Archive for the ‘tempi moderni’ Category

Risposta alla risposta (poi la pianto, giuro)

Friday, March 5th, 2010

Gentile Segreteria Ministro,

grazie innanzitutto per la risposta, franca ma incompleta. Incompleta perché l’ultima mia domanda resta inevasa: quali rimedi propone il ministro per evitare che l’iniziativa giudiziaria abbia i contraccolpi temuti? Proverò a dedurre la risposta mancante dalle altre che gentilmente il ministro ha fornito per suo tramite.

Dalle risposte si intuisce che il ministro, parlando di possibili contraccolpi delle azioni giudiziarie sul “sistema”, si riferiva in particolare al sistema economico. Paventa infatti tracolli finanziari, fallimenti, perdita di posti di lavoro, problemi sull’erogazione di servizi pubblici importanti.

Preoccupazioni lecite, ma mi chiedo come possa sfuggire al ministro Scajola che non sono le inchieste giudiziarie a innescare questa reazione a catena di eventi infausti, bensì proprio i comportamenti illegali e truffaldini che le inchieste giudiziarie cercano di perseguire. I danni al sistema non vengono dai giudici che indagano, ma dagli imprenditori disonesti che falsano i bilanci per arricchirsi personalmente, magari appoggiandosi alla criminalità organizzata per riciclare i proventi delle loro truffe.

Una società quotata in borsa che ricorre a false fatturazioni per alterare i propri bilanci inganna gli azionisti e li espone al rischio di vedere vanificati i loro investimenti. Il caso Parmalat ricorda qualcosa al ministro Scajola? Se a questo si aggiunge il danno all’erario, mi sembra evidente che la causa dei “contraccolpi” temuti dal ministro non sia l’indagine giudiziaria, ma il comportamento di soggetti socialmente pericolosi (se le accuse saranno dimostrate, va da sé). Che il ministro Scajola non si renda conto di questa verità elementare sinceramente mi preoccupa.

Resta aperta la domanda inevasa: cosa propone di fare il ministro per evitare problemi al “sistema”? Auspica l’insabbiamento delle inchieste giudiziarie? Auspica che si affermi il vecchio adagio “vivi e lascia vivere”? Considera truffe ai danni dello stato e comportamenti penalmente rilevanti come uno scotto che vale la pena pagare a fronte di una illusoria “stabilità del sistema”? E di quale sistema? Un sistema che ammette la truffa, il falso in bilancio, la corruzione e il riciclaggio fra i normali strumenti di attività economica?

Cordialità.

Luca Tassinari

La carica dei 101

Friday, March 5th, 2010

Boh, io avevo capito che i programmi di approfondimento della Rai sospesi in vista del voto amministrativo — tipo Ballarò, Porta a porta e Anno zero — sarebbero stati sostituiti da tribune elettorali, in modo da garantire buona visibilità e ascolto ai candidati alle elezioni regionali. Nobili intenzioni, nevvero.

Be’, fatto sta che ieri sera al posto di Anno Zero c’era La carica dei 101. Secondo me il cda Rai mi sta prendendo per il culo.

La risposta

Thursday, March 4th, 2010

[ieri alle 22:05 è arrivata la risposta alla lettera che avevo inviato qualche giorno fa. Eccola. lt]

Gentile signor Tassinari,

rispondo per conto del Ministro Scajola che la ringrazia per la sua email, del cui contenuto ha preso buona nota.

L’osservazione del Ministro è basata soprattutto sul buon senso. Dando per scontato che la giustizia deve fare il proprio corso, ho la sensazione che la diffusione mediatica di certe notizie, spesso amplificate e distorte, a seconda della convenienza politica di chi le pubblica, tenda a fare di tutte le erbe un fascio. Questo spesso porta a criminalizzare interi settori, a causa di pochi e ben individuabili disonesti.

Ma la criminalizzazione di un intero comparto produttivo, e qui sta il punto della questione, comporta anche altre pericolosissime conseguenze. Per esempio, se si trattasse di una società quotata in borsa, si potrebbe assistere ad un tracollo finanziario che, nelle circostanze più gravi, potrebbe portare anche al fallimento della società stessa. Ed ecco così, a causa di alcuni malfattori, che centinaia o migliaia di dipendenti perderebbero il posto di lavoro, mettendo un incredibile numero di famiglie in grosse difficoltà.

