Archive for the ‘libri e dintorni’ Category

Wuz, ovvero Mare Magnum, ovvero del legame fra libri e demenza

Thursday, May 25th, 2006

Francesco Marucelli, tratto da www.maru.firenze.sbn.itWuz, come molti lettori retaioli sanno, è il nuovo nome del portale di informazione libraria che fino a poche settimane fa si chiamava librialice.it, ma non è di questo Wuz che si parla qui, bensì di una rivista nata all’inizio del 2002 e che si chiama, manco a dirlo, Wuz. È una rivista bimestrale specializzata in libri rari e antichi, espressamente indirizzata a bibliofili professionisti, come librai antiquari, editori di libri artistici, ricercatori, ma molto apprezzabile anche da parte di lettori non specialisti, tipo me.

Innanzitutto ha un sottotitolo bellissimo – storie di editori, autori e libri rari – che potrebbe essere l’incipit di un poema ariostesco d’argomento libresco; la veste grafica è molto ben curata; gli articoli hanno un taglio divulgativo, pur essendo scritti da specialisti; è ricca di splendide illustrazioni. Insomma, un gioiellino, peraltro venduto alla modica cifra di 8 euro.
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Chiamalo sonno

Tuesday, May 23rd, 2006

René Magritte, Le Dormeur téméraire, 1928, Tate Gallery, tratto da www.tate.org.ukNei commenti al post precedente si chiacchierava di origini, di scrittura come riscrittura, di silenzio; e queste deliziose chiacchiere mi han fatto pensare a un libro che ho letto tempo fa e che parla di tutte queste cose, fra l’altro. E dato che scrivere significa riscrivere, non vedo perché dovrei riscrivere quello che ho scritto allora su quel libro: tanto vale copiarlo tale e quale.

Chiamalo sonno è indubbiamente un capolavoro, uno di quei libri che, come diceva Manganelli, contengono tutti i libri. Per evidenziare tutti gli elementi “capolavoristici” di un libro che li contiene tutti occorrerebbe scrivere un ponderoso trattato di critica letteraria, cosa che in questo momento non ho il tempo di fare, per la gioia mia e dell’incauto lettore.

Pubblicato nel 1934, questo romanzo è stato dimenticato per trent’anni, prima di entrare nel novero dei grandi capolavori della narrativa novecentesca. Henry Roth, dopo averlo pubblicato, ha scritto poco o niente per sessant’anni, per poi ripartire dal punto in cui si era fermato. La chiusa del libro contiene la profezia di questi lunghi silenzi coronati da spettacolari epifanie:
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Il retrobottega di Federico Platania

Monday, May 15th, 2006

Sandro Botticelli: Sant'Agostino nello studio, tratto da digilander.libero.it/McArdalQuando ho proposto a Federico Platania di mostrarmi il retrobottega del suo libro, lui mi ha risposto così:

Ciao Luca,

allego alcuni stralci dal mio taccuino di lavorazione che ho aggiornato durante e dopo la stesura di “Buon Lavoro”. Da una parte continuo a pensare che questo “dietro le quinte” del libro d’esordio di uno scrittore sconosciuto non interessi a nessuno (tranne a te che me l’hai richiesto esplicitamente!). Dall’altra parte il mio ego di scrittore non ha resistito…

A dispetto della scaramanzia di Federico, io continuo a credere che ficcare il naso nell’antro di uno scrittore – esordiente o veterano, conosciuto o meno – sia un’esperienza molto positiva per i lettori. Praticandola si può scoprire come è nata l’idea di un libro, quali difficoltà ha dovuto affrontare l’autore per venirne a capo, perché ha scelto certi accorgimenti formali piuttosto di altri. Tutte informazioni che gettano luce sul concepimento e la gestazione di un libro, informazioni che nella maggior parte dei casi restano nascoste ai lettori.
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Kafka pro e contro

Friday, May 12th, 2006

Günther Anders, tratto da fr.wikipedia.orgSi diceva di un’idea originale su Franz Kafka espressa da Günther Anders nel suo unico saggio sull’autore praghese, Kafka pro e contro, recentemente ristampato da Quodlibet. L’idea è che per Kafka l’aldilà, che compare nella sua opera come tensione verso un mondo sconosciuto e apparentemente ultraterreno, altro non è che questo mondo, ovvero l’aldiqua dei comuni mortali. Per Anders i personaggi di Kafka, e in particolare il K. di Il castello, sono uomini che vivono fuori dal mondo e che fanno di tutto per essere accettati dal mondo.

