Archive for the ‘usenet’ Category

Sulla chiusura definitiva del blog di Maria Strofa

Friday, February 10th, 2012

Questo è il comunicato, pubblicato martedì 7 febbraio 2012 su facebook, in cui Serena Berselli motiva la decisione di non mantenere accessibile in rete il blog di suo padre Carlo aka Maria Strofa.

Molti di voi sapranno che Splinder ha chiuso il 31 gennaio. Mio padre Carlo Berselli alias Maria Strofa aveva un Blog che ora è chiuso. Ci ho riflettuto a lungo e ho deciso di non trasferirlo su altre piattaforme, ciò avrebbe comportato dei cambiamenti; ho preferito che scomparisse cosi come lui è scomparso. La mia decisione potrà apparire incomprensibile ma sono certa che sia in linea con il suo pensiero. Ci sono molte ragioni che non esprimo perchè chiunque potrebbe confutarle e non voglio trovarmi coinvolta in polemiche. Chi me lo richiederà potrà riceverlo da me direttamente. Ringrazio tutti quelli che si sono interessati e che avrebbero voluto che il Blog rimanesse pubblico, anche se su altra piattaforma, ma questa è la mia sofferta decisione. Spero che chi non si trovi d’accordo abbia comunque rispetto di questa mia volontà.

Serena Berselli Strofa

p.s. prego di condividere questa mia nota perchè possa arrivare a più conoscenti di mio padre possibili.

Anniversario

Thursday, June 10th, 2010

Sono passati due anni, sembrano venti. Il ricordo, man mano che il tempo passa, perde molti fronzoli, molti dettagli, e si riduce all’essenziale: un uomo di vasta cultura, dotato di un’intelligenza straordinaria e di un cuore molto capiente. Vaffanculo, maria strofa, va’, e riposa in pace.

Continua a mancarmi

Wednesday, June 10th, 2009

Carlo maria strofa Berselli è morto un anno fa, all’improvviso, senza avvisare.

Quando ho ricevuto la notizia ho creduto che fosse uno scherzo, e so di non essere stato il solo a crederlo. L’incredulità che accompagna la morte improvvisa di una persona cara dev’essere una protezione istintiva contro un dolore troppo forte per poter essere affrontato tutto e subito, in piena coscienza. È come se la mente si concedesse una pausa dilatoria, come se si ritirasse un poco per raccogliere le forze necessarie a parare il colpo.

Sul perché e il percome Carlo sia stato per me una persona cara, forse un giorno scriverò un trattatello apologetico che darò alle fiamme subito dopo averlo terminato, perché ci sono parole private che possono essere dette in pubblico, ma ce ne sono altre che devono restare private.

Qui dico solo che — fatta la tara di un anno intero di forzata separazione — Carlo continua a mancarmi. In un certo senso è come se mi ostinassi a credere che la notizia della sua morte sia stata davvero uno scherzo. E qui mi fermo per sopravvenuto magone.

L’ultimo saluto

Saturday, June 14th, 2008

Giovedì sono andato a salutare per l’ultima volta Carlo “maria strofa” Berselli. Vado di resoconto, ma prima vorrei che il lettore desse un’occhiata qui, dove troverà l’elenco dei link più recenti al blog di Carlo. Impressionante, vero? Sono tanti, davvero tanti a ricordarlo. E c’è anche Remo Bassini, che sta pazientemente collezionando i link ai post di saluto: (o)pera [*] benemerita.

[*] Correzione richiesta dal diretto interessato nei commenti.

Sono arrivato in anticipo alla stazione di Carpi, dove noi blogger in transumanza pro-strofa ci eravamo dati appuntamento, e ho approfittato dei minuti a disposizione per fare colazione al bar di fronte, dove ho trovato una copia del Gazzettino di Carpi che ho iniziato a sfogliare tra un sorso di cappuccino e l’altro. Nelle pagine locali c’era un riquadro di annunci vari, tra cui un elenco di carpigiani defunti che si apriva così: Carlo Berselli, di anni 54.

Carlo, gli ho detto fra me e me, sei riuscito a primeggiare anche in questo, ti rendi conto? Sei il primo della lista! Ma vaffanculo, maria strofa, va’!