E consideriamo poi gli utenti di questa ipotetica società. Se fallisse, non potrebbero più godere dei servizi di cui fino a quel punto hanno usufruito. E quindi anch’essi avrebbero grossi problemi. Mettiamo che si tratti di clienti di una società telefonica, tanto per restare in tema: improvvisamente decine di migliaia di persone potrebbero trovarsi senza la linea, pur avendo sempre pagato le proprie bollette. Non Le sembra abbastanza?

E’ per questo che le inchieste giudiziarie, dovrebbero riguardare solo coloro che sono imputati di qualcosa e non l’intero sistema in cui essi operano. Occorre saggezza e prudenza.

Cordialmente,

Segreteria Ministro

Se domani

Tuesday, February 23rd, 2010

«Se domani il Parlamento approvasse, con voto di tutti, una leggina in cui si afferma che chi è condannato con sentenza definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione non si può candidare per cinque anni, secondo me la pubblica opinione reagirebbe positivamente. Direbbe meno male e, quindi, le istituzioni politiche acquisterebbero un tassello di fiducia». [Gianfranco Fini, 22 febbraio 2010]

Eh no, caro Fini, non mi freghi. Se vuoi il mio appoggio a questa tua rivoluzionaria proposta di legge, devi aggiungere come pena accessoria per quei birbantelli tò-tò sulle manine e a letto senza cena! Come minimo. Altrimenti non se ne parla proprio.

Impossibile

Thursday, February 18th, 2010

Nell’immagine il lettore può ammirare Password Bank — l’applicazione più inutile del pianeta — in uno dei suoi numeri più celebrati dal pubblico e dalla critica: la battutina scema a sfondo sessuale.

Roma, lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci

Sunday, February 14th, 2010

Questa lettera è apparsa su U Velto, il blog dell’associazione Sucar Drom curato dall’Istituto di Cultura Sinta. L’episodio a cui si riferisce è solo uno dei tanti esempi di deportazione ed emarginazione forzata operata dalle autorità ai danni di rom e sinti. A pochi giorni dalla giornata della memoria, ricordo per l’ennesima volta che schedatura, deportazione e concentrazione in ghetti furono i primi passi del nazismo verso lo sterminio degli ebrei. Uno stato che usa la violenza contro cittadini e immigrati in base alla loro appartenenza etnica cessa di essere uno stato di diritto.

Chi ha a cuore la giustizia e la libertà propria e dei propri figli faccia circolare questo appello. Per favore. lt.

Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose scuole dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte l’attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.

Perchè?

Sappiamo che l’assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più. Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro, per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia (in foto), carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo. Siamo stanchi di subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque voglia
DIFENDERE LA DIGNITA’ DEI ROM PER DIFENDERE UN PO’ DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM

la Comunità Rom di Tor de Cenci

Di neve

Tuesday, February 2nd, 2010

Tra sabato e domenica è caduta molta neve, trenta centimetri buoni. Domenica pomeriggio ho passato tre ore a spalarla per liberare passaggi strategici davanti al garage e in cortile: dio non voglia che il lunedì mattina non si possa usare l’automobile per accompagnare i figli a scuola o per andare al lavoro. Incombenze ineluttabili, inevitabili.

Spalavo accompagnato dalla certezza di svolgere un compito utile all’umanità, o quanto meno a quel frammento di umanità che è la mia famiglia.

Tra una palata e l’altra, tuttavia, non potevo fare a meno di pensare che tutto quel fervore spalatorio non aveva niente di ludico: si spalava solo per dovere. In altri tempi una nevicata simile avrebbe prodotto un pupazzo, come minimo, o addirittura quel mitico pucazzo di neve che facemmo una volta nel cortile della parrocchia: un gigantesco pene bianco eretto in faccia al campanile, fonte per l’arciprete di indimenticabili reprimende e ispiratissime omelie.