Anders vede un pericolo potenziale proprio in questo fare di tutto per essere accettati. L’uomo messo in scena da Kafka gli appare come un debole che, pur di entrare, è disposto a sospendere tutte le domande e le riserve sulla giustizia e sulla moralità del mondo che lo esclude. Non gli interessa che i potenti siano illiberali e che il sistema che governano sia intrinsecamente malvagio: l’unica cosa che conta per l’uomo kafkiano è entrare a far parte di quel sistema. Questo uomo disposto a tutto è per Anders il suddito ideale dei regimi totalitari, un uomo che, rinunciando in partenza a esercitare le sue facoltà critiche, è già pronto per essere ridotto in schiavitù. Per questo considera l’opera di Kafka come una minaccia, addirittura come qualcosa di potenzialmente utilizzabile a fini totalitari e liberticidi:
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Kafkiane rimembranze

Wednesday, May 10th, 2006

Franz Kafka, tratto da mek.oszk.huCirca quattro anni fa, in una recensione a Lettere a Milena postata in icl, l’autrice Ol’ga riportava questo passo di una lettera di Kafka:

«È all’incirca come quando uno, prima di ogni passeggiata, dovesse non solo lavarsi, pettinarsi ecc. – già questo costa fatica – ma siccome prima di ogni passeggiata gli mancano sempre tutte le cose necessarie, dovesse anche cucirsi il vestito, farsi le scarpe, fabbricarsi il cappello, tagliare il bastone e così via».

Questo brano, dissi allora in risposta alla recensione, pone «l’accento sulla fatica di Kafka, la sua sensazione di non essere attrezzato per stare al mondo, l’angoscia di non saper andare al di là».

E aggiungevo:

«Quando cerco di leggere Kafka mi sento esattamente così: affaticato, disarmato, inquieto. È come un muro da scalare. Ci provo a più riprese, ci rinuncio, lo mollo per anni e poi ci riprovo, per vedere se il tempo mi ha fornito l’attrezzatura giusta per poter andare al di là. Macché! Io invecchio, divento più lento, più pesante, le mie chance di riuscire a oltrepassare il muro calano inesorabilmente».
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Beckett e Machiavelli a Bologna

Wednesday, May 3rd, 2006

Aspettando Godot. Tratto da www.infopointspettacoli.itPerché io credo che questo sarebbe il vero modo ad andare in paradiso: imparare la via dello inferno per fuggirla [Niccolò Machiavelli, lettera a Francesco Guicciardini del 17 maggio 1521].

Non l’ho mica detto a Federico Platania, ma ieri, mentre alla presentazione del suo Buon lavoro lui leggeva uno dei dodici racconti che compongono il libro, io pensavo a questa formidabile lettera del padre indiscusso della prosa italiana. Lettera che comincia all’insegna della massima familiarità e della massima giocosa irriverenza:

Magnifice vir, major observandissime. Io ero in sul cesso quando arrivò il vostro messo, e appunto pensavo alle stravaganze di questo mondo.
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Crolli

Friday, April 21st, 2006

Ground Zero 31 ottobre 2001, tratto da www.w3.orgSull’onda dell’attualissimo pensiero di von Hofmannsthal sulla catastrofe, riprendo questa recensione a un libro di Marco Belpoliti intitolato Crolli, già comparsa sei mesi fa su it.cultura.libri e sulla rivista online La Frusta di Alfio Squillaci. Com’è come non è, in questi giorni mi vien naturale pensare a crolli, catastrofi, disastri e altri accidenti vagamente escatologici.

Ultimamente leggere libri e libercoli d’argomento letterario usciti dalle patrie accademie è un esercizio non privo di qualche connotazione masochistica. Dalle cattedre che furono di Anceschi, di Cases, di Contini, di Guglielmi (Guido, ovviamente) si levano alti lai sulla morte acclarata o prossima ventura della letteratura e della critica. Pare che i nostri chiarissimi professori siano in preda a una sindrome millennaristica, apocalittica.
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Ombra fugace di una parola assente

Tuesday, April 18th, 2006

Perec(Ricordo a eventuali perecchiani distratti di passaggio che quest’anno – come mostrato dal francobollo postale qui riprodotto – ricorre il settantesimo genetliaco del grande Georges Perec).