Mi sono trasferito davanti all’ingresso della stazione e dopo un po’ il cellulare ha squillato: “Ciao, sono Lucia“, ho sentito dire quando ho risposto. Però, che strano, l’ho sentito sia con l’orecchio sinistro (io per le telefonate sono mancino) sia con il destro. Ma che figata!, ho pensato, ciò il cellulare stereo! Poi mi sono voltato e ho visto alla mia destra una distinta stangona che parlava anche lei al cellulare, dicendo proprio le stesse cose che sentivo al mio. Anche lei si è voltata, ci siamo guardati in faccia e siamo scoppiati a ridere per la gag involontaria. Con Lucia c’era Cristina. Sono partite da città diverse, accomunate dalla levataccia che hanno dovuto fare per arrivare in orario.

Devono aver visto un’alba romagnola anche Andrea “contenebbia” e Paolo Ferrucci, che ci hanno raggiunti di lì a poco. Quasi assieme a loro è spuntata Serena, vestita di nero e affranta, ma anche circondata da amici: una piccola schiera di ventenni che quasi la soffocavano di abbracci e parole di conforto. Presentazioni, facce lunghe, lacrime, tentativi di sdrammatizzare, qualche sorriso. Si parte.

Davanti alla camera ardente, Serena ci ha presentato la mamma Tiziana e la nonna Alba, due donne che basta guardarle per pensare “la signora dev’essere tosta”, ipotesi che l’esperienza non avrebbe tardato a confermare. Da lì ci siamo trasferiti in macchina all’autostazione, punto di partenza per il corteo funebre, che è poi stata una passeggiata di dieci minuti durante la quale la piccola blog-pattuglia ha avuto tempo e agio di scambiare quattro chiacchiere per approfondire la reciproca conoscenza.

All’ingresso del cimitero i presenti, un centinaio di persone, si sono disposti a semicerchio davanti alla bara, e Serena ha letto il ricordo di suo padre, strappando lacrime anche alle tempre più posate e meno emotive, come me medesimo o il Conte. A Silvia qualche anima buona ha procurato una sedia, perché non ce la faceva a reggersi in piedi. Poi Serena ha recitato a memoria il breve e famosissimo monologo tratto da Blade Runner (ho visto cose che voi umani…) che ha imparato da suo padre alla tenera età di quattro anni. Quando ha pronunciato l’ultima frase, “è tempo di morire”, gli astanti hanno taciuto all’unisono per qualche secondo: un segno di cordoglio unanime che mi ha procurato un brivido di commozione.

Durante la sepoltura il silenzio era rotto con discrezione da brevi conversari: il Conte apprezza la scelta della sepoltura in terra, e io non perdo l’occasione per fare una considerazione idiota sulla prossimità semantica tra inumare e umanità, roba che, se Carlo mi sentisse, mi abbatterebbe sul posto con un mazzolone etimologico su humus e zone limitrofe. Alla fine, un grande cuscino di rose rosse è stato posato sul tumulo. Prima di uscire, Serena ci ha invitati a visitare la tomba di Pietro, il mitico papà del suo papà, sul quale Carlo non molto tempo fa ha prodotto l’unico suo testo pubblico di argomento intimo che io conosca.

Ci siamo incamminati verso le auto in compagnia di nonna Alba e mamma Tiziana, scambiandoci notizie, ricordi e aneddoti su Carlo e notando una curiosa convergenza fra i loro racconti e quelli di noi amici di tastiera. Una conferma indiretta della schiettezza con cui maria strofa stava in rete, riuscendo a essere sempre pienamente sé stesso, a dispetto dei numerosi travestimenti. Tiziana ha guidato il piccolo corteo, di nuovo motorizzato, fino a casa sua, dove ha riservato a una ventina di invitati, fra cui l’intiera rappresentanza blogosferica, un’accoglienza a dir poco imperiale, accompagnata da una familiarità di cui ancora adesso faccio fatica a capacitarmi: un osservatore esterno avrebbe giurato che ci conoscevamo tutti da trent’anni almeno.

Abbiamo parlato per ore. Di Carlo, certo, ma anche ciascuno di un pezzetto di sé, tanto che Tiziana e Paolo, per esempio, hanno scoperto comuni origini molisane. Tiziana ci ha raccontato che nella sua famiglia c’è da sempre l’usanza di fare convivio quando qualcuno muore, per mitigare il dolore con l’allegria, mescolando lacrime e risate. E abbiamo riso, oh se abbiamo riso, ascoltando gli aneddoti familiari raccontati dalle donne di Carlo: Alba, Tiziana, Serena, Silvia. Il Conte ha già riportato la frase-mito della giornata, by nonna Alba: la minigonna definita “mantovana della figa”. Un genio.