Alla prossima nevicata, ho pensato, al diavolo il garage, il cortile, la scuola e il lavoro: assieme ai pargoli faremo un bel pupazzo di neve. Forse non un pucazzo, ché non sono così disinvolto da fare allusioni sessuali esplicite coi piccoli, ma un pupazzo, perdio, almeno quello va fatto.

Presunta brava gente

Wednesday, January 27th, 2010

Ricordare, fare memoria: parole astratte, metafisiche, incapaci di incidere la dura scorza delle cose. E però tocca provarci, almeno.

Mi ricordo, dunque, ricordo a me medesimo per primo, che oggi, sessantacinque anni fa, si rivelò agli occhi del mondo lo scempio di Auschwitz. Quello che dimentichiamo volentieri, perché è un ricordo che turba le nostre tranquille coscienze di presunta brava gente, è che Auschwitz non fu un lampo di follia nell’ordinato e razionale progresso delle umane sorti, ma il frutto orrendamente logico di secoli di odio, segregazione, pogrom e spoliazione civile di uomini e donne che alla fine, solo alla fine di questo martirio secolare, furono condannati a morte non per aver commesso crimini, ma per ciò che erano: ebrei, nomadi, omosessuali, disabili, testimoni di Geova.

Oggi, sessantacinque anni dopo, consiglio a noi presunta brava gente di fermarsi un momento solo a riflettere su quello che sta succedendo qui, ora, nel paese abitato dal mitico popolo italiano, un popolo che come nessun altro sa dimenticare i propri torti. Prendiamoci qualche minuto per leggere questo articolo, dove si mostra come vengono trattate le minoranze rom e sinti a Roma: spostati da una baraccopoli a un’altra, sradicati continuamente, ghettizzati, criminalizzati, privati dei diritti civili più elementari, schedati e spogliati di tutto. Esattamente — ripeto: esattamente — quello che successe agli ebrei tedeschi a partire dal 1933, molto prima di Auschwitz. E dopo aver letto quell’articolo, magari leggiamo anche quest’altro.

Ciò che non possiamo permetterci di dimenticare, oggi, non è solo che Auschwitz si è rivelato agli occhi del mondo sessantacinque anni fa, ma che non stiamo facendo abbastanza per impedire che appaia di nuovo.

Microcenturie su Repubblica

Tuesday, January 26th, 2010

L’opera di manganelizzazione della rete procede spedita e conquista un cantuccio di stampa nazionale, citata da Loredana Lipperini in un trafiletto dedicato alla necessità di avere un agente letterario (per chi aspira a veder pubblicati i suoi ghiribizzi in forma di libro, s’intende):

«Il web – scrive Rosman – per i cacciatori di talenti è come una palude non navigabile». Eppure nel web continuano a radunarsi narratori: ultimo nato è microcenturie.it, il cui scopo è quello di raccogliere “romanzi fiume di una sola pagina” sul modello della Centuria manganelliana. Dopo la pubblicazione online, le centurie vengono stampate e smarrite nel mondo reale per disegnare una cartografia fatta, appunto, di storie.

Microcenturie è curata da Zena Roncada, Lucia Saetta e Flaviano Fillo, ed è gradevole agli occhi grazie all’estro grafico di Salvatore Mulliri.

L’eredità economica di Craxi

Thursday, January 21st, 2010

A dispetto di autorevoli tentativi di riabilitazione postuma, un articolo di Sandro Brusco su noisefromamerika ci ricorda che Bettino Craxi non fu solo un delinquente, ma anche un pessimo politico, almeno sotto il profilo economico.

Gli anni Ottanta, periodo in cui Craxi ha raggiunto l’apice della sua influenza, hanno visto un’esplosione della spesa pubblica, il cui livello non è più sceso nei due decenni successivi. Contestualmente è esplosa la pressione fiscale, guidata in modo particolare dalla crescita delle imposte dirette. Nonostante l’accresciuta tassazione, la spesa crebbe comunque assai più velocemente del gettito tributario, per cui anche il debito pubblico esplose, rischiando di mettere il paese su un sentiero di insolvenza. Quando si guarda ai numeri pertanto l’eredità economica di Craxi appare pesantissima.