W o il ricordo d’infanzia di Georges Perec è un libro composto da due racconti alternati, intitolati rispettivamente W e Il ricordo d’infanzia. Il primo è un racconto fantastico su un luogo chiamato W situato in una delle mille isole della Patagonia, sede di una strana società fondata sull’ideale olimpico, ma tutt’altro che idilliaca o decubertiniana. Il secondo è per l’appunto un ricordo d’infanzia, un’autobiografia a tutti gli effetti, secondo la miglior tradizione memorialistica francese.

Essendo questo un libro a due vie, ha anche due incipit, uno per il primo filone e uno per il secondo. Il secondo incipit è «Non ho ricordi d’infanzia» ed è straordinario per due motivi: primo, perché restituisce drammaticamente l’immagine di un orfano; secondo, perché nega senza troppi complimenti il titolo del racconto che va a incominciare. È come se Agostino avesse iniziato le Confessioni scrivendo «Non ho niente da confessare».
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Quattro giorni per non morire

Saturday, April 8th, 2006

Marino Magliani, Quattro giorni per non morire, Sironi 2006Demasiadas piedras, troppe pietre. Questo è il refrain, il leitmotiv, il ritornello che mi tornerà sempre in mente ogni qual volta prenderò in mano il libro di Marino Magliani per leggerne qualche pagina. Sì, perché questo è uno di quei libri che non ci si può accontentare di leggere distrattamente una volta sola. Questo è un libro che reclama attenzione e riletture.

La fabula è presto detta: Gregorio, indagatore di nessi fra civiltà precolombiane e antiche popolazioni liguri, sta scontando una condanna a dieci anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti, ed è afflitto da una rara forma malarica contratta in Sudamerica durante una spedizione archeologica. La morte della madre gli offre quattro giorni di permesso e l’occasione di tentare la fuga in Messico, dove opera l’unico medico al mondo in grado di curare efficacemente la sua malattia. Ma questi quattro giorni gli serviranno soprattutto per far luce su alcuni punti oscuri del suo passato.
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Arno Schmidt a Napoli

Friday, March 31st, 2006

Arno Schmidt, tratto da www.lavieri.itUn amico mi avvisa, e volentieri comunico, che in aprile ci saranno ben due presentazioni napoletane per Dalla vita di un fauno di Arno Schmidt, Lavieri editore, in uscita in questi giorni.

1 aprile 2006, Napoli a Castel dell’Ovo, ore 10.30: Galassia Gutenberg. Presentazione della «Collana Arno»: Dalla vita di un fauno e Prove tecniche di romanzo storico letti da Marco Palasciano. Interverranno Carlo Rescigno, Domenico Pinto e Daniele Ventre.

20 aprile 2006, Napoli ore 18: «Il pomeriggio di un fauno». Presentazione del romanzo Dalla vita di un fauno presso il Goethe-Institut. Relatori: Giancarlo Alfano, Gabriele Frasca, Domenico Pinto. Marco Palasciano leggerà brani del libro. Altre informazioni sul sito del Goethe-Institut.

Per chi come me sa poco o nulla di uno dei più importanti autori tedeschi del secolo scorso, Lavieri ha creato una sezione dedicata ad Arno Schmidt, completa di cronologia, bibliografia, foto e link ad altri siti sull’autore.

L’editore

Monday, March 27th, 2006

Nanni Balestrini. Tratto da www.nannibalestrini.itDeriveApprodi da qualche anno sta ripubblicando i libri di Nanni Balestrini. Quest’anno è arrivata la ristampa di L’editore, che uscì da Bompiani nel 1989. Recita la quarta di copertina: «Un giovane regista, un professore universitario, un libraio e una giornalista si ritrovano durante un weekend in montagna a discutere sulla possibilità di realizzare una sceneggiatura cinematografica sulla vicenda di Giangiacomo Feltrinelli, l’editore dell’omonima casa editrice morto a causa di un’esplosione che nelle sue intenzioni doveva abbattere un traliccio dell’alta tensione a Segrate, alle porte di Milano».

