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Terroristi, pedofili e mafiosi (nonché rettiliani)

Saturday, November 6th, 2010

Pare, si dice, si mormora che il decreto Pisanu — un tizio che vede anarchici insurrezionalisti appostati con una bomba innescata a ogni angolo di strada — sia prossimo alla decadenza. Il decreto Pisanu è quello che obbliga chi vuole connettersi a una rete wi-fi pubblica (sul concetto di pubblico in Italia ci sarebbe da scrivere un’epopea surrealista) a esibire documenti e marche da bollo come se stesse chiedendo la licenza di uccidere.

Quello che ci hanno sempre raccontato i nostri governanti — gente che ignora la differenza tra un governo democratico e una polizia segreta — è che il controllo sull’accesso alle reti pubbliche è parte integrante della gloriosa lotta dello stato alla malavita organizzata e al terrorismo internazionale. Mostruosa stupidaggine a cui risponde bene Giorgio Jannis sul suo blog:

E quindi, tagliamo la fuffa: io vorrei sapere quante indagini di polizia o di un magistrato su questioni di terrorismo sono state impostate in italia negli ultimi cinque anni, che abbiano riguardato o consultato i tabulati delle connessioni pubbliche. Voglio i fatti, i numeri, le quantità. Voglio sapere se questo pateracchio tutto italiano ha fatto del bene al paese, oppure voglio sapere se negli altri Paesi europei o negli Stati Uniti, dove non si dà il caso che il wifi sia disponibile solo dopo autenticazione, sono cretini a non averlo fatto.

Ce lo dica il ministro degli interni Maroni — quello convinto che la massima insidia alla sicurezza nazionale sono i rom — e ce lo dica anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che su questo specifico argomento sembra appiattirsi sull’incompetenza governativa.

Bisogna rendersi conto — ha concluso Grasso — che dietro queste reti Wi-Fi e internet point ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili e si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi.

Sì, Grasso, ce le immaginiamo proprio le torme di terroristi, pedofili e mafiosi (nonché rettiliani) subdolamente nascoste dietro le reti wi-fi, e soprattutto siamo convintissimi, guardi, che oggi come oggi, grazie alla formidabile destrezza investigativa di Pisanu, questi banditi per connettersi alle reti pubbliche mostrano un documento di identità autentico e utilizzano carte di credito e sim card intestate a loro.

Oggi come oggi

Wednesday, September 15th, 2010

Una motovedetta libica ha sparato ripetutamente a un peschereccio italiano in acque internazionali. I libici hanno mirato intenzionalmente allo scafo e al ponte della nave, rischiando di ferire o uccidere i pescatori.

Le dure reazioni ufficiali dell’Italia per il gravissimo episodio sono state queste:

Ministro degli Interni Roberto Maroni, responsabile della sicurezza nazionale:
«Immagino che [i libici] abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini».

Ministro degli Esteri Franco Frattini, responsabile della diplomazia:
Se i libici sapevano su chi sparavano, come afferma il comandante del peschereccio “Ariete”, anche il comandante «sapeva di pescare illegalmente».

Ne deriva che, oggi come oggi, abbiamo un ministro convinto che mitragliare una nave che trasporta clandestini non è poi così grave, e un altro ministro convinto che i pescatori di frodo un po’ se le meritano, le mitragliate.

Secondo me non siamo messi molto bene a ministri, oggi come oggi.

E poi c’è sempre quel gran genio di Maroni

Saturday, January 9th, 2010

Offri un dito a Maroni

E vabbè, dài, non è mica giusto prendersela sempre con Roberto Castelli, ex-ministro, quando c’è in giro uno come Roberto Maroni, che purtroppo ex non è, ma ministro in servizio permanente effettivo.

Secondo questo genio — il quale, vorrei sottolineare, è il diretto responsabile della sicurezza dello stato e dei cittadini — se a Rosarno qualche decina di immigrati si rivolta ad anni di sfruttamento, lavoro nero, umiliazioni indicibili, condizioni abitative e igieniche disumane, minacce e spedizioni punitive (più correttamente pogrom), la responsabilità è tutta loro, cioè delle vittime di questo vero e proprio neo-schiavismo, mentre chi guadagna sulla loro pelle e li obbliga a vivere come animali è puro e immacolato.

Lupo con gli ultimi della terra, agnello con i potenti.

La logica di Maroni meriterebbe un trattato, una monografia, una voce in wikipedia. Questo Maroni è il medesimo che ha voluto a tutti i costi il reato di clandestinità, ovvero la riedizione aggiornata delle leggi razziali del 1938: allora gli ebrei, oggi gli immigrati irregolari, dichiarati criminali non per ciò che fanno, ma per ciò che sono: criminalità ontologica, fine dello stato di diritto, fine della civiltà.

Questo Maroni è lo stesso Maroni che ha lanciato una campagna di schedatura preventiva dei rom e dei sinti, oltretutto senza avere le palle di darle il suo vero nome, ma chiamandola eufemisticamente censimento. Perché secondo la logica maroniana il rom, il sinti, specialmente quello costretto a vivere in miseria nei campi nomadi, è un potenziale delinquente. Secondo la logica maroniana il povero è colpevole in quanto tale. Maroni, se potesse, istituirebbe il reato di povertà.

E così, mentre la criminalità organizzata continua indisturbata a gestire la tratta degli schiavi; mentre la crisi economica sta innescando una bomba sociale fatta di precarietà, sfiducia definitiva nello stato, miseria e privazioni; mentre insomma la nostra sicurezza è minacciata quotidianamente da mafiosi, faccendieri, palazzinari, schiavisti, sfruttatori, evasori fiscali e ogni altra sorta di parassiti di lusso, il prode Maroni continua bel bello a fare il muso duro con i disgraziati. Che uomo, neh?

Dov’eri, ministro Maroni, quando gli immigrati di Rosarno sono stati ridotti in schiavitù? Cosa stavi facendo tu, mentre i caporali rastrellavano questi disgraziati all’alba per conto di possidenti mal disposti ad assumere manodopera regolare? A quale nuova misura preventiva contro i più deboli stavi lavorando mentre gli immigrati di Rosarno erano costretti a vivere in condizioni disumane? Un ministro degli Interni con un minimo sindacale di onestà intellettuale si dimetterebbe immediatamente di fronte a questo disastro civile che lui — responsabile della sicurezza dello stato e dei cittadini — aveva il dovere di impedire.

Confesso: ne ho le scatole piene. Il prossimo che mi viene a dire che votare Lega non è peccato, perché è un partito popolare che ascolta la ggente, lo prendo a calci in culo da qui a Ponte di Legno.