Leggi l’articolo completo su noisefromamerika.

Microcenturie

Saturday, January 16th, 2010

Non sono fra i tessitori di lodi incondizionate alle virtù del protocollo http e dei suoi derivati, eppure non ho problemi ad ammettere che la rete spesso mi ha stupito, e tuttora mi stupisce, per la sua capacità creativa e talvolta — mi si passi il termine — magica.

Càpita, per esempio, che l’anno appena passato sia stato il trentennale prevedibilmente ignorato della pubblicazione di Centuria, libro per possedere il quale ogni essere umano con passaporto italiano dovrebbe essere disposto a siglare patti diabolici. Càpita altresì che in quest’anno inaugurale degli anni dieci del terzo millennio cada il ventesimo anniversario della morte di Giorgio Manganelli, che di Centuria fu l’autore.

Fin qui l’universale, segue il particulare: càpita eziandio che io sia da anni lettore infaticabile e inaffidabile di quel genio irripetibile (e dagli alle sdrucciole) della letteratura italiana che fu Giorgio Manganelli, e càpita infine che mio padre morì nel 1990, stesso anno della morte di Manganelli.

Orbene.

Che ti càpita in rete? Càpita che l’anno passato io abbia scritto su questo blogghetto periferico un monologo intitolato Congedo, che l’io narrante di quel monologo sia un padre — come mio padre — e càpita che quest’anno Congedo entri a far parte di una collezione di testi intitolata Microcenturie, espressamente ispirata al capolavoro di Giorgio Manganelli: apoteosi del tutto si tiene.

Coincidenze? Sì, non c’è dubbio: coincidenze, e che nessuno si azzardi ad approfittarne per sparare cazzate del tipo “un battito d’ali di farfalla a Monza può provocare un uragano a Vigevano”. E tuttavia per me, per me solo, per questo piccolo ometto che non si rassegna a considerarsi un’isola, queste coincidenze sono autentiche magie.

Detto questo, consiglio ai miei diciannove lettori di tenere gli occhi puntati su Microcenturie: per ora ci sono dodici racconti, tolto il mio, uno più bello dell’altro, e per onorare l’ispirazione manganelliana tocca arrivare a cento. Non perdetelo di vista.

Incontenibile desiderio di prolungare l’amoroso convegno

Sunday, January 10th, 2010

L’uomo che qualche giorno fa ha mandato in tilt gli apparati di sicurezza dell’aeroporto di Newark è stato arrestato. Si chiama Haisong Jiang, cinese ventottenne, e i suoi vicini giurano che lui e i suoi compagni d’affitto in una casa “in stile coloniale” sono tipi “molto tranquilli, bravi studenti che non hanno mai dato una festa”. Nonostante queste ottime e noiosissime referenze, il ragazzo rischia trenta giorni di carcere per quello che noi chiameremmo disturbo della quiete pubblica.

Secondo me, invece, Haisong Jiang non solo non dovrebbe essere incriminato, ma dovrebbe ricevere una medaglia al valore civile (o equivalente statunitense) per avere svelato le falle dei sistemi di sicurezza mettendo eroicamente a repentaglio la propria incolumità personale e la propria fedina penale.

Pare che il ragazzo, dottorando in biotecnologie mediche, abbia eluso i severi controlli dell’area imbarchi per dare un ultimo bacio alla sua fidanzata in partenza, meritevole ai suoi occhi di aver intrapreso un lungo viaggio per trascorrere con lui pochi indimenticabili giorni. Incontenibile desiderio di prolungare l’amoroso convegno.

Quest’uomo è pazzo, innamorato e completamente rincoglionito, roba che Abelardo, l’Orlando furioso, Romeo e Don Chisciotte messi assieme gli fanno una pippa. Da’ retta a me, Obama: medaglia, non carcere.

E poi c’è sempre quel gran genio di Maroni

Saturday, January 9th, 2010

Offri un dito a Maroni

E vabbè, dài, non è mica giusto prendersela sempre con Roberto Castelli, ex-ministro, quando c’è in giro uno come Roberto Maroni, che purtroppo ex non è, ma ministro in servizio permanente effettivo.

Secondo questo genio — il quale, vorrei sottolineare, è il diretto responsabile della sicurezza dello stato e dei cittadini — se a Rosarno qualche decina di immigrati si rivolta ad anni di sfruttamento, lavoro nero, umiliazioni indicibili, condizioni abitative e igieniche disumane, minacce e spedizioni punitive (più correttamente pogrom), la responsabilità è tutta loro, cioè delle vittime di questo vero e proprio neo-schiavismo, mentre chi guadagna sulla loro pelle e li obbliga a vivere come animali è puro e immacolato.

Lupo con gli ultimi della terra, agnello con i potenti.

La logica di Maroni meriterebbe un trattato, una monografia, una voce in wikipedia. Questo Maroni è il medesimo che ha voluto a tutti i costi il reato di clandestinità, ovvero la riedizione aggiornata delle leggi razziali del 1938: allora gli ebrei, oggi gli immigrati irregolari, dichiarati criminali non per ciò che fanno, ma per ciò che sono: criminalità ontologica, fine dello stato di diritto, fine della civiltà.

Questo Maroni è lo stesso Maroni che ha lanciato una campagna di schedatura preventiva dei rom e dei sinti, oltretutto senza avere le palle di darle il suo vero nome, ma chiamandola eufemisticamente censimento. Perché secondo la logica maroniana il rom, il sinti, specialmente quello costretto a vivere in miseria nei campi nomadi, è un potenziale delinquente. Secondo la logica maroniana il povero è colpevole in quanto tale. Maroni, se potesse, istituirebbe il reato di povertà.

E così, mentre la criminalità organizzata continua indisturbata a gestire la tratta degli schiavi; mentre la crisi economica sta innescando una bomba sociale fatta di precarietà, sfiducia definitiva nello stato, miseria e privazioni; mentre insomma la nostra sicurezza è minacciata quotidianamente da mafiosi, faccendieri, palazzinari, schiavisti, sfruttatori, evasori fiscali e ogni altra sorta di parassiti di lusso, il prode Maroni continua bel bello a fare il muso duro con i disgraziati. Che uomo, neh?

Dov’eri, ministro Maroni, quando gli immigrati di Rosarno sono stati ridotti in schiavitù? Cosa stavi facendo tu, mentre i caporali rastrellavano questi disgraziati all’alba per conto di possidenti mal disposti ad assumere manodopera regolare? A quale nuova misura preventiva contro i più deboli stavi lavorando mentre gli immigrati di Rosarno erano costretti a vivere in condizioni disumane? Un ministro degli Interni con un minimo sindacale di onestà intellettuale si dimetterebbe immediatamente di fronte a questo disastro civile che lui — responsabile della sicurezza dello stato e dei cittadini — aveva il dovere di impedire.

Confesso: ne ho le scatole piene. Il prossimo che mi viene a dire che votare Lega non è peccato, perché è un partito popolare che ascolta la ggente, lo prendo a calci in culo da qui a Ponte di Legno.

L’ex-ministro Castelli

Friday, January 8th, 2010

Ieri sera ho guardato Annozero, la trasmissione di Santoro. Tra gli ospiti c’era l’ex-ministro Roberto Castelli della Lega Nord. Uno dei servizi della puntata riguardava i lavoratori di un call center che da mesi non ricevono lo stipendio e che per avere notizie dalla direzione dell’azienda, che si rifiutava di parlare con loro, hanno chiuso le uscite del posto di lavoro e hanno detto ai dirigenti: uscite pure, ma prima di uscire ascoltateci e diteci che fine hanno fatto i notri soldi.

L’ex-ministro Castelli ha voluto dire la sua sulla questione e quindi ha detto, rivolto ai lavoratori: ragazzi, attenzione che il sequestro di persona è reato.