Ho come l’impressione che Balestrini sia un autore molto conosciuto e poco letto. Nelle frequenti diatribe letterarie, in rete e non, il suo nome non compare quasi mai. Forse, come dice lui stesso in questa intervista, l’editoria italiana da un certo momento in avanti ha dimenticato gli anni ’70, e con loro ha dimenticato Balestrini, che di quegli anni è una delle principali voci narranti.
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Vanità

Thursday, March 23rd, 2006

George BrummellHanno un loro destino i sentimenti. Ce n’è uno contro il quale tutti sono spietati: la vanità. I moralisti l’hanno screditata nei loro libri, anche coloro che hanno meglio dimostrato quale larga parte essa abbia nelle nostre anime. Gli uomini di mondo, i quali a modo loro son pure moralisti, giacché venti volte al giorno devono giudicare la vita, han ripetuto la sentenza scritta nei libri contro quel sentimento, l’ultimo di tutti, a sentir loro.

Le cose possono essere oppresse come gli uomini. È vero che la vanità sia l’ultimo sentimento nella gerarchia della nostra anima? E seppure è vero, giacché è al suo posto, perché disprezzarla?…
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Neuropa

Monday, March 20th, 2006

NeuropaNeuropa è un libro antico quanto a sviluppo della sua vicenda editoriale. Al giorno d’oggi, si sa, un libro nasce prima della sua uscita in libreria, quando qualcuno ne parla nei luoghi deputati alla promozione libraria, campa a stento un paio di settimane sui banconi delle novità, vivacchia un altro paio di mesi sugli scaffali tematici e infine entra nel turbine delle rese, dei remainder o del macero.

Un tempo, invece, molto tempo prima di Walter Benjamin, i libri restavano in libreria per molti mesi, a volte per anni interi, e gli adepti del sacro fuoco letterario ne discutevano per lungo tempo dopo averlo letto e riletto. Neuropa, poema epicomico in prosa di Gianluca Gigliozzi, snobba da par suo le normali librerie in cui si accalcano sgomitando schiere di normali romanzi, racconti e simili abusate formule narrative.
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L’ombra lunga di Ernest Pinard

Wednesday, March 1st, 2006

Jennifer Jones in Madame Bovary (1949), tratto da home.hiwaay.net/~oliver/Avvertenza: anticipo la mia piena solidarietà al volenteroso lettore che, dopo essersi sorbito per intero questo post, lo giudicherà completamente delirante. Tuttavia, a parziale discolpa dell’autore di codesto delirio, inviterei il medesimo lettore a tener conto del fatto che a volte la realtà supera la fantasia.

Il processo
Nel 1857 il Tribunale di prima istanza di Parigi si riunì per decidere su un’accusa di oscenità. La pubblica accusa era rappresentata dal procuratore imperiale Ernest Pinard. L’imputato principale era lo scrittore Giulio Mozzi, autore del racconto Amore incluso nella raccolta di racconti Il male naturale. Al termine di un acceso dibattimento accusa e difesa pronunciarono le loro arringhe e la corte emise il verdetto.
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Niccolò! Niccolò!

Tuesday, February 21st, 2006

MachiavelliLa prima pagina del “Domenicale” del Sole 24 Ore di domenica scorsa è interamente dedicata a Niccolò Machiavelli. Trattasi di paginone promozionale per la nuova collana di libri allegati al quotidiano, I classici del pensiero italiano, ma pazienza.

Come molti ignorano, e con ottime ragioni, il tenutario di questo luogo di perdizione lettoria e libresca è un amante di Machiavelli in misura smodata e quasi imbarazzante. Non è che lo ammiri, lo apprezzi, mi piaccia… no no, lo amo proprio di brutto, come Francesca ama Paolo, come Eloisa ama Abelardo, come Madame Bovary ama l’amore. Un giorno, quando sarò in pensione, mi libererò di tutti i libri della mia piccola e lacunosa biblioteca e passerò il resto dei miei giorni a compulsare l’edizione nazionale delle sue opere, in corso di pubblicazione presso la Salerno editrice.
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