Siamo andati via alle otto di sera, con la promessa di rivederci ancora, e sai mai che non ci riusciamo davvero. Ho accompagnato Paolo e Andrea in stazione e ho puntato il muso dell’auto verso sud. Radio spenta, per lasciare la mente libera di ripercorrere le immagini e le parole di una giornata speciale, dove lutto e condivisione, riso e pianto, dolore e allegria si sono dati il cambio continuamente, quasi a imitare l’umore variabilissimo del compianto-festeggiato. Addio Carlomaria, e grazie per tutto quello che ci hai lasciato: l’amore per i libri, i tuoi libri, le tue ineguagliabili performance cibernetiche, le tue splendide donne.

Ciao Carlo

Wednesday, June 11th, 2008

Carlo Berselli non c’è più. Era una persona straordinaria, un uomo generosissimo, eccessivo in tutti i sentimenti, come solo i grandi sanno essere. Spero che nel luogo in cui andrà a stabilirsi ci sia una biblioteca sconfinata, aperta notte e giorno. Ci rivediamo là, Maria Strofa.

La figlia Serena lo ricorda così.

Vero è ben, Pindemonte!

Saturday, December 22nd, 2007

MachiavelliAnche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri

Leggendo questo post di Sergio Garufi su Nazione Indiana – e in particolare un riferimento ai sepolcri degli uomini illustri e ai luoghi che i medesimi frequentarono da vivi – mi è tornato in mente l’inane mio tentativo di scovare tracce del da me amatissimo Niccolò Machiavelli nei luoghi che lo videro corridore di boschi, uccellatore di tordi e gran giocatore di triche-trach.

La cosa risale a cinque anni fa, data che nel sistema di riferimento uèbbico coincide con la preistoria. Sull’episodio all’epoca ci ho pure scritto un post, che qui vado a trascrivere (sì sì, è corto, cortissimo).
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Bevi alla stessa coppa vita, e morte

Monday, June 4th, 2007

William ShakespeareTempo fa nel newsgroup it.cultura.libri allignava uno spirito raro, in tutti i sensi. Postava con diversi pseudonimi, come carlo andrea o severino cimitero, e ogni sua frase era un concentrato di splendida ironia e di alta cultura. Oggi maria strofa mi ha mandato due suoi sonetti.

Cioè, diciamola tutta: i sonetti sono di Shakespeare e il carlandrea si è limitato a tradurli, però dire si è limitato, visto il risultato, mi sembra limitativo. Ovunque tu sia, o severino (spero proprio non al cimitero), ti possa raggiungere il mio augurio di buona vita.

I
Belle creature danno al mondo i figli
sì che quel fiore di bellezza duri:
quando saran gualciti i loro gigli,
ne fioriranno ancora eredi puri.

Tu no, non curi al tuo sguardo di brace
nutri la fiamma di propria sostanza
oscuri ogni chiarezza, togli pace,
fai carestia là dov’era abbondanza.

La tua bellezza fulgida, l’orgoglio
che primavera annuncia e porta gaio,
fiorisce e muore in un solo germoglio
paga il suo dolce pegno a te, usuraio.

Sii generosa al mondo, o ridi forte:
bevi alla stessa coppa vita, e morte.

II
Quaranta inverni al tuo bell’incarnato
in guerra di trincea daran l’assedio
sarà il tuo manto, fiero ed invidiato,
lacera veste, senza più rimedio.

Ti chiederanno dov’è lo splendore,
dove il tesoro dei giorni migliori:
togli lo sguardo, spento d’ogni ardore,
non far che la vergogna ti divori.

Sii prodiga di te, rendi la pura
bellezza del sembiante ad un erede:
sarà il tuo pegno, pagherà l’usura,
questa salvezza un figlio ti concede.

Rinasci in lui, sconfiggi il tuo declino:
scalda il tuo sangue al sangue di un bambino.

mancano ancora molte lettere alla ‘zeta’

Saturday, November 25th, 2006

Sembra ieri quando maria strofa, sull’ormai mitico newsgroup it.cultura.libri, scriveva:

Ha passato anni sulla ‘m’ di Machiavelli.

Poi si occupa della ‘m’ di Mann.

Adesso è ingaggiato con Montaigne che ci ho premura di rileggerlo perché se fa come con il Machiavelli, qui non può più dire niente nessuno.

Si vede che è un ottimista il Tassinari: mancano ancora molte lettere alla ‘zeta’, ma lui procede in ordine alfabetico. Ecco, questo è ottimismo.

(Sempre che non salti fuori con Moravia fra due mesi! C’è anche da vedere quanti autori con la lettera ‘m’ intende fare prima di passare alla ‘n’!)

Ma non era ieri. Era il 12 marzo 2003, più di tre anni e mezzo fa, che non è una vita, certo, ma neanche un battito di ciglia. Quelle parole scritte da Maria a mo’ di burla amichevole – e come tale accettate da me – mi fecero vedere chiaramente per la prima volta un aspetto peculiare del mio modo di leggere libri: la lentezza.

Insomma, per farla breve, il 12 marzo 2003 può essere considerata la data di concepimento di letturalenta. Sappia pertanto il lettore di questo breve post notturno che se ogni tanto viene qui a consumare un po’ la rotella del mouse, la colpa è anche di maria strofa.

Kafkiane rimembranze

Wednesday, May 10th, 2006

Franz Kafka, tratto da mek.oszk.huCirca quattro anni fa, in una recensione a Lettere a Milena postata in icl, l’autrice Ol’ga riportava questo passo di una lettera di Kafka:

«È all’incirca come quando uno, prima di ogni passeggiata, dovesse non solo lavarsi, pettinarsi ecc. – già questo costa fatica – ma siccome prima di ogni passeggiata gli mancano sempre tutte le cose necessarie, dovesse anche cucirsi il vestito, farsi le scarpe, fabbricarsi il cappello, tagliare il bastone e così via».

Questo brano, dissi allora in risposta alla recensione, pone «l’accento sulla fatica di Kafka, la sua sensazione di non essere attrezzato per stare al mondo, l’angoscia di non saper andare al di là».

E aggiungevo:

«Quando cerco di leggere Kafka mi sento esattamente così: affaticato, disarmato, inquieto. È come un muro da scalare. Ci provo a più riprese, ci rinuncio, lo mollo per anni e poi ci riprovo, per vedere se il tempo mi ha fornito l’attrezzatura giusta per poter andare al di là. Macché! Io invecchio, divento più lento, più pesante, le mie chance di riuscire a oltrepassare il muro calano inesorabilmente».
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Anche io da grande voglio fare la sensitiva

Wednesday, March 22nd, 2006

Duello, tratto da learning.cc.hccs.eduL’ha rifatto.

Il noto fisico de ‘sto par di celle – di cui agli albori di questo blog avevo già segnalato l’esilarante promemoria per la prossima campagna elettorale – trova evidentemente nello scontro politico in atto materia utile per alimentare la sua vena creativa.

Ora s’immagina veggente e anticipa lo svolgimento e i contenuti del prossimo duello televisivo fra aspiranti primi ministri. L’originale usenettiano si può leggere qui, ma lo ricopio qui sotto per maggiore comodità del pigro lettore di passaggio.

Buona lettura!
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Alla ricerca del verso perduto

Tuesday, December 6th, 2005

Immagine tratta da http://www.nig-uk.com/legal/In data 12 luglio 2005 l’utente Linnio lanciava il seguente quizzettone su it.cultura.libri:

quizzettone: a quale poeta appartiene uno dei più bei versi della letteratura italiana, ovverosia ‘la turbata armonia degli incanti’? ricchi premi e cotillons.

Decisi di partecipare al gioco e mi lanciai in una rocambolesca ricerca della quale inizialmente riportai soltanto il risultato finale. In data 14 luglio, infatti, scrivevo:

Ciò messo due giorni, scartabellando gugol digesti e pandette.

Mi son fatto un mazzo tanto!

Alla fine l’ho trovato…
…solo che l’ho trovato diverso.

L’incauto Linnio, completamente ignaro delle conseguenze della sua avventatezza, il giorno seguente pose la fatidica domanda:

cioè?

domanda che mi consentì di procedere alla meticolosa ricostruzione della ricerca di cui sopra. Tutto quello che segue, o incredulo lettore, corrisponde a verità e fu messo per iscritto qual monito alle future generazioni, acciocché vedano come può ridursi un essere umano apparentemente normale quando s’accosta al sacro fuoco letterario come un Icaro intrepido e imprudente.

Ecco dunque cosa risposi in quel medesimo 15 luglio 2005:

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La morte dell’autore

Wednesday, November 2nd, 2005

EpigrafePer la parte cattolica della nostra società il 2 novembre è il giorno della commemorazione dei fedeli defunti, memoria che segue a ruota la festa di ognissanti, restando in certo qual modo contagiata dalla gaiezza che tutti – cristiani o meno – associano ai giorni di festa. Dal punto di vista della religione cristiana, poi, la morte non rappresenta soltanto la fine della vita terrena, ma soprattutto l’inizio della vita eterna. A maggior ragione, pertanto, la commemorazione dei defunti, pur non essendo strictu sensu una festa, non è nemmeno giorno di mestizia e di doglianza.

Qual giorno migliore di questo, dunque, per celebrare tutti assieme, noi lettori più o meno lenti, la gloria sempiterna degli autori passati, e in particolar modo di quelli trapassati?

Anche in letteratura, infatti, la morte dell’autore non segna soltanto un termine, una fine definitiva, ma anche l’inizio di una stagione nuova per i testi che il defunto letterato ha consegnato alla posterità.

Per noi italiani, poi, il 2 novembre è anche l’anniversario (quest’anno il trentennale) della dipartita di un grande autore che non nomino, onde non mescolare questo mio scanzonato divagare con gli innumerevoli attestati di stima e di seria commemorazione che in questi giorni inondano la regione letteraria della blogosfera nazionale.

Alla luce di codeste fauste coincidenze, proclamo senz’altro il 2 novembre festa mondiale degli autori defunti, e lascio a te, lettore blogghico insanamente frettoloso, il piacere di unirti alla gioiosa ricorrenza leggendo con doverosa lentezza quanto segue.

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Apologia del lettore debole

Friday, October 28th, 2005

bibliotecaLe statistiche ufficiali sul mercato librario italiano classificano come lettori forti coloro che leggono almeno 12 libri in un anno. Forse questa cifra farà sorridere i lettori a ripetizione – quelli capaci di ingurgitare 3-4 romanzi die pur di tenere il passo di uscita delle novità – eppure è così: un libro al mese basta e avanza per entrare nel gotha della società lettoria nazionale.

Non v’è chi non veda (suppongo) che, a causa dell’ineludibile propensione della mente umana alla logica binaria, la definizione di lettore forte genera automaticamente, per opposizione, quella di lettore debole. Dal punto di vista delle statistiche il lettore debole è colui che legge meno di dodici libri all’anno, ma qui, in questo luogo di liete divagazioni, possiamo permetterci di prescindere dalle crude cifre e modificare a piacimento le definizioni.

Dirò dunque lettore forte colui che può a buon diritto affermare d’aver letto tutti i libri importanti dell’epoca sua, e lettore debole colui che, per pigrizia o per impedimenti oggettivi, è ancora assai lontano dal traguardo della perfetta erudizione.

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Promemoria per la prossima campagna elettorale

Friday, October 14th, 2005

PromemoriaElettoraleAaahhh! I riprovevoli lettori veloci che allignano nella blogosfera non possono capire il piacere sottile dello slow reading. L’esempio qui proposto è tratto da Usenet, la forma più antica e nobile di discussione in rete, così nobile che la scommetterei ignota ad almeno l’ottanta per cento dei blogger contemporanei. Anche in Usenet, purtroppo, oggi si tende a privilegiare il messaggio breve, minimalista, noto nel gergo di questo mezzo di comunicazione come post monoriga. Tuttavia qui non è impossibile trovare contenuti di più largo respiro, adatti a chi, come me, preferisce la leggiadra e giocosa compulsazione del Corpus Hermeticum all’ignobile scansione rapida dei titoli o, nei casi più fortunati, degli indici di libri, saggi, riviste e quotidiani.

Il caso qui antologizzato è opera di uno dei massimi intellettuali attualmente operanti su scala internazionale. Se tu non lo conosci, o lettore distratto e saltellante, puoi incolpare unicamente te stesso. Per non violare la sua privacy, dirò solo che si tratta di un noto fisico de ‘sto par di celle, categoria professionale ingiustamente penalizzata dalla sciagurata politica sedicente culturale del presente governo ladro. Ma bando alle ciance, per una volta, e gòditi anche tu questo Promemoria per la prossima campagna elettorale.