che La morte e la fanciulla è di Ariel Dorfman e aggiunge:
Allen Ginsberg, Kaddish

[0] Breve un par de palle! :-)
[1] Chiedo venia per il link autoreferenziale, ma Gualberto Alvino purtroppo non ha un blog.
[2] Va be’, era già nell’elenco iniziale, ma uno dei più bei titoli della letteratura mondiale di tutti i tempi merita il bis.
[2 bis] Maria Strofa ricorda la parodia di Gino Patroni: Infarto in trattoria. Verrà la morte e avrà i tuoi gnocchi.
[3] Il link è diretto al post in cui Maria Strofa spiega il titolo da lei proposto :-). Si veda anche qui.
[4]: erostratos giustifica l’inserimento del titolo nel presente obituario letterario con questa citazione dell’autore: “Nel tempo di un mio tristo viaggio a Parigi, aggirandomi io per le strade svagato e affranto sì da applicarmi a leggere di rovescio taluna breve delle innumerevoli scritte che mi cadevano sott’occhio, due parole la città mi gridava con mille lingue disciolte, ossia da quasi tutte le insegne e tende dei suoi caffè. L’una, vero e proprio epiteto invettivo, era: RAB! (che è facile vedere donde fosse cavata; italianamente: ’schiavo’). L’altra, questa medesima BIERE DU PECHEUR. Che, il più sovente tracciata in lettere maiuscole e senza accenti, io potevo bene tradurre mentalmente con ‘bara del peccatore’, anziché, come si doveva, con ‘birra del pescatore’.” (Fatti personali e dedica, in: T. Landolfi, LA BIERE DU PECHEUR, 1953)

litcamp 2007

Friday, February 16th, 2007

LitCamp 2007Un giorno Arsenio Bravuomo andò a sentire Giulio Mozzi che al circolo dei lettori di Torino parlava di vibrisselibri.

Al medesimo incontro letterario allignava il bardo Effe, al quale il Bravuomo comunicò un’idea che da tempo gli frullava nella mente, con queste esatte parole, link compreso (io non c’ero ma – come diceva sempre Pasolini – lo so):

e se facessimo un barcamp di chiacchiere qui a Torino, su letteratura e poesia, di carta e di bit, su distribuzione digitale e non, su copyright e creative commons, su scrittura vecchio stampo e scrittura mostruosa, e quant’altro?

E che ci vuole? rispose sardonico il blogger sabaudo, pur ignorando affatto cosa un barcamp fosse.

Detto, fatto. L’attrezzatura barcàmpica è già a disposizione di chi vorrà partecipare. Io parteciperò – almeno in ispirito – portando al dibbattito il mio preziosissimo contributo, che provo a riassumere qui:

Parlare di letteratura è un forte indizio di demenza e una sicura perdita di tempo: due ottime ragioni per parlarne il più possibile.

I diari di Luciano Anceschi (seconda parte)

Wednesday, January 31st, 2007

Luciano Anceschi. Tratto da www.unipa.itLuciano Anceschi, come già dissi qui, fondò la rivista «il verri» nel 1956, e nel 2006 la rivista ha ricordato il fondatore pubblicando nei numeri 31 e 32 un’ampia selezione dei suoi diari. Un lavoro certosino, dice la nota al testo nell’ultimo numero, dato che Anceschi teneva i diari su quaderni ad anelli molto propensi allo squadernamento, e in più li farciva con ritagli di giornali e altri foglietti difficili da tenere al loro posto. E inoltre, come confessa lui stesso a più riprese, Anceschi era piuttosto disordinato, ed è forse per questo motivo che i diari degli anni 1991 e 1992 non sono stati ritrovati. La seconda parte della pubblicazione copre pertanto il periodo dal 1993 al 1995.
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Due buone notizie

Monday, January 22nd, 2007

Gianluca Gigliozzi è l’autore di Neuropa, il poema epicomico in prosa di cui ho parlato qui qualche tempo fa. La buona notizia è che Gianluca Gigliozzi ha aperto un nuovo blog (ancora in rodaggio) che vuol essere un aggregatore di immagini e testi di qualità, con un’attenzione particolare per la poesia del Novecento, ma non solo. Si chiama Aperto per inventario. Da seguire.

Adrián Bravi, argentino di nascita e italiano d’adozione, è l’autore di Restituiscimi il cappotto – la seconda e ahimè ultima uscita della collana LDM (libri di merda) dell’editore Fernandel – un bel libro di cui, invece, ho parlato qui. La buona notizia è che è in uscita un nuovo libro di Adrián Bravi, La pelusa, edizioni Nottetempo, di cui riporto la quarta di copertina.

Il protagonista di questo breve romanzo ha la fobia della polvere. Per lui la decadenza si manifesta in quel leggero e insidioso pulviscolo che si deposita su ogni cosa a nostra insaputa. Così passa il suo tempo a combatterla con accanimento e sapienza, obbligando la moglie a fare altrettanto. Ma la polvere si può combattere, non si può vincere e il narratore, di mestiere bibliotecario, cerca sfogo alla propria sconfitta in un epistolario fatto di messaggi che il computer gli rimanda sempre indietro.

E questo fino al giorno in cui Adrián Bravi (proprio lui) si presenta in biblioteca e rivela la stessa mania. Esiste dunque un’anima sorella? Qualcuno che capisce quale terribile trappola si nasconda nella polvere, o meglio ancora nella pelusa, quella lanugine che si accumula sugli oggetti, quel vischio impalpabile che distrugge ogni speranza di purezza, di limpidezza, forse di felicità? Ora si tratta di andare alla ricerca di quell’Adrián Bravi, che sembra svanito nel nulla…