grazie innanzitutto per la risposta, franca ma incompleta. Incompleta perché l’ultima mia domanda resta inevasa: quali rimedi propone il ministro per evitare che l’iniziativa giudiziaria abbia i contraccolpi temuti? Proverò a dedurre la risposta mancante dalle altre che gentilmente il ministro ha fornito per suo tramite.
Dalle risposte si intuisce che il ministro, parlando di possibili contraccolpi delle azioni giudiziarie sul “sistema”, si riferiva in particolare al sistema economico. Paventa infatti tracolli finanziari, fallimenti, perdita di posti di lavoro, problemi sull’erogazione di servizi pubblici importanti.
Preoccupazioni lecite, ma mi chiedo come possa sfuggire al ministro Scajola che non sono le inchieste giudiziarie a innescare questa reazione a catena di eventi infausti, bensì proprio i comportamenti illegali e truffaldini che le inchieste giudiziarie cercano di perseguire. I danni al sistema non vengono dai giudici che indagano, ma dagli imprenditori disonesti che falsano i bilanci per arricchirsi personalmente, magari appoggiandosi alla criminalità organizzata per riciclare i proventi delle loro truffe.
Una società quotata in borsa che ricorre a false fatturazioni per alterare i propri bilanci inganna gli azionisti e li espone al rischio di vedere vanificati i loro investimenti. Il caso Parmalat ricorda qualcosa al ministro Scajola? Se a questo si aggiunge il danno all’erario, mi sembra evidente che la causa dei “contraccolpi” temuti dal ministro non sia l’indagine giudiziaria, ma il comportamento di soggetti socialmente pericolosi (se le accuse saranno dimostrate, va da sé). Che il ministro Scajola non si renda conto di questa verità elementare sinceramente mi preoccupa.
Resta aperta la domanda inevasa: cosa propone di fare il ministro per evitare problemi al “sistema”? Auspica l’insabbiamento delle inchieste giudiziarie? Auspica che si affermi il vecchio adagio “vivi e lascia vivere”? Considera truffe ai danni dello stato e comportamenti penalmente rilevanti come uno scotto che vale la pena pagare a fronte di una illusoria “stabilità del sistema”? E di quale sistema? Un sistema che ammette la truffa, il falso in bilancio, la corruzione e il riciclaggio fra i normali strumenti di attività economica?
Cordialità.
Luca Tassinari