Ora, io non so se l’ex-ministro Castelli ha qualche problema di percezione della realtà, ma dal servizio risultava chiaramente che nessuno aveva sequestrato nessuno e che i lavoratori avevano solo alzato un po’ la voce per farsi ascoltare dalla direzione. Tant’è che uno dei portavoce di questi lavoratori avrà detto almeno tre volte che per risolvere la questione sono intervenute le forze dell’ordine, e che le forze dell’ordine non hanno denunciato nessuno per sequestro di persona, ma anzi hanno consigliato ai dirigenti di ascoltare le ragioni dei lavoratori e di dar loro qualche risposta.

Cazzo c’entra il sequestro di persona, o stolido ex-ministro Castelli?

Ma non è tutto. Verso la fine della trasmissione è stata data la parola a una signora siciliana di trentasei anni, se non ricordo male, insegnante precaria in Sicilia. Questa signora ha raccontato in modo molto civile cosa significa essere precari della scuola a trentasei anni, criticando le scelte del governo in materia scolastica e soffermandosi in particolare sul problema dell’affollamento: classi di trenta alunni, diceva, sono un problema serio.

L’ex-ministro Castelli ha voluto dire la sua anche su questo, purtroppo, e non ha trovato niente di meglio da dire se non raccontare che lui ha fatto il liceo assieme a Formigoni, e che in classe erano quarantaquattro, e che lui e Formigoni non sono mica stati lì a lamentarsi, ma si sono rimboccati le maniche e adesso guarda dove sono arrivati, e che la signora insegnante precaria, invece di lamentarsi di classi di appena trenta alunni, doveva anche lei rimboccarsi le maniche, essere ottimista, lavorare sodo e guadagnarsi la michetta come fecero quegli sfigati che hanno fatto il liceo in classi da quarantaquattro (sfigati, a onor del vero, lo dico io, perché per Castelli la sfiga di aver fatto il liceo in condizioni così indecenti sembrava un punto d’onore).

Ora, l’ex-ministro Castelli è nato nel 1946, quindi ha iniziato il liceo nel 1960 (salvo bocciature), cioè cinquant’anni fa. Io vorrei fare qualche domanda all’ex-ministro Castelli: credi tu, ex-ministro Castelli, che ci siano buone ragioni perché la scuola di oggi ripeta gli errori della scuola di cinquant’anni fa? Credi davvero, ex-ministro Castelli, che oggi, nel 2010, sia un atto decente insultare un’insegnate precaria dicendole che dovrebbe lavorare anziché lamentarsi dello sfascio della scuola pubblica? Credi davvero che avere avuto la sfiga di frequentare una classe affollatissima ti dia il diritto di prendere per il culo una civile insegnante precaria siciliana che si rifiuta di veder ripiombare la scuola pubblica ai livelli di cinquant’anni fa?

Io capisco che frequentare il liceo in quelle condizioni, oltretutto con Formigoni come compagno di classe, possa lasciare segni indelebili nella psiche di chiunque, ma farsi vanto delle proprie miserie è un gesto abietto e meschino. Le persone intelligenti e sensibili lottano per impedire che le proprie miserie si ripetano. Le persone decenti non rispondono ai problemi di oggi sbandierando i propri di cinquant’anni fa, o indecente ex-ministro Castelli.

Il baco del 2010

Wednesday, January 6th, 2010

Pare che su alcuni telefoni arrivino SMS dal futuro, precisamente dal 2016, una stranezza che può essere accolta con un’alzata di spalle e una risata. Anche una banca australiana, però, riceve transazioni con carta di credito datate 2016 e ci sono problemi simili in Germania. Qui la cosa si fa un po’ più seria, perché, se la carta di credito scade prima del 2016, i sistemi informatici della banca si rifiutano di sganciare il conquibus, e il malcapitato utente non può pagare la calza della befana per i bimbi, o il pieno dell’auto, o la cena con l’amorosa al ristorante chic.

Perché proprio il 2016? Hacker quaedisti all’opera per destabilizzare il capitalismo occidentale? Virus informatici a scoppio anticipato? Interruzione imprevista del continuum spazio-temporale? Complotto pippoplutomassonico? Macché: è un baco, il famigerato Y2.01K bug, il baco del 2010, uno strascico inatteso del famoso millenium bug